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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

10 dicembre, Giornata Mondiale dei Diritti Umani: una ricorrenza fondamentale per tutti i popoli

10 dicembre, Giornata Mondiale dei Diritti Umani: una ricorrenza fondamentale per tutti i popoli

Trieste - La Giornata Mondiale dei Diritti Umani si celebra in tutto il mondo il 10 dicembre di tutti gli anni. La data è stata scelta per ricordare il giorno della proclamazione da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Correva l’anno 1948 e i rappresentanti dell’umanità riuniti all’Onu trovarono finalmente una prodigiosa sintesi per scrivere assieme, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, la famosa Dichiarazione dei diritti dell’uomo, di cui quest’anno ricorre il 65° anniversario.

Un documento spartiacque tra il disordine arbitrario precedente e l’idea di un’ altro modo di abitare la terra. Dopo quella Dichiarazione il mondo ha fatto passi da gigante nella difesa della comune umanità, passi ancora però  largamente insufficienti per affermare che la Dichiarazione sia davvero rispettata ovunque, basti pensare alla recente tragedia di Lampedusa.

Eppure ormai il mondo, grazie a quelle definizioni, appare diversamente orientato  e in modo non reversibile. L’articolo 1 afferma che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

L’articolo 2 poi completa: "Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione".

L’articolo 3 insiste: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona". Questi principi assoluti e universalmente riconoscibili non fanno altro che trasferire sul piano del diritto internazionale la famosa “regola d’oro” che unifica da sempre ogni credo, religione e ogni serio convincimento umano "Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te", declinabile anche al negativo, e ritrovabile in tutti i testi sacri e sapienziali delle varie tradizioni.

Un salto così formidabile però l’umanità non l’aveva però mai osato prima di quella Dichiarazione. Centinaia di migliaia di persone di tutti i popoli, razze, di tutte le opinioni politiche e religiose devono ai suoi effetti la libertà e la vita.

Come conseguenza logica e stringente, non solo le leggi devono cambiare in ogni parte del mondo e devono essere fatte rispettare, ma deve cambiare il cuore spesso indifferente o fazioso dell’uomo.

È disumano infatti rimanere freddi e indifferenti rispetto ai drammi altrui solo perché non mi riguardano personalmente o indignarsi solo per le violenze e i soprusi patiti dai propri connazionali, correligionari, persone della stessa razza o condizione sociale e sessuale.

L’umanità ha sentenziato che “ogni persona” va protetta dalla violenza fisica o morale e dalle persecuzioni. Risulta perciò inconciliabile con la Dichiarazione il pensiero dei menefreghisti “professionali” o dei fautori di un’ indignazione a senso unico destinata solo a quei perseguitati che la pensano come loro, perchè accomunati dallo stesso credo, dalle stesse idee politiche, dall’appartenenza nazionale o localistica e dalle stesse condizioni umane.  

Chi allontana di fatto da sé e dalla comunità quanti sono diversi da lui per fede, visione del mondo, razza, condizione sociale e sessuale, alimentando così la “globalizzazione dell’indifferenza” e “la cultura dello scarto”, per usare le parole di Papa Francesco, ferisce al cuore e paralizza quella Dichiarazione, che appare sempre più, oggi più che mai, un distillato grandioso, sapiente, provvidenziale e indispensabile di umanizzazione di questo mondo spesso ancora insopportabilmente ingiusto e violento.

Silvano Magnelli

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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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