Nel Duomo di Cordovado le esequie dell’imprenditore Marco Tondat celebrate da mons. Pellegrini
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- Categoria: Pordenone
- Pubblicato Sabato, 09 Luglio 2016 19:05
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Cordovado (Pn) - Le esequie dell'imprenditore friulano Marco Tondat, ucciso nel barbaro attentato terroristico a Dacca il 2 luglio scorso, sono state celebrate nel Duomo di Cordovado il 9 luglio.
Il feretro, avvolto nel tricolore e ricoperto da rose rosse, ha percorso la navata centrale della chiesa accompagnato dalla famiglia.
Il vescovo di Concordia Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini, ha ricordato che la vittima "aveva lasciato l'Italia, stanco del precariato, alla ricerca di qualcosa di più sicuro e stabile. Desiderava vivere una vita piena di gioia e di felicità, facendo sempre del bene a tutti".
E ha aggiunto: "Chi ha conosciuto Marco lo descrive come una persona sorridente e solare, con tanta voglia di vivere, con un cuore grande che batteva non solo per sé ma anche per gli altri. Lo possono ben testimoniare mamma Gemma, il fratello Fabio e i tanti amici".
Secondo il vescovo, "è necessario che la comunità internazionale, abbandonati i particolarismi segnati da ambizioni di guerra fredda, reagisca con fermezza a queste barbarie e insieme crei progetti comuni in difesa dei diritti dei popoli e della persona umana, garantendo la piena dignità di ogni individuo". Per mons. Pellegrini "si spendono ancora enormi cifre per armi e mezzi di distruzione; è necessario creare una cultura e una mentalità di pace e di giustizia". Migliaia le persone accorse nel duomo di Cordovado (PN), il paese natale. Presente anche la presidente della Regione, Debora Serracchiani. che ieri ha partecipato anche ai funerali di un'altra vittima di Dacca, Cristian Rossi, ad Udine.
"Carissimi tutti, anche se umanamente non è facile da accettare, il Signore ci invita ad abbandonare sentimenti di odio e di vendetta" ha detto il vescovo.
"C'è solo una cosa che può salvare il mondo: l'amore e la misericordia di Dio per gli uomini e degli uomini tra di loro - ha continuato Pellegrini -. Dobbiamo ribadire con fermezza e coraggio che la pace e la giustizia si raggiungono soltanto quando siamo capaci di mettere al centro della convivenza sociale e civile l'amore e il perdono, come valori assoluti anche per noi".
Per il vescovo questo significa "credere che anche per la persona più crudele ci può essere una salvezza e una redenzione, un riscatto, a condizione però che si rivesta di sentimenti di amore, di giustizia e di rispetto verso gli altri".