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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Appare irreversibile l'addio della storica ditta Stock

Appare irreversibile l'addio della storica ditta Stock

È molto difficile che la Stock resti a Trieste: questa in sintesi la situazione della storica azienda, che si accinge a delocalizzare la produzione nella Repubblica Ceca. Lo ha riferito, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 19 aprile, l’assessore allo Sviluppo Economico Fabio Omero, che aveva partecipato il giorno prima all’incontro tra Istituzioni, sindacati e amministratori della Stock tenutosi in Prefettura.

Così la nota del Comune di Trieste: “È emerso – sostiene Omero - che dal 2008 i lavoratori sono stati impegnati in corsi di riqualificazione per rispondere alle nuove strategie del piano industriale di allora. La stessa Stock nel 2011 aveva richiamato otto lavoratori dalla cassa integrazione. I sindacati hanno sottolineato proprio l’assenza di segnali da parte dell’azienda che preannunciassero l’attuale crisi. A rischio sono 28 lavoratori della Stock, il più anziano dei quali ha 45 anni, e 30/40 lavoratori dell’indotto di imprese, che forniscono servizi alla azienda”.

“La Stock – afferma ancora l’assessore - nella persona dell’amministratore delegato Riva, ha comunicato però che la decisione non è più differibile, se l’azienda vuole restare sul mercato. I motivi sono legati al calo dei consumi, ai ristretti margini di guadagno sul prezzo di vendita causa l’aumento della materie prime e della fiscalità, ai costi della manodopera – tripli rispetto alla Repubblica Ceca – e dell’energia e alla perdita di richiamo del brand storico. L’assessore regionale Brandi ha dichiarato allora la disponibilità delle istituzioni e del territorio a intervenire per aiutare l’azienda a superare le criticità denunciate, ma l’amministratore delegato è apparso irremovibile”.

L’assessore Omero ha manifestato un profondo disagio, perché da una parte la stessa azienda riconosce gli sforzi fatti dai lavoratori, dall’altra non si assume la responsabilità di una errata previsione e gestione del piano industriale e di un’altrettanta errata azione di marketing, “soprattutto se si guarda a un liquore arancione, che grazie a una sapiente campagna pubblicitaria ha scalato le vette dei consumi”.

“Il prefetto Giacchetti – riferisce Omero - ha chiesto così alla Stock di lasciare aperto uno spiraglio per poter ancora ripensare alle scelte di delocalizzare la produzione triestina, sottolineando come anche alla Presidenza del Consiglio gli avessero chiesto informazioni sulla vicenda, che a Roma appare alquanto incomprensibile. Solo a quel punto Riva non se l’è sentita di insistere su una chiusura definitiva del dialogo. Ma è rimasta intatta la sensazione che il commento a caldo del sindaco Cosolini “non siamo stati chiamati al capezzale di una malato grave, ma a un funerale”, sia l’unica conclusione della vicenda, che porterà ora all’avvio dei percorsi di ammortizzatori sociali per i lavoratori della Stock di Trieste”.













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