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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

La capra, i cavoli e la Buona Scuola. Come si peggiorano le cose per salvare le apparenze

lLa capra, i cavoli e la Buona Scuola

TRIESTE – La Buona scuola proponeva la meritocrazia per la carriera dei docenti e l’abolizione totale dell’anzianità di servizio. Ai docenti non è piaciuta né la forma né la sostanza della rilevazione meritocratica (e lo hanno dimostrato ampiamente nella rete e nelle piazze). Risultato: la grande mediazione del sottosegretario Faraone.

E allora ecco la soluzione: 30% anzianità e 70% merito. La capra e i cavoli sono salvi. Non esiste intesa più larga di questa e – allo stesso tempo – una decisa evoluzione rispetto al tradizionale fifty-fifty.

Da una parte si inneggia al licenziamento di un docente per “incapacità”, a dimostrare che la Pubblica amministrazione non è una casta, che in Italia gli impiegati pubblici non sono untouchables. Dall’altra, si studia la maniera di elargire agli insegnanti 500 € all’anno, da investire in aggiornamenti culturali. Che la si chiami “card” o “voucher”, la sostanza è che si riconosce che lo stipendio di un docente non gli consente di conoscere quanto accade nei teatri, nei musei, nei cinema o nelle librerie, tanto da rendere la sua presenza in classe didatticamente utile, moderna, al passo con i tempi rapidi del presente.

A ben guardare il disegno di legge, per ora, è un tentativo di tenere buoni tutti. Segno che il governo non ha potuto ignorare la bufera scatenata dalle migliaia di movimenti, dibattiti e referendum contrari alla Buona Scuola. Per il momento, il progetto ha già perso l’ineluttabilità del decreto, anche se “il parlamento deve correre” incita il Premier, affinché tutto sia pronto per settembre. Ossia decidendo tutto in agosto, quando tutti sono distratti dalle ferie e il rientro al lavoro avviene a giochi fatti. Vecchia strategia ministeriale.

Come anche, nello stile dell’attuale governo, sono stati avanzati molti punti controversi che dovranno essere discussi e approvati da qui a sei mesi, e altri punti sono stati amplificati in senso negativo e non tarderanno a scatenare nuove reazioni…

Lavoro gramo - quello parlamentare - perché il piano prevede: l’assunzione di 100.000 (ma non erano 148.000?) precari tra cui resteranno fuori - precisano i sindacati - gli iscritti nelle graduatorie d'istituto.  La predisposizione del sistema di avanzamento di carriera dei docenti (rimangono gli scatti di anzianità ma con una cifra aggiuntiva per merito). La progressione avrà cadenza triennale e sarà condizionata dalla valutazione interna in cui peserà un questionario di merito compilato dagli studenti (facile immaginare con quale coefficiente di imparzialità: docenti che valutano studenti che valutano docenti). Alcune figure preposte alla valutazione interna cambiano nome ma non funzione. Si chiudono alcune vertenze e se ne aprono altre.

Sconto fiscale fino a 400 € per chi iscrive i figli alle scuole paritarie. Alternanza scuola - lavoro alla maniera tedesca, con stage fino a 400 ore. Super poteri e super stipendi ai presidi che potranno scegliere i docenti che riterranno più idonei ai loro progetti manageriali e li doteranno di premi in denaro a propria discrezione (qualcuno parla già di preside-sceriffo). Alle scuole elementari più inglese, musica, educazione motoria ed educazione alla cittadinanza. Alle superiori più arte e poi diritto ed economia. Nascerà il “curriculum” dello studente che lo orienterà nelle scelte universitarie, ma non si capisce quanto vincolante.

E poi wi-fi, digitalizzazione della didattica e delle funzioni di segreteria, formazione degli studenti a un utilizzo critico e consapevole dei social media e della rete, nozioni di logica, pensiero computazionale,  bilanci trasparenti e basta con le classi pollaio.

Molti di questi punti, già previsti dalla Buona Scuola, sono stati dibattuti e criticati (qui il collegamento ai vari servizi). Per esempio, la digitalizzazione e la smaterializzazione delle pratiche burocratiche causerà una contrazione del personale di segreteria. I nuovi assunti saranno costretti alla mobilità. I poteri ai presidi spianeranno la strada a clientelismi e simpatie generando il sospetto, già suscitato, di un atteggiamento dittatoriale e decisionistico.

Nella sostanza, dietro a un apparente aggiustamento,  i punti critici della riforma rimangono terreno di scontro. Dietro la solita retorica c'è il solito sospetto: diminuiranno gli stipendi e i posti di lavoro nel settore scuola. 

Per ora, solo gli studenti sono scesi in piazza per supportare la LIP (Legge di iniziativa popolare per “una Buona scuola della Repubblica”) e i progetti dell’Altrascuola, a dimostrare contro la “scuola di classe”, contro l’ingresso dell’impresa privata, contro una gestione aziendalistica degli istituti tecnici, contro lo strapotere dei presidi, il finanziamento alle scuole paritarie in presenza di condizioni critiche e urgenti – almeno  per ora – degli edifici statali.

Il governo promette la copertura finanziaria per portare a compimento tutte le parti del disegno di legge, come se fosse in grado di eludere la crisi finanziaria attuale. Non resta che augurarselo e attendere.

Nel frattempo, Renzi amplia la sua strategia. Non solo la scuola è nel mirino della riforma, ma anche la televisione pubblica con la nomina governativa dell'amministratore delegato. Certo, questo è un altro argomento ma la coincidenza impone una meditazione: quale altro governo aveva agito così direttamente e profondamente e in modo così autoritario - nello stesso momento – nel tentativo di controllare sia la formazione che l’informazione?

E perché tutta questa fretta? “Correre” per la scuola, “correre” per la televisione, “correre” per l’Expo. C’è grande urgenza di rialfabetizzare la popolazione. C’è grande urgenza di capirne il perché.

[Roberto Calogiuri]

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