Presentata la mostra "Frammenti di memorie" . Da sabato a Cividale le immagini e i documenti inediti
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- Pubblicato Martedì, 20 Gennaio 2015 12:47
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Udine: è' stata presentata oggi, nel palazzo della Regione la mostra "Frammenti di memorie", per ricostruire, a cent’anni dall’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, l’Annus Horribilis dell’occupazione austroungarica in Friuli e a Cividale attraverso uno sguardo retrospettivo sulla città e i luoghi legati al primo conflitto mondiale sul confine di nord-est, ma anche alla società duramente provata dagli eventi, alle innovazioni tecnologiche che irrompevano con clamore negli scenari bellici, agli assetti istituzionali precari che in molti casi portarono i parroci al governo delle municipalità in guerra.
La mostra multimediale, si aprirà sabato 24 gennaio a Cividale del Friuli, nella Chiesa di Santa Maria dei Battuti, su ideazione, progetto e realizzazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Cividale del Friuli, nell’ambito del progetto “I luoghi della Guerra visti con gli occhi della Pace”, che, per il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, vede capofila il Comune di Cividale del Friuli e partner la stessa SOMSI. Un percorso espositivo che si schiuderà come un grande racconto per immagini, molte delle quali inedite così come parecchi documenti esposti in mostra, rintracciati grazie a un certosino lavoro d’archivio.
La Grande Guerra in Friuli, dunque, e il tragico asse Cividale – Caporetto per ritrovare la cittadina agricola e artigianale che, agli albori del Novecento, si trasformava in presidio di guarnigione e comando del fronte bellico sull’alta valle dell’Isonzo. La SOMSI ha voluto accendere un focus speciale sulla comunità cividalese per ritrovare i luoghi della quotidianità negli anni del conflitto, raccontati con documentazione d’archivio, diaristica e apparati iconografici e documentali inediti. «Il racconto di quegli anni difficili e della irrazionalità e brutalità della guerra – spiega il presidente SOMSI Mauro Pascolini – culminerà in un suggestivo e simbolico percorso di pace, messaggio sulla inutilità e disumanità di tutte le guerre e sprone alle generazioni future per scelte di tolleranza, convivenza, pace, libertà e solidarietà: temi che sono patrimonio intrinseco alla Società Operaia e di Mutuo Soccorso di Cividale che è realtà di riferimento per quel periodo.
Ritroveremo nella mostra i progetti di ferrovia Udine- Cividale- Caporetto e Cividale - Canale d’Isonzo, la visita del Federmaresciallo Von Boroevic, il “leone dell’Isonzo”, a Cividale per l’inaugurazione del ricostruito Ponte del Diavolo e l’acquartieramento logistico dell’esercito italiano a Soravilla di Sanguarzo, con una ventina di eccezionali foto inedite dell’epoca dell’archivio privato di Giuseppe Furlan; dalla ricerca documentale d’archivio emergeranno documenti inediti legati al racconto drammatico dell’occupazione della città, fatto da Mons. Valentino Liva, quale il primo manifesto bilingue affisso a Cividale dagli occupanti austro-ungarici, con provvedimenti inerenti l’ordine pubblico, custodito nell’Archivio Capitolare della Parrocchia di Cividale; attraverso la mostra si toccherà un aspetto poco approfondito dalla storia e storiografia legata al Friuli: quello della profuganza da Cividale e dal territorio verso Firenze, Roma e altre città italiane.
Proprio a Roma trovò ospitalità la stessa SOMSI. Poco esplorato, dalla storiografia sul periodo, anche il fenomeno sulle municipalità friulane affidate al governo dei loro parroci, in un periodo decisamente convulso per l’evoluzione degli assetti istituzionali e territoriali». Ha curato il progetto della mostra un comitato tecnico scientifico composto dal presidente SOMSI Cividale Mauro Pascolini, da Renato Danelone direttore Centro Ricerca e Documentazione SOMSI, da Eva Monai e Giulia Sattolo del CdA SOMSI, con il docente Andrea Zannini dell’Università di Udine. Su coordinamento di Giulia Sattolo hanno collaborato, per ricerche storiche, documentali, iconografiche e redazione testi, Annalisa Bonfiglioli, Maura Monti Cavaler, Elisa Morandini, Marta Pascolini, Eleonora Stabile.
