Ai margini delle città: emergenza profughi in FVG
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- Categoria: Uomini e diritti
- Pubblicato Lunedì, 16 Novembre 2015 10:11
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Pordenone - La terribile strage terroristica di venerdì 13 novembre a Parigi ha scatenato reazioni di sconcerto tra i cittadini. Il Friuli Venezia Giulia non fa eccezione.
Da parte loro, le istituzioni si sono fatte portavoce del lutto esponendo bandiere a mezz’asta e proponendo sobrie manifestazioni di solidarietà.
Torna di attualità estrema la situazione dei flussi di persone in fuga dai teatri di guerra, che interessano in prima battuta le regioni di confine, via mare e via terra, come la nostra.
A prescindere da ogni altra considerazione - sono molte le reazioni improntate a chiusura e pregiudizio - a norma di legge chiunque arrivi nel nostro Paese ha diritto ad una modalità di vita dignitosa, nel rispetto delle norme di sicurezza.
Il decreto legislativo 18/08/2015 n° 142, divenuto esecutivo il 30/09/2015, impone agli amministratori di provvedere immediatamente alla sicurezza dei richiedenti asilo: “Le misure di accoglienza di cui al presente decreto si applicano dal momento della manifestazione della volontà di chiedere la protezione internazionale”. Inoltre l’art. 11 comma 1 dello stesso decreto legislativo dà la facoltà alle Prefetture di reperire altri stabili da destinare all’accoglienza, qualora le strutture disponibili non siano più sufficienti.
L’accoglienza diffusa che viene segnalata come buona pratica del Friuli Venezia Giulia è una strada da seguire ma riguarda solamente una parte dei profughi e richiedenti asilo che arrivano sempre più numerosi in Regione e il cui numero è previsto in aumento.
Se ci sono comuni - come Palmanova - che hanno organizzato programmi di accoglienza efficienti corredati pure da lavoro socialmente utile, esistono tuttavia realtà, drammatiche e poco conosciute, di persone che vivono in precarietà estrema in tendopoli, accampamenti di fortuna, edifici abbandonati: e questo nelle città capoluogo.
Le giornate autunnali ancora miti fanno sì che la situazione non degeneri. Quando arriverà l’inverno, garantire un luogo riparato alle centinaia di profughi diventa essenziale.
Sono molte le associazioni di volontariato che si danno da fare per supplire alle necessità primarie dei migranti e segnalare alle autorità le emergenze. Caritas diocesane, Scout, parrocchie, ed anche gruppi di cittadini che si mobilitano spontaneamente.
Come la “Rete Solidale di Pordenone” che venerdì 13 ha lanciato una raccolta di firme per sollecitare una soluzione al problema dell’accampamento nel parco di San Valentino, alle porte del centro città.
Proprio ieri - domenica 15 novembre - finalmente il Comune e la Prefettura hanno trovato una sistemazione ai quasi 60 profughi, spostati ora in un hotel a Piancavallo.
Nella foto, tratta dal profilo fb dell'assessore comunale all'Ambiente Nicola Conficoni, quel che resta dell’accampamento nel parco di San Valentino, che ora resterà chiuso alcuni giorni per la pulizia e la manutenzione.
Resta alta l’attenzione al tema del flusso di persone che tentano di fuggire da zone martoriate da bombardamenti e rastrellamenti. La solidarietà e la sicurezza necessarie per gestirlo costituiscono una sfida per le amministrazioni locali, che non possono tuttavia essere lasciate sole.
Per un quadro generale sulla situazione, segnaliamo anche un articolo su meltingpot uscito la scorsa settimana e curato dal gruppo "Refugees Welcome to Italy FVG”: “La non accoglienza in Friuli Venezia Giulia: un quadro drammatico”