Economia
Mobili ed elettrodomestici