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Unabomber: da 7 anni silenzio, ma riflettori mai spenti. Prossima tappa, il 23 maggio
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Venerdì, 03 Maggio 2013 10:44
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Fvg - Nel maggio del 2006 l'ultimo 'botto' con un giovane ferito a una mano poi il silenzio, su Unabomber pero' non si sono mai spenti i riflettori e anche oggi in Corte d'Appello, a Venezia, la sua ombra si e' allungata su un processo nato da una presunta manomissione di un reperto per incastrare il presunto bombarolo. Sulla ricerca del micidiale seminatore di ordigni celati in innocue confezioni, tipo evidenziatore o involucro di ovetti, la giustizia pare arenata, ma continua a scorrere il tempo giudiziario sulla presunta alterazione di un lamierino, parte di un ordigno trovato inesploso, che ha portato sul banco degli imputati un poliziotto, Ezio Zerner.
L'ultima esplosione riconducibile al bombarolo del Nordest - le sue azioni per oltre un decennio sono state a cavallo tra Veneto e Friuli - risale a sette anni fa ed e' legata a una bottiglia con un falso messaggio e tappo esplosivo fatta scendere per il fiume Livenza e raccolta in riva da un giovane. Lo scoppio gli aveva spappolato la mano sinistra. Sulle 'gesta' di Unabomber - con tante persone, anche minori, ferite dai micro-ordigni - due le inchieste: una avviata dalla Procura di Trieste che aveva portato ad indagare l'ingegnere di Azzano Decimo (Pordenone) Elvo Zornitta. L'altra della Procura di Venezia, che di fatto ha portato all'uscita di scena per proscioglimento dello stesso Zornitta, legata all'ipotesi della manomissione di un lamierino trovato in un ordigno inesploso nella chiesa di Sant'Agnese di Portogruaro (Venezia).
Dei segni sul reperto, secondo le prime ipotesi investigative dopo il ritrovamento, avrebbero rimandato a delle forbici trovati nella disponibilita' dell'ingegnere. Quella che in gergo era considerata allora la 'prova regina' sarebbe stata legata a dei tool mark (l'equivalente dei segni di una canna su un proiettile) che avevano fatto pensare che il lamierino fosse stato confezionato tagliandolo con una forbice di marca 'Valex' proprio nella disponibilita' di Zornitta. L'ipotesi aveva fatto scatenare analisi e controanalisi, coinvolgendo i Ris di Parma dei carabinieri e la scientifica della polizia di Roma, ma anche esperti della Procura di Trieste e quelli chiamati a difesa dell'indagato. Proprio quest'ultimi avevano cercato di smontare il castello accusatorio sostenendo che l'alterazione sul lamierino era dovuta a una manomissione fatta ad arte per incastrare Zornitta.
Una ipotesi poi avvallata anche dai Ris e che aveva ribaltato lo scenario: proscioglimento di Zornitta da ogni accusa e indagini su Zernar. Falso ideologico, frode processuale e violazione della pubblica custodia di cose, le accuse mosse al super poliziotto esperto in balistica che aveva scoperto la presunta relazione tra lamierino e forbici. Zernar era finito cosi' sotto processo e dopo un'accesa battaglia, anche sul piano delle perizie tra il suo difensore Emanuele Fragasso e l'accusa sostenuta dal Pm Emma Rizzato, la condanna a due anni di carcere (pena sospesa) e a 200mila euro di risarcimento per danni a Zornitta, parte civile con l'avv. Maurizio Paniz nel processo.
In Appello la condanna era stata confermata al 100% nonostante l'avv. Fragasso avesse sostenuto la tesi di una mancata attenzione del giudice sul fatto che i propri periti non ravvedevano manomissioni - altrettanto avevano fatto quelli della Procura di Trieste - e semmai la caduta di una sbavatura metallica di una parte del lamierino (la presunta manomissione che si misura in frazioni di millimetro) poteva essere stata 'naturale'. Aspetti che, nel marzo del 2012, sono stati fatti propri dalla Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza rispedendo gli atti, ad altra sezione, della Corte d'Appello di Venezia per rifare il processo. L'udienza era prevista per ieri, 2 maggio, ma l'assenza dell'accusa, per malattia, ha fatto slittare tutto al 23 maggio.
Alberto Boccanegra (ANSA)