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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Guardia di Finanza di Gorizia scopre bancarotta fraudolenta di società di energie rinnovabili

Guardia di Finanza di Gorizia scopre bancarotta fraudolenta di società di energie rinnovabili

Gorizia - Due coniugi goriziani sono stati denunciati per bancarotta fraudolenta dalla Guardia di Finanza, al termine delle indagini relative al fallimento di una società a responsabilità limitata da loro amministrata, dichiarato nel 2013 dal Tribunale.

I due, che sono stati anche soci della società, ne avrebbero aggravato il dissesto, quantificato in 300.000 euro, non avendo presentato la richiesta di fallimento in proprio.

Le indagini sono state coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia, dottoressa Laura Collini ed hanno comportato perquisizioni domiciliari, acquisizioni di informazioni da alcuni creditori e accertamenti finanziari sui conti correnti aziendali e personali deli indagati.

La GdF ha scoperto che i due soggetti, consapevoli dello stato d’insolvenza della società, operante nel campo delle energie rinnovabili e dell’impiantistica elettrica, anziché ricorrere agli strumenti legali di risoluzione della crisi, hanno proseguito l’attività economica operando distrazioni patrimoniali ammontanti a 172.000 euro, eseguendo pagamenti preferenziali per 50.000 euro e occultando parte delle scritture contabili in modo tale da impedire al curatore fallimentare di ricostruire l’esatta situazione economica, finanziaria e patrimoniale della fallita.

Lo stato d’insolvenza della società, grazie alle analisi documentali e patrimoniali condotte dalle Fiamme Gialle di Gorizia, è stato collocato nel marzo 2009, quando ai due amministratori erano noti la rilevante situazione debitoria, l’insussistenza di disponibilità finanziarie e il ricorrere di iscrizioni a ruolo per debiti tributari per oltre 50.000 euro.

La società, in seguito al dissesto, è stata pilotata al fallimento omettendo di presentare i bilanci d’esercizio e le dichiarazioni fiscali, divenendo oggetto di distrazioni patrimoniali, violando la “par condicio creditorum” e tenendo irregolarmente le scritture contabili.

Ai due coniugi è stata anche applicata, per gli anni d’imposta 2010 e 2011, la tassazione dei proventi illecitamente distratti dalla società, consentendo di contestare l’evasione di Irpef per oltre 63.000 euro.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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