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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"In questo Paese non si può più fare impresa". L'accorato appello di Ascom Pordenone

Pordenone - "L'Italia è come un gambero nero. Fa continui passi indietro e l'umore dei cittadini è decisamente scuro".

Una metafora che non lascia spazio a dubbi quella utilizzata dal presidente provinciale dell'Ascom, Alberto Marchiori, durante l'illustrazione dell'indagine trimestrale sulle imprese del terziario nel territorio pordenonese.

"Siamo alla disperazione - chiarisce Marchiori - anche perchè in questo Paese non è più consentito di fare impresa. Pressione fiscale altissima, burocrazia in continuo aumento, si pensa che l'Imu sia la panacea di ogni male, ma non è così. E inoltre, adesso incorre anche l'incubo della Tares (la tassa sui rifiuti) che creerà ulteriore depressione".

Del resto, l'indagine realizzata da Confcommercio Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Format Ricerche, non lascia spazio a dubbi. In peggioramento il clima di fiducia delle imprese del terziario della provincia di Pordenone con riferimento all’andamento dell’economia italiana nel secondo trimestre 2013.

E la situazione non accenna a migliorare in vista dei mesi di luglio, agosto e settembre. In flessione anche il clima di fiducia con riferimento all’andamento della propria attività e non cambierà nemmeno in occasione dei mesi estivi. Peggiorano i ricavi nel secondo trimestre 2013 e si fa sempre più preoccupante la situazione dell’occupazione. In lieve miglioramento il rapporto tra gli imprenditori ed i propri fornitori con riferimento ai prezzi praticati da questi ultimi.

Nonostante l’accenno di ripresa dell’indicatore riguardante i tempi di pagamento dei clienti a livello nazionale, la situazione nella provincia di Pordenone appare ancora in leggera controtendenza. Peggiora la capacità delle imprese del terziario della provincia di Pordenone di fare fronte ai propri impegni finanziari e si abbassa la percentuale di quelle che nel secondo trimestre del 2013 hanno fatto domanda di credito (22,0%).

Diminuisce la percentuale di coloro che ottengono il credito con un ammontare pari o superiore rispetto alla richiesta: sono stati il 38,0% contro il precedente 44,6% (area di stabilità). Contemporaneamente aumenta la percentuale delle imprese che si sono viste accordare un credito inferiore rispetto a quello richiesto e delle imprese che non se lo sono viste accordare affatto: sono state il 39,9% contro il precedente 37,8% (area di irrigidimento).

In generale si assiste ad un aumento dei tassi di interesse imposti dalle banche e ad un peggioramento del giudizio degli imprenditori circa la situazione relativa alle cosiddette “altre condizioni” applicate ai finanziamenti, alla “durata del credito”, alle garanzie richieste dalle banche alle imprese del terziario a garanzia dei finanziamenti concessi. Tutto ciò si traduce in un generalizzato peggioramento dei giudizi circa la situazione relativa ai costi dei servizi bancari nel loro complesso.

Definire tutto ciò un "pianto greco" (vi assicuriamo che non è ironia) è il minimo. Ma come uscirne? "Premesso - sottolinea Marchiori - che soldi in tasca alla gente non riusciamo a metterne, con la Camera di commercio e le altre associazioni stiamo cercando di mettere a punto un piano per far crescere uno dei pochi settori che funziona, l'agroalimentare, riconvertendo in questo comparto la manodopera che viene espulsa dai settori una volta produttivi, ma che in questo momento stanno soffrendo pesantemente per la drammatica situazione economica". 

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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