Pordenonelegge, c'è solo l'imbarazzo della scelta tra più di trecento autori. Focus su Martin Amis
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- Pubblicato Domenica, 22 Settembre 2013 13:22
- Scritto da Serenella Dorigo
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Pordenone - Settanta gli appuntamenti nella giornata di sabato 21 settembre, che dalle 9.30 a mezzanotte hanno intrattenuto il sempre più numeroso pubblico di “Pordenonelegge - festa del libro con gli autori” edizione 2013.
A rendere ogni anno sempre più interessante la manifestazione, giunta alla sua XIV edizione, oltre alla presenza di grandi nomi della letteratura italiana e internazionale, è stata l’opportunità di scegliere fra 300 autori e centinaia di appuntamenti. Non pochi gli autori che hanno scelto la “Festa del Libro” per presentare le loro novità letterarie.
Nella scelta ci siamo fatti guidare solo dalla certezza di poter incontrare così da vicino una delle penne considerate non a caso fra le più caustiche e corrosive del conformismo sociale, come quella di Martin Amis.
Il suo “Lionel Asbo. Lo stato dell’Inghilterra” (Einaudi), in libreria da martedì, ha ricevuto il premio FriulAdria “La storia in un romanzo” 2013, promosso da Pordenonelegge con il festival èStoria, con il contributo di Banca Popolare FriulAdria - Crédit Agricole.
Martin Amis ha presentato alle ore 18 in anteprima nazionale la sua ultima fatica letteraria al Teatro Verdi di Pordenone.
A moderare l’incontro Massimo Cirri, già noto per Caterpillar, che ha promosso una conversazione dalle larghe vedute dove la letteratura ha avuto modo di prendere aria, uscendo dagli stereotipi, che spesso ingiustamente la relegano al mondo degli appassionati o degli addetti ai lavori.
Confrontandosi con la vita di ogni giorno, con la politica e con tematiche d’attualità, quali la disuguaglianza sociale e la possibilità di un riscatto sociale solo attraverso l’istruzione, la letteratura ed il mondo della scrittura sono stati tradotti al pubblico, così da poter leggere non solo il libro “Lionel Asbo. Lo stato dell’Inghilterra” nel suo contesto, ma nell’ottica universale del mondo in cui è immerso e di un'Inghilterra che i turisti non vedono.
Uno spaccato da cui il Regno Unito non esce per niente bene, dove volgarità, futilità, sperequazioni economiche, rincorsa della celebrità e del successo a tutti i costi la fanno da padroni.
Il protagonista, Lionel Asbo, un antieroe dal nome non casuale - è l’acronimo di “Anti-Social Behaviour Order”, un provvedimento governativo con cui Blair cercava di contenere la violenza - viene affiancato dal nipote Des che, dotato di sensibilità ed intelligenza, rappresenta la possibilità di riscatto anche per le situazioni che sembrano più disperate.
Un gioco di fiction che si manifesta già dal titolo ma che, pur essendo fiction non manca di rappresentare un ritratto realista dell’Inghilterra di oggi.
Come sottolinea Amis, il libro può e deve avere un senso, un contenuto etico ma senza essere moralistico, e lui ci riesce proprio al meglio. Fra i suoi personaggi, l’autore ci regala un Oliver Twist dei giorni nostri, rappresentato da Des, che vince la miseria e l’ignoranza con la forza dell’istruzione, che fa superare ogni barriera sociale.
Lionel Asbo, confortato dai miti facili come il gioco, vince infatti 140 milioni di sterline - più o meno 170 milioni di euro - ma che non bastano a salvarlo dall’essere un perdente nella vita. Per fortuna, pur rimanendo ingabbiata nel suo personaggio, la storia vince due volte: una con Des ed una con la vittoria dell’intelligenza sulla superficialità rappresentata anche e non solo dall’istruzione che ne incanala gli intenti.
Alla domanda quale sia stato l'input che ha fatto scaturire il romanzo, Martin Amis ha confessato che "più invecchio più mi appare affascinante il mondo narrativo, una sorta di tormento che si sente dentro di sé e che ti spinge a compiere l’atto dello scrivere. Non è mai un qualcosa deciso a priori, un decisione conscia, si riconosce l’idea e l’inconscio ha già fatto tutto, ha già scelto e ha fatto tutto il resto".
Così non si allontana da questa linea quando gli viene chiesto se si possa insegnare a scrivere, rispondendo: "Sono dell’idea che il talento non si può insegnare, la tecnica sì. Ansia ed ambizione devono animare lo scrittore e il romanzo, e voglio dire agli esordienti di arrivare fino alla fine quando si scrive, di non mollare a metà".
A Martin Amis, non a caso considerato la migliore penna della prosa inglese, viene assegnato il premio "La storia in un romanzo” perchè spesso ha incrociato il suo percorso letterario con la Storia, attraverso ritratti memorabili e feroci come quelli di Stalin, Koba il terribile, e critiche ragionate e caustiche ai vari “ismi” che hanno insanguinato il Novecento.