Scuola: finisce l’anno. Ma la lotta continua
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Sabato, 06 Giugno 2015 20:25
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Insegnanti ancora in prima linea in questo scorcio di anno scolastico. Contro il disegno di legge che prevede la riforma della scuola, la parola d’ordine è ancora “non passerà!”.
Questo è l’intento dichiarato dai sindacati che hanno organizzato un estremo tentativo di dimostrare quanto basso sia il gradimento - precisano - non verso il cambiamento in sé ma verso i principi che sostengono questo modo di cambiare l’istruzione in Italia.
Nonostante gli scioperi e i flash mob – più recente tra tutti la “Fiaccolata 2.0” (per fare luce sulle insidie del ddl) che ieri 5 giugno si è tenuta in moltissime città italiane - potrebbe essere prossima l’approvazione del ddl al senato dopo che lo scorso 20 maggio ha superato l’esame della camera.
Ieri, in occasione della fiaccolata a Udine, i rappresentanti sindacali del Friuli Venezia Giulia hanno stigmatizzato ancora una volta come la propaganda del governo Renzi nasconda la realtà dei tagli e dei mancati investimenti nel settore dell’istruzione e come la riforma lasci irrisolte le criticità da molto tempo segnalate e note.
Inoltre, già da alcuni giorni, Cgil Cisl Uil Snals Gilda e Cobas annunciano che la lotta continuerà fino al blocco degli scrutini previsto per la prossima settimana.
Lo scopo è, ancora una volta, di portare a conoscenza dell'opinione pubblica l’opposizione dei lavoratori del settore e di influenzare l’esito della discussione e della votazione che si terrà nella camera alta, dove non è certo che il governo attualmente in carica abbia i numeri per rendere il disegno di legge effettivo e dove ferve la presentazione degli emendamenti.
Perciò i sindacati si muoveranno rispettando la gabbia degli accordi che regolano il diritto di sciopero e salvaguardano la garanzia dei servizi essenziali e delle prestazioni indispensabili nel rispetto della legge 146/2000 allegata al CCNL/1999. A tali condizioni potranno partecipare all’agitazione tutte le parti chiamate in causa dal ddl scuola: personale docente - compreso quello dell’infanzia -, personale ATA e personale educativo.
In sostanza vuol dire che, fatti salvi gli scrutini per le classi finali dei cicli conclusivi, è proclamato lo sciopero breve di un’ora per due giornate consecutive. Si ritiene sufficiente un’ora perché nel caso un solo docente risulti in sciopero, questo non potrà essere rimpiazzato dal dirigente e lo scrutinio dovrà essere riconvocato nel primo giorno utile successivo
Ogni scuola potrà decidere in quale coppia di giorni scioperare. Terminata l’agitazione, gli scrutini dovranno in ogni caso essere riconvocati per poter considerare concluso l’anno scolastico a tutti gli effetti legali.
La protesta, dunque, non avrà ricadute negative sull’utenza – che vedrà in ogni caso ottemperate le operazioni conclusive e le comunicazioni degli esiti – ma dovrebbe portare all’attenzione del governo la determinazione del personale della scuola a dichiarare la propria opposizione a una riforma che i sindacati sono concordi nel riassumere in almeno quattro punti: lo strapotere dei dirigenti, contratti e retribuzioni fermi da dieci anni, immissioni in ruolo, precariato.
Le voci di alcuni docenti si sono levate per dichiarare che, di fronte a una proposta così fortemente strutturata e definita come il ddl del governo Renzi, sarebbe necessaria una risposta altrettanto articolata e dalle conseguenze più visibili di un blocco degli scrutini.
In una nota, uno tra i maggiori sindacati sostiene che le attuali proteste rischiano di far passare inosservato un nodo molto più grave contenuto in questo ddl: la sospensione delle garanzie contrattuali in materia di retribuzione, orario di lavoro, licenziamento e mobilità.
Va ricordato altresì che il direttore dell’ufficio scolastico regionale del FVG ravvisa solo effetti positivi nella riforma e che sono autonomia, autovalutazione e una generica "tensione al miglioramento".
In ogni caso sarà interessante contare quanti insegnanti aderiranno a questa protesta. Vedere se ci sarà una ricaduta sulle scelte istituzionali, anche alla luce dei risultati delle recenti elezioni regionali che hanno – se non messo in crisi – almeno fatto discutere sulla tenuta del governo Renzi.
[Roberto Calogiuri]