I cori della Diocesi di Gorizia insieme a Sant'Ignazio per una Messa a loro dedicata
- Dettagli
- Categoria: Gorizia
- Pubblicato Lunedì, 09 Novembre 2015 21:01
- Scritto da Timothy Dissegna
- Visite: 875
Gorizia - In tutta Italia ma particolarmente in regione, il ruolo che rivestono i cori durante le Messe non è secondario. Non a caso, la tradizione che lega queste vere e proprie istituzioni locali è antichissima, tanto da avere radici perfino nella Chiesa aquileiese.
Per celebrare i cori dell'arcidiocesi di Gorizia, quindi, domenica 8 novembre si è celebrata la Santa Messa presso l'imponete chiesa di Sant'Ignazio, che ha visto protagonisti proprio loro: in tutto erano 12, provenienti da tutta la provincia e alcuni da quella di Udine, più due sloveni in rappresentanza dei paesi una volta sotto il capoluogo isontino.
Molti i canti intonati, accompagnati dall'organo finemente suonato dal maestro Vanni Feresin, che hanno spaziato nella tradizione: dal canto gregoriano del XVII secolo a Bach, passando per mons. Lorenzo Perosi (uno dei più belli del pomeriggio) e il già citato canto aquileise, in una delle poche sinfonie a noi rimaste.
I cori, diretti dal maestro Fulvio Madotto, direttore della Cappella Metropolitana del Duomo di Gorizia, hanno reso omaggio a ognuno dall'inizio (alle 15.45) alla fine.
Forte ed intesa l'omelia di mons. Adelchi Cabass, Vicario generale della Diocesi, che esprimendosi talvolta anche in friulano ha detto quanto siano importanti i cori all'interno della Chiesa. "Come olio", ha spiegato: un elemento dal forte simbolismo per indicare l'importanza del canto nella preghiera.
Per concludere la Messa, a cui ha seguito la foto di gruppo e il rinfresco nella canonica, Michele Centomo, Direttore dell'ufficio liturgico e parroco di Aquileia, ha ribadito l'importanza del latino come lingua ufficiale del cristianesimo: una risposta più che decisa ai detrattori delle "lingue morte" e a chi vorrebbe che i preti celebrassero in marilenghe o dialetto.
L'augurio finale, espresso da Andrea Nicolausig, ideatore della giornata, è quello di ritrovarsi tra un anno. Un invito che forse Sant'Ignazio non raccoglierà, dal momento che l'evento con tutta probabilità si traferirà nel 2016. Nota a margine per il momento conviviale conclusivo: il rimanente è stato donato alla mensa dei frati Capuccini.