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Nobel per la pace 2012 all'Unione europea. Ricordata la guerra nell'ex Yugoslavia
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Martedì, 11 Dicembre 2012 09:19
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Oslo - Va all'Unione europea il premio Nobel per la pace 2012. Il diploma è stato consegnato il 10 dicembre al presidente permanente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e al presidente della Commissione europea a José Manuel Barroso; la medaglia d'oro è stata consegnata al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.
La cerimonia si è tenuta nel Radhuset (municipio) di Oslo, alla presenza dei reali di Norvegia. Il premier Mario Monti era in platea assieme agli altri leader europei. In prima fila, affiancati, il presidente francese Francois Hollande e Angela Merkel. In seconda fila, esattamente alle loro spalle, Monti tra il finlandese Jyrki Katainen ed il belga Elio Di Rupo. In terza fila, alle spalle di Monti, il presidente della Bce, Mario Draghi.
L'Unione Europea ha reso noto che devolverà la somma ricevuta con il premio Nobel (925.000 euro) a progetti umanitari a favore di bambini vittime della guerra e dei conflitti integrandola con un importo equivalente per raggiungere i 2 milioni di euro.
Con la crisi finanziaria - ha detto Thornbjorn Jagland, presidente del comitato per il Nobel per la Pace, nel discorso durante la cerimonia di consegna alla Ue - l'impianto politico dell'Unione europea "è più importante che che mai", altrimenti, "il risultato sarebbe nuovo protezionismo, nuovo nazionalismo con il rischio che il terreno conquistato venga perso di nuovo".
"I leader di sei stati si riunirono a Roma "città eterna", per cominciare un nuovo futuro". È stata questa la prima di una serie di "immagini" sulle origini e la storia dell'Unione, citate da Herman Van Rompuy nel suo discorso durante la cerimonia di consegna del Nobel per la pace alla Ue. La scorsa settimana, in una prima versione di un video del Consiglio Europeo sulla storia dell'Ue, non era stato inserito alcun riferimento all'Italia.
Van Rompuy ha anche citato la guerra nell'ex Yugoslavia: "Orrendi massacri sono avvenuti" allora, ha ammesso, dopo aver ricordato la fine del "regime sovietico sull'Europa orientale... appena due decenni fa". "I bambini nati al tempo di Srebrenica compiranno 18 anni il prossimo anno".
"Sono orgoglioso di essere europeo". Così Herman Van Rompuy ha concluso il suo discorso, salutato dall'applauso di tutti i leader europei. Oltre un minuto di applauso al quale si sono uniti i reali di Norvegia, Harald e Sonia, col principe ereditario Hakon.
"L'attuale situazione in Siria è una macchia sulla coscienza del mondo" e "la comunità internazionale ha il dovere morale di sanarla". Ha detto quindi il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, prendendo la parola a sua volta.
Il presidente della Commissione europea ha citato papa Giovanni Paolo II. "Dopo la riunificazione, l'Europa è stata in grado di respirare con entrambi i suoi polmoni, come detto da Karol Wojtila" ha affermato, parlando della caduta del Muro.
Barroso si è impegnato poi a difendere l'euro per l'unità europea. "Oggi - ha affermato - uno dei simboli più visibili della nostra unità è nelle mani di tutti: è l'euro, la moneta dell'Unione europea".
"In oltre sessant'anni il progetto europeo ha dimostrato che è possibile che popoli e nazioni stiano insieme al di là delle frontiere" quindi "la nostra speranza e il nostro impegno è che l'Unione europea aiuterà il mondo a stare insieme per giustizia, libertà e pace" ha concluso Barroso.
"Un grandissimo giorno per l'Unione europea, per i cittadini, ma è un grande giorno soprattutto per l'Italia, che non soltanto è tra i fondatori convinti del gruppo dei Sei del Trattato di Roma ma è stata anche la patria di pensatori e grandi statisti che hanno dato un impulso fondamentale ai valori e al processo di integrazione": così il ministro degli Esteri Giulio Terzi commentando l'assegnazione del Nobel alla Ue.
Terzi ha ricordato "gli uomini fondamentali che hanno firmato questo processo, Altiero Spinelli col manifesto di Ventotene, Alcide De Gasperi, Gaetano Marino, e anche una fondamentale figura della diplomazia, il ministro degli esteri Carlo Sforza che soleva dire "Se non dobbiamo fare l'Europa per affetto e per passione, facciamola almeno per interesse". Una frase di particolare attualità anche oggi. L'Europa, almeno per interesse nazionale, deve essere costruita".