La Gorizia dei confini raccontata dai "suoi" soldati
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Giovedì, 31 Dicembre 2015 15:06
- Scritto da Timothy Dissegna
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Gorizia – Le frontiere sono da sempre state caratterizzate da un fattore: la forte presenza militare. Lo sa bene il capoluogo isontino, che fin da quando faceva parte dell'Impero Austroasburgico e ancora di più sotto l'Italia è stata il punto di inizio e fine per numerosi popoli e nazioni.
Oggi il termine confine ritorna minaccioso nei discorsi politici, mentre è possibile passare dal nostro Paese alla Slovenia come se niente fosse, come un prolungamento logico della città. Del passato militare a Gorizia rimangono comunque numerose caserme, luoghi spesso abbandonati a sé stessi mentre il tempo li deteriora, sotto l'occhio dei cittadini.
Per raccontare questo lato della Storia la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia (Carigo) ha allestito la mostra fotografica “Soldati”, ospitata nella propria sede in via Carducci. Aperta dal 30 ottobre e visitabile fino al 28 febbario 2016, questa è un percorso che parte dall'era asburgica e attarverso tutto il secolo scorso, fino ad arrivare ai giorni nostri, raccontato dal punto di vista di chi si trovò nella “Nizza austriaca” per difenderla o conquistarla.
Le immagini storiche del capoluogo arricchiscono il racconto: luoghi che ancora oggi esistono, come numerosi bar del centro storico, e altri che invece sono spariti, come la Caserma Vittoria che sorgeva proprio nell'omonima piazza, al fianco della chiesa di Sant'Ignazio: verrà demolita negli anni '30, mentre altre sorgevano in tutta la città.
Si va avanti negli anni e i periodi che si toccano sono tanti: l'arrivo di Mussolini nel 1938, occasione per la quale i addobbò a festa tutte le vie tanto da apparire come la Capitol City di Hunger Games; la bandiera statunitense che sventolò sul Castello alla fine della Seconda Guerra Mondiale, alla vigilia della decisione a Parigi di separare Gorizia dal suo entroterra e, quindi, dalla Jugoslavia titina; e i vallichi molto diversi da come li conosciamo oggi, a volte improvvisati.
Mano a mano che si prosegue nel percorso fotografico, il bianco-e-nero lascia il posto ai colori, che mostrano la brigata Pozzuolo in piazza Vittoria in parata dopo una delle sue numerose missioni nell'ambito ONU. E poi ci sono le caserme vuote, ormai inutili dopo che la Guerra Fredda è finita e non c'è più la minaccia comunista da Est: che futuro hanno quelli edifici? Una risposta tenta di darla il filmato “Un Paese di primule e caserme”, nella speranza di smuovere qualche coscienza.
Realizzata in collaborazione con il Gruppo di ricerca isontina “Isonzo” e il Comune di Gorizia, la mostra “Soldati” offre una retrospettiva della Storia a dir poco unico. Un viaggio che merita di essere intrapreso, per capire che da quei vecchi confini oggi non si può tornare indietro ma solo puntare avanti, riprendendo in mano con progetti lungimiranti le caserme abbandonate: dalle macerie possono nascere solo nuove sfide.
Ingresso gratuito.