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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Gli industriali presentano un piano per fronteggiare la crisi dell'area produttiva di Pordenone

Gli industriali presentano un piano per fronteggiare la crisi dell'area produttiva di Pordenone

Pordenone - In risposta alla crisi profonda che sta attraversando indistintamente tutti i settori produttivi della provincia, Unindustria Pordenone ha voluto indicare, con il Piano Straordinario "Pordenone Laboratorio per una nuova competitività industriale", alcune risposte di sistema per contrastare l’idea di un declino inesorabile dell’identità industriale e produttiva del territorio.

Una disoccupazione passata dal 3,9% del 2008 al 6,9% del 2012, in aumento nel 2013. Una perdita di valore aggiunto nell'industria pari al 10% nello stesso periodo. L'export nel settore mobili è sceso di quasi il 30%, nel metalmeccanico del 17,5%, mentre 390 imprese manifatturiere hanno chiuso. I nomi di Elecrolux ed Ideal Standard rappresentano ferite aperte, in questi giorni all'attenzione del governo.

Queste le condizioni di partenza che hanno portato l'Unione Industriali di Pordenone a lanciare l'iniziativa.

A coordinare il lavoro sul Piano gli industriali di Pordenone hanno chiamato un team di eccezione che schiera tra gli altri Innocenzo Cipolletta, Tiziano Treu, Riccardo Illy, Maurizio Castro.

Il risultato della consultazione è un documento di 21 pagine, presentato il 18 gennaio in una conferenza stampa, che verrà sottoposto nei prossimi giorni al dibattito nel tavolo di contrattazione provinciale alla ricerca del consenso delle organizzazioni sindacali, alle quali verrà proposto la creazione di un Comitato di sorveglianza sugli accordi raggiunti.

Lo scopo che si intende raggiungere è quello di creare una zona ad elevata competitività industriale, all'interno della quale le aziende ritrovino rinnovate condizioni di reale vantaggio competitivo in termini di costo, flessibilità, competenze, formazione, ricerca, infrastrutture e fiscalità.

Ai lavoratori gli imprenditori offrono maggiori garanzie di stabilità occupazionale e di partecipazione (una prima assoluta nel panorama degli industriali italiani), occasioni reali di efficace ricollocazione.

La proposta rappresenta un forte stimolo anche alle autorità pubbliche, Regione e Governo, perché innestino su questa cornice ulteriori interventi di completamento a sostegno sia degli ammortizzatori sociali sia delle imprese.

Nella prima fase di gestione dell'emergenza (nei tempi rapidi dettati da crisi come Electrolux e Ideal Standard ricorda il presidente Agrusti), gli industriali propongono "uno scambio virtuoso tra riduzione del costo del lavoro, maggiore flessibilità e maggiore produttività da un lato e consolidamento occupazionale, elementi di di Welfare di compensazione ed investimenti per innovazione e sviluppo dall'altro".

In discussione la contrattazione di secondo livello e tutti gli elementi retributivi non derivanti dalla contrattazione nazionale, con sullo sfondo la gestione di istituti dei Ccln come l'orario o gli automatismi, i limiti alla polifunzionalità, con un intervento anche sui superminimi non ancorati al merito.

Secondo il direttore generale di Unindustria Pordenone, Paolo Candotti, l'insieme delle misure potrebbe valere una riduzione sul costo del lavoro pari al 20% per le industrie più strutturate e del 10% per quelle minori. Una manutenzione, non una amputazione, per favorire la ripresa.

Sul nuovo sviluppo industriale, gli industriali indicano otto linee guida: produttività, innovazione, internazionalizzazione, crescita dimensionale imprese, supporto a nascita nuove imprese, politiche attive del lavoro, stimolo alla domanda, supporto all'approvvigionamento di risorse finanziare per le imprese.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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