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Scontri tra polizia e manifestanti in Slovenia dopo l'elezione di Pahor. Proteste contro corruzione e austerità
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Martedì, 04 Dicembre 2012 10:14
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Maribor (Slo) - Almeno 12 persone sono state ferite nella serata del 3 dicembre a Maribor, seconda città della Slovenia, in scontri tra la polizia e manifestanti scesi in piazza ancora una volta per protestare contro i tagli di bilancio e il carovita nel Paese colpito da una fortissima recessione.
Per contrastare i dimostranti - tra i 6.000 e i 10.000 a seconda delle fonti - i poliziotti hanno fatto uso di gas lacrimogeni. Dal canto loro i manifestanti poco prima delle 18 avevano cominciato a lanciare sassi, bottiglie incendiarie e ordigni pirotecnici contro il Municipio invocando anche le dimissioni del sindaco della città, Franc Klanger, accusato di corruzione. Una quarantina, secondo le ultime informazioni, sono le persone arrestate dalla polizia.
L’ombra della corruzione accende la miccia del malcontento e fa saltare la polveriera di una Slovenia minacciata da imponenti politiche di austerità.
Polizia in tenuta anti-sommossa e manifestanti si sono scontrati nelle vie del centro, dove in migliaia si erano radunati per affidare a un simbolico falò davanti al Comune l’appello alle dimissioni del sindaco Frank Kangler, su cui da settimane pesano accuse di corruzione.
Sul malessere generato dal caso di Kangler, espulso a novembre dal partito conservatore, ha poi fatto da detonatore l’elezione di Borut Pahor alla guida del Paese.
Proteste contro il neo-presidente sono avvenute anche a Lubjana e in altre quattro città. Nel mirino, la promessa di politiche di austerity e l'aumento dell’età pensionabile, che poco più di un anno fa erano già costate a Borut Pahor la poltrona di primo ministro.
Il leader socialdemocratico era stato eletto domenica al ballottaggio nuovo presidente della Slovenia con il 67,3% dei voti. Pahor ha sconfitto nettamente il capo di Stato uscente Danilo Turk, liberal-progressista (32,7%), in un paese afflitto dalla crisi dopo anni di crescita e alle prese con un malcontento sociale crescente.
Con il 42-43 per cento di votanti, queste sono state infatti le elezioni slovene con la più bassa partecipazione in assoluto. Per la stampa ciò è da attribuire in primo luogo a un profondo sentimento di sfiducia di molti sloveni verso la loro classe politica, testimoniato dalle manifestazioni di massa contro la "casta politica", che hanno fatto registrare scontri violenti tra gruppi di "indignati" e polizia.
Solo pochi anni fa la Slovenia veniva indicata come lo Stato economicamente più progredito tra quelli dell'ex Europa socialista diventati membri dell'Ue. Oggi, con una grave crisi d'insolvenza del sistema bancario, il debito pubblico che ha toccato il 50 per cento del Pil e la disoccupazione sopra il 10 per cento, Lubiana è sempre più spesso citata tra i Paesi che potrebbero chiedere aiuto al fondo salva-stati europeo.
Pahor ha affermato che "i problemi della Slovenia sono simili a quelli dell'intera Unione europea. E possono essere risolti solo con una nuova iniezione di fiducia nelle istituzioni e un dialogo tra tutte le parti politiche".