Pierluigi Cappello e la sua poesia protagonisti di UdinEstate
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- Categoria: Cultura
- Pubblicato Sabato, 23 Giugno 2012 15:42
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Un approfondimento della produzione letteraria di uno dei più grandi poeti italiani contemporanei. Mercoledì sera, nella suggestiva cornice di Corte Morpurgo, Pierluigi Cappello e l’assessore comunale alla Cultura, Luigi Reitani hanno dialogato seguiti da un pubblico attento, e perfino a tratti intimidito dalla bellezza di certe parole pronunciate. Il poeta friulano, vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci 2010 con “Mandate a dire all’imperatore”, ha presentato ad UdinEstate la sua grande produzione poetica.
In un imperdibile conversazione a due ma, allo stesso tempo, con il pubblico, Cappello ha letto alcune tra le sue più intense poesie (alcune tratte dal Canzoniere d’amore e raramente lette in pubblico), facendo emergere il profilo di un poeta capace con i suoi versi di descrivere “un mondo che va cantato, nella sua prepotente e sensitiva natura, nell’eco delle voci e nell’ombra dei volti e nella traversia delle cose che contano, con trasporto amoroso e con tenace patire”. Cappello, nato a Gemona nel 1967, vive a Tricesimo dove svolge un’intensa attività culturale.
Nel marzo scorso il Consiglio comunale di Udine ha approvato all’unanimità una mozione della Commissione cultura che impegna il sindaco Honsell e l’assessore Reitani a sollecitare il presidente del consiglio dei ministri Mario Monti a garantire a Cappello, i benefici della legge Bacchelli, che prevede l’assegnazione di un vitalizio straordinario a favore di quei cittadini “che abbiano illustrato la Patria con i meriti acquisiti nel campo delle lettere, delle arti, e che versino in stato di particolare necessità”. Grande è la sua produzione poetica e la sua attività letteraria. Così come importante è l’opera pedagogica svolta da Cappello che raramente si sottrae all’invito di portare la poesia nelle scuole. “Insegnare la poesia ai giovani, partendo dalla lettura ad alta voce, questo dovrebbero fare gli insegnanti, senza incasellarla in categorie, far sapere ai ragazzi che la poesia, non è un monumento, bisogna smontarla e giocarci”.
Tra le domande del pubblico una sulla cultura che sta dietro la scrittura poetica. Cappello racconta degli esercizi fatti in gioventù, una sorta di iniziazione con Dante, Leopardi e Foscolo, le loro liriche smontate per comprendere ritmo e sonorità. “Imparare e saper dimenticare per trovare la propria intonazione per via naturale”. Sapienza dunque come capacità dell’oblio. E siccome la poesia è un attitudine, il modo migliore di praticarla è la lettura per sé stessi, alla ricerca del suono che il poeta ha trovato per consolare e abbracciare il mondo.