Disattenzione e Iperattività. Decimo Convegno Regionale a Monfalcone
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Lunedì, 21 Maggio 2012 08:34
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Non è mai troppo tardi per parlare del convegno “Disattenzione e iperattività. Bambini/Ragazzi e adulti con ADHD” giunto alla sua decima edizione, che si è svolto sabato 12 maggio presso l’Istituto superiore Pertini a Monfalcone, organizzato dall’Associazione Italiana Disturbo dell’Attenzione e dell’Iperattività (A.I.D.A.I.) con il patrocinio del comune di Gorizia.
Tema sempre caldo, quello dei bambini e dei ragazzi iperattivi presenti nella scuola e non solo, ed anche purtroppo dato in continua e progressiva crescita. Ma che cos’è l’DDAI: Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, più nota con l’acronimo inglese AD-HD? Ha un suo modo per manifestarsi: con irrequietezza, impulsività, comportamento scorretto a scuola. Si tratta di un vero e proprio disturbo dello sviluppo ad esordio infantile e come tale può essere trattato con gli strumenti della medicina e della psicologia.
L’Associazione Italiana Disturbi Attenzione e Iperattività - A.I.D.A.I. - è nata dal gruppo del professor Cornoldi di Padova e si è costituita proprio con lo scopo di formare e informare su tale disturbo. E’ un’organizzazione costituita da operatori clinici, medici e psicologi e addetti al mondo della scuola, insegnanti e pedagogisti, coinvolti nel problema di una sindrome molto confusa, soprattutto in Italia.
Questo Convegno scientifico ha una cadenza biennale e rientra fra le attività che l’associazione da anni è impegnata a promuovere.
Si è preso il via con l’intervento di natura scientifica del neuropsichiatra infantile Skabar, del Burlo Garofalo di Trieste, dal titolo “Le Buone Prassi dal punto di vista clinico”. A seguire è stata la volta del neuropsichiatra infantile Zappulla, dell’ospedale di Udine, che portando ad esempio il funzionamento di un centro di accoglienza per la diagnostica dei casi, ha reso comprensibile ai più, quello che operativamente si fa quando arrivano bambini diagnosticati con il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, – ha precisato il medico - conosciuto come un disturbo evolutivo dell’autocontrollo.
Il pubblico attento e numeroso, composto non solo da operatori del settore sanitario e scolastico, non ha perso l’occasione per intervenire su un argomento, che può generare confusione e incomprensioni sulla corretta prassi da tenere quando si entri in contatto con situazioni che rilevino situazioni di questo genere. A questo proposito, - Cinzia Scheriani referente regionale A.I.D.A.I. Friuli Venezia Giulia e membro del direttivo nazionale del medesimo, - ha precisato che l’AD-HD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino, ma è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo, ed include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. Quindi è necessario scoprire se il bambino a cui state pensando, abbia veramente un Disturbo da Deficit di Attenzione oppure se sia semplicemente irrequieto e con la testa tra le nuvole. Nessuna persona, che non sia uno specialista (ad esempio, uno psicologo o un neuropsichiatra infantile), si deve sentire autorizzata a decidere se quel bambino presenta o meno un AD-HD.
Spesso si fa confusione o si viene tratti in inganno da una superficiale osservazione dei potenziali casi di bambini affetti da AD-HD, inseriti nel contesto scolastico, per questo lavorare in sinergia, come si è sottolineato più volte nell’arco della mattinata dai relatori, è d’obbligo. Un lavoro è un prerequisito essenziale, nella fase non solo di risoluzione al problema, ma anche nella fase di prevenzione.
A dare luce alle “Buone prassi dal punto di vista psicologico” è stato lo psicologo Grube, che evidenziando il paradigma educativo dominante delle tre “c”, “Cure, Controllo e Coerenza”, non ha mancato di rilevare l’ampia gamma di difficoltà che i bambini e gli adolescenti con diagnosi AD-HD manifestano. Il suo contributo ha cercato di analizzare alcuni aspetti molto generali allo scopo di evidenziare il valore e il significato della delicata pratica della “punizione” dando spunti con alcune indicazioni operative. Ricordando che è importante “Punire il comportamento e non il bambino”, ha chiuso il suo apporto con le parole del filosofo Locke che diceva: “Se il castigo non rende docile la volontà, non può che indurirla”. A noi le dovute riflessioni.
Ad esempio di “Buona prassi nella scuola” l’intervento di Lara Modanese, dirigente scolastico della regione Veneto, che illustrando il suo percorso ha citato alcuni esempi di situazioni-limite che, quasi quotidianamente, si trova a gestire all’interno delle scuole del suo Istituto. E se anche la normativa esiste, per regolamentare comportamenti “eccessivi”, non mancano quesiti ricorrenti che spesso lasciano la risposta a metà tra buonsenso e normativa. Ecco che chiedersi “Come conciliare le problematiche AD-HD con le regole poste dalle normative e dai regolamenti delle scuole? Come fare se l’alunno si rende protagonista di episodi di violenza? Cosa fare se l’allievo in alcuni momenti sembra un vandalo? Cosa fare se l’alunno continua a disturbare? Come conciliare il comportamento disturbato e disturbante con una valutazione commisurata al disturbo e al processo di inserimento nel gruppo dei pari?”. La serie di quesiti, oltre a tenere alta l’attenzione del pubblico presente, evidenziano - precisa Modanese - “L’impossibilità di far convergere i comportamenti attesi nel contesto scolastico con le manifestazioni provocate dalle problematiche del Disturbo iperattivo, generano discrasie interne alla comunità educante”. Infatti, l’AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHF) denuncia i seguenti gravi casi che vedono protagonisti i ragazzi con disturbo AD-HD all’interno della scuola: quali l’aumento di casi di denunce penali e civili, l’espulsione dalla suola medesima, l’emarginazione scolastica e le bocciature. Non meno difficili la situazione in famiglia con un potenziamento del disagio dovuto alla separazione dei genitori, al maltrattamento fisico e psichico, all’isolamento delle famiglie ecc. Il quadro che appare non è certo di facile risoluzione, ma anche qui concertare un lavoro di sinergia è fondamentale per affrontare in modo adeguato la risoluzione delle difficoltà. Come sottolinea il D.M. /09 al p.4 “Le scuole sono tenute a curare con particolare attenzione sia l’elaborazione del Patto Educativo di Corresponsabilità, sia l’informazione tempestiva e il coinvolgimento attivo delle famiglie… d’altro canto per i genitori il patto di corresponsabilità dev’essere stato condiviso e corrisposto nelle indicazioni e per i docenti è importante che sia ottenuto il consenso informato della famiglia per il patto di educativo di corresponsabilità”. Gli strumenti che la scuola sta affinando per la risoluzione del problema sono in fase di conclusione, restano comunque le responsabilità degli adulti di riferimento sia in ambito scolastico, sia in ambito extra-scolastico.
A chiudere il convegno, della durata di sei ore, la lettura dei risultati della ricerca di Maddalena Vulcano, dottore di ricerca, da cui sono emersi dati comprovanti la bassa autostima dei ragazzi affetti da disturbo da deficit attentivo e tale senso di inadeguatezza si ripercuote soprattutto a livello di performance scolastica.
Ancora una volta è stata data a tutti coloro che si sono accostati al problema di poter attingere alle tante informazioni illustrate.
Informazioni: http://www.aidaiassociazione.com/
s.d.