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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Detenzione e genitorialità: un progetto promosso in regione da associazionismo ed istituzioni

Detenzione e genitorialità: un progetto promosso in regione da associazionismo ed istituzioni

Trieste - La vita carceraria, costretta in un istituto che per alcuni aspetti è totalizzante, fa emergere elementi della quotidianità vissuti da chi sta fuori forse senza piena consapevolezza. La paternità e la maternità è una di queste.

Chi finisce in carcere rischia di diventare un genitore “dimezzato" e "continuamente a rischio di vedersi negato il suo ruolo", ha raccontato alla rivista “Vita.it” Ornella Favero, volontaria e direttrice del giornale “Ristretti Orizzonti” della Casa di Reclusione di Padova, citando a sua volta l'esperienza di una persona detenuta della casa di reclusione di Fossano.

A Cagliari — e crediamo non sia un caso isolato — la revoca della patria potestà da parte del Tribunale dei minori a una persona detenuta (decisa benché non vi fossero gli elementi per una grave violazione dei doveri genitoriali) hanno gettato il padre in uno stato di grave prostrazione.

Ma non serve andare così lontano: anche a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia ci sono molti padri e madri in stato di detenzione costretti a confrontarsi giornalmente col dover portare avanti il rapporto con i propri figli.

In questo contesto si inserisce “Detenuti e genitorialità”, progetto promosso dall'associazione @uxilia Onlus, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con la Casa Circondariale di Trieste.

Un progetto che dà la possibilità a tre genitori detenuti di parlare virtualmente — tramite il programma Voip Skype — con i docenti dei figli minori in occasione dei colloqui semestrali. Un'esperienza positiva, un piccolo approccio a quella normalità a cui chi deve scontare una pena in carcere deve mirare e a cui lo stesso sistema carcerario, attraverso i suoi programmi rieducativi e di reinserimento sociale, dovrebbe aspirare. Un'esperienza rinnovata per la seconda volta dopo i risultati dell'anno scorso e che ha proprio l'obiettivo di creare un'azione a sostegno della relazione genitore-figlio.

"Non potendo avere la gioia di stare loro vicino — racconta una mamma detenuta attraverso una testimonianza scritta —, mi ha fatto sentire importante e partecipe sapere che i miei figli sono bravi, educati e disciplinati. Mi sono sentita presente. (…) Io R., io mamma, mi auguro di riscattarmi per avere la possibilità finora negata per dimostrare di essere capace e responsabile".

E se dal di fuori può stupire l'esiguo numero di partecipanti per il nuovo anno, va detto che la possibilità di colloquiare con i docenti è frutto di un grosso lavoro che coinvolge non solo le realtà promotrici e l'area educativa della Casa Circondariale, ma anche l'Ufficio scolastico regionale e le stesse famiglie, in cui entrambi i coniugi devono aderire in comune accordo e il genitore in carcere deve essere ancora titolare della patria potestà.

Corinna Opara
Conferenza Regionale Volontariato Giustizia FVG

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