Progetto e coordinamento dell’allestimento a cura di Eva Monai, progetto grafico di Renato Danelone, ideazione, progetto e realizzazioni multimediali a cura di Filippo Di Primio. Sono stati consultati l’Archivio di Stato di Udine, l’Archivio Capitolare della Parrocchia di Cividale, l’Archivio del Comune di Cividale, la Biblioteca e il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, l’Archivio SOMSI Cividale, la fototeca dei Musei Civici di Udine, l’Ente Friuli nel Mondo, il Museo Nazionale del Risorgimento di Roma, il Museo storico italiano della Guerra di Rovereto e i musei sloveni di Caporetto e Lubiana, nonché numerosi e ricchi archivi privati. Visitabile fino al 29 marzo 2015, la mostra si articola in CINQUE SEZIONI, uno spazio per proiezioni multimediali, uno spazio espositivo di oggetti della memoria, per la memoria della profuganza e un percorso conclusivo dedicato alla pace.
La prima sezione è dedicata a: Territorio e società cividalesi alle soglie della grande guerra, quindi agli aspetti sociali, politici ed economici della città durante il primo conflitto mondiale, oltre che al ruolo della SOMSI. Il primo censimento successivo all’Unità d’Italia risale al 31 dicembre 1871 e assegnava a Cividale quasi 8.500 abitanti, confermati in quello successivo del 1881, per aumentare a 9.041 nel 1901 e 10.031 nel 1911. Il tessuto sociale della cittadina è variegato e dinamico, numerose attività commerciali e artigianali rendono vive le sue strade. Oltre alla luce elettrica nel 1886 arrivava la ferrovia Cividale-Udine, e nei primi anni del Novecento veniva costruito l’Acquedotto Poiana: opere che segnarono l'avvio della modernizzazione. A Cividale la vita culturale si consolida igrazie a importanti personaggi come l’avvocato Francesco Foramitti, il poeta Pietro Zorutti, il pittore Antonio Dugoni, e se pur “nata per caso” l’attrice Adelaide Ristori, Michele e Pier Silverio Leicht, insigni studiosi; e poi ancora Ruggero della Torre valente letterato; Carlo Podrecca, uno dei garibaldini friulani che ebbe un ruolo significativo nelle storia culturale e artistica della città, contribuendo, ad esempio alla nascita del settimanale Forum Ivlii. La Società Operaia si costituisce a Cividale nel 1869 concretizzando quelle istanze solidaristiche che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento rivendicano azioni reali di sostegno e tutela della classe operaia.
La seconda sezione è dedicata a Cividale nei primi anni della guerra (1915-1917). Si analizza così la trasformazione di una cittadina agricola e artigianale in una città di guarnigione e di comando del teatro bellico del fronte dell’alta valle dell’Isonzo. In particolare vengono mappati i luoghi dei presidi militari con documentazione fotografica inedita. Viene anche ricostruita la vita cittadina e della Somsi a supporto dello sforzo bellico. La Terza tappa della mostra è un approfondimento sulla FERROVIA UDINE- CIVIDALE- CAPORETTO, con i progetti che hanno portato alla costruzione del tratto fino a Caporetto e al mai realizzato tronco verso Canale d’isonzo.
Si procede con la sezione dedicata a La disfatta di Caporetto e l'anno dell'occupazione Austro-Ungarica.
L’Annus horribilis, il 1917, inizia con le vicende della rotta di Caporetto (24 ottobre), la Battaglia di Cividale (27 ottobre) e prosegue grazie anche ai preziosi diari di mons. Valentino Liva, parroco e decano di Cividale, con il racconto dell’occupazione della città e dei tragici fatti ad essa collegati. Per un anno Cividale dovrà subire rappresaglie feroci, razzie, violenze, requisizioni e ubbidire al nuovo occupante. La sezione conta su materiali documentali e fotografici inediti. Fra le novità di rilievo del periodo dell’occupazione spicca certamente l’istituzione dei sindaci-parroco. Ad occupazione avvenuta, per le Autorità militari austro – ungariche, si poneva il gravoso problema di tenere sotto controllo le amministrazioni locali che loro stesse avevano nominato. Gran parte degli amministratori, che erano stati regolarmente eletti, erano fuggiti al momento dell’occupazione e la priorità maggiore, per gli occupanti, era quella di ricostituire un apparato amministrativo efficiente. L’obiettivo principale consisteva nel risparmiare risorse, affidando quante più responsabilità amministrative possibili a personale italiano, con la scusa di dimostrare una voluta continuità alle popolazioni delle terre invase.
I Comandi militari scelsero un ristretto numero di cittadini per garantire la stabilità ed a capo di questo gruppo era stato posto il parroco del paese che, per questo, venne, nominato sindaco. Fra i parroci impegnati sul campo durante la Grande Guerra assume importanza particolare la figura di mons. Valentino Liva, arteniese, classe 1867. Vice-rettore del seminario di Udine, nel 1905 fondò il Patronato Operaio Femminile Udinese, istituzione benefica finalizzata ad assistere le operaie. Il 16 ottobre 1905 fu nominato parroco titolare della parrocchia di S. Nicolò a Udine. Il 4 febbraio 1913, Valentino Liva informò di aver ricevuto l'investitura quale decano dell'Insigne Collegiata di Cividale. In seguito all'entrata in guerra dell'Italia, durante gli anni precedenti all'occupazione, Liva svolse una puntuale opera di assistenza ai poveri tramite la Pia Opera di S. Vincenzo.
Per prestare aiuto concreto ai soldati feriti che, lontani da casa, venivano ricoverati negli ospedali da campo, Liva decise di fondare il Comitato Cividalese d'Assistenza Civile. Morì il 4 ottobre 1947. I suoi diari “La vita d'un popolo durante l'occupazione straniera” e “Anno di prigionia” sono stati pubblicati rispettivamente nel 1928 e nel 1929. In mostra i visitatori troveranno documentazione inedita legata a quelle pagine. In una lettera del 4 novembre 1917 monsignor Valentino Liva così commentava il primo manifesto affisso a Cividale per ordine del maggiore von Gerlach. «Il primo manifesto del Comando Germanico commina la fucilazione delle persone civili che trafugassero o rubassero nelle case abbandonate. Io ne sono terrorizzato... ». Quinta e ultima sezione della mostra è quella dedicata a LA PROFUGANZA, il fenomeno certamente meno indagato e conosciuto della Grande Guerra. Con una attenta ricerca d’archivio vengono proposti elementi descrittivi e documentali come una primo momento di riflessione sul tema. La disfatta italiana a Caporetto apre le porte all’occupazione austro-ungarica del territorio friulano. Cividale è la località più vicina al fronte e vive il dramma della disfatta e della drammatica ritirata dell’esercito italiano.
E' il primo centro in cui si riversano, nella confusione della rotta, i primi sbandati. Già nella mattina del 25 ottobre 1917 alcuni cittadini cominciano a lasciare il proprio paese, spaventati dallo stato di panico dei militari di passaggio. Inizialmente partono le famiglie più facoltose, poi quando l’invasione si rivela in tutta la sua gravità, l’esodo diventa di massa e coinvolge indistintamente donne, uomini, vecchi e bambini di ogni classe sociale. I profughi cividalesi e friulani approderanno nelle città grandi e piccole di tutta la penisola, ma il nucleo più consistente si rifugerà a Bologna e a Firenze. Stranieri in patria: è la drammatica condizione dei profughi che caratterizza l’ultimo periodo del conflitto e l’immediato dopoguerra. Infatti il loro rientro sconterà un complicato reinserimento nei paesi e nelle comunità friulane di partenza.
Secondo il Censimento generale dei Profughi, a cura del Regio Commissariato dell’Emigrazione del 1918, idai territori della zona invasa scapparono 208.213 profughi. Di questi, 128.605 appartenenti alla sola provincia di Udine. La drammatica diaspora interessa anche la Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Cividale del Friuli che trasferisce la presidenza, la sede e le sue attività a Roma, in un locale di proprietà della Banca d’Italia, che si trova in via Torino 163 a pochi metri dalla Piazza dell’Esquilino. In mostra il visitatore troverà inoltre uno Spazio multimediale: un ampio box nel quale sarà possibile visionare in piccoli schermi spezzoni di documentari d’epoca legati agli eventi bellici con proiezione su ampio schermo per una visione narrativo-emozionale. E a conclusione del percorso si aprirà lo Spazio espositivo di oggetti della memoria e per la memoria.
Entro alcune teche saranno esposti vari documenti, e in un angolo troveranno spazio gli oggetti legati alla profuganza e alla memoria della guerra. Sempre a conclusione della mostra il Percorso della pace che porterà il visitatore attraverso un percorso emozionale a riflettere sul tema della pace e dell’inutilità di tutte le guerre.