L'Afghanistan al centro del Convegno internazionale svoltosi a Trieste nel fine settimana
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- Categoria: Trieste
- Pubblicato Domenica, 09 Settembre 2012 17:35
- Scritto da Tiziana Melloni
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Trieste - Tanti gli appuntamenti ed i relatori al Convegno “Afghanistan, oltre il grande gioco”, che si è svolto dal 7 al 9 settembre presso l'Auditorium dell'ex Pescheria: da Alberto Cairo, medico della Croce Rossa da 20 anni a Kabul e candidato 2010 al Nobel per la pace, a Enrico de Maio, già ambasciatore italiano in Pakistan e Afghanistan. Testimonianze di diplomatici ed esperti si sono alternate a proiezioni di film e documentari.
L'incontro si è svolto a corredo della mostra fotografica dell'artista polacca Monica Bulaj “Nur – Luce”, dedicata al Paese asiatico, allestita nell'area espositiva dell'ex Pescheria, oggi “Salone degli Incanti”, del capoluogo giuliano.
Fra gli ospiti, abbiamo incontrato il funzionario dell'Onu Andrea Angeli, maceratese, che con la nostra Regione ha un rapporto particolare da quando, tra il 1993 ed il 1996, ha prestato servizio tra Zagabria e Sarajevo durante il conflitto che ha martoriato l'ex Yugoslavia: “A volte si andava al confine dalla mattina alla sera – ricorda - anche in treno, per assaporare il fascino di Trieste”.
Angeli ha iniziato la sua attività alle Nazioni Unite nel 1987 ed ha svolto vari ruoli che possono essere riassunti nel termine “peacekeeper”, alla lettera “portatore di pace”: un percorso che racconta nei suoi due libri, “Professione peacekeeper” (Rubettino, 2005) e “Senza pace” (Rubettino 2011).
Ma cosa vuol dire essere portatori di pace? “Negli anni ’80 i contratti per le missioni all'estero erano poco ambiti dai giovani: duravano al massimo due anni e le destinazioni erano più che altro in Paesi disagiati. Partii per il Cile senza particolari difficoltà. Riuscii a farmi rinnovare il contratto e da lì iniziò il mio percorso. Le mansioni sono state diverse, con un denominatore comune: fare da tramite fra governi e popolazioni locali e delegazioni delle Nazioni Unite”.
La figura del diplomatico Onu – come emerge dal racconto di Andrea Angeli – ha un margine piuttosto ampio di autonomia. Ed è proprio questa libertà di manovra che rende possibile creare delle reti informali di persone che in modi diversi e talvolta impensabili possono contribuire a favorire il cammino verso la pace: “il peacekeeper è come un medico condotto – scrive Angeli. - Solitario, spesso in situazioni difficili, riceve le richieste più disparate”.
Sono persone come Andrea che, con tratto gentile ed infinita pazienza, tengono vive le relazioni tra la gente del luogo e gli inviati dall'estero, e tra questi ed il resto del mondo. Una tela di rapporti invisibile e fragile che però, nel corso del tempo, si può trasformare in un solido ponte.
Cosa dire riguardo all'Afghanistan? Si può tracciare un bilancio, a più di 10 anni dalla missione?
“L'intervento in Afghanistan è stato diverso dalle altre missioni, nel senso che è iniziato gradualmente ed è andato via via crescendo. Probabilmente gli obiettivi che la missione si è posta erano troppi, e tutti insieme. Le condizioni della popolazione, tuttavia, anche se siamo molto lontani dalla normalità, sono migliorate: ad esempio nell'accesso all'istruzione”.
L'importante, per questa come per altre presenze all'estero, è non perdere di vista la cultura e le condizioni di vita del luogo, come ha evidenziato anche il colonnello Federico Maria Pellegatti, comandante regionale dell’Esercito del Friuli Venezia Giulia, che ha contribuito alla discussione portando la sua testimonianza di comandante in missioni di pace.
“Le persone coinvolte nei conflitti – ha detto infine Angeli – restano tagliate fuori da ogni contatto con l'esterno, per anni. Una mostra di foto così intensa è un mezzo straordinario per far conoscere la realtà in cui esse vivono e riallacciare i fili tra loro ed il mondo. Anche questo contribuisce a rafforzare la costruzione della pace”.
La mostra di Monika Bulaj, che ha avuto un grande successo di pubblico, è stata prorogata fino al 30 settembre.
(Andrea Angeli ha rilasciato lo scorso anno una bella intervista ai colleghi di Cronache Maceratesi, che riproponiamo ai nostri lettori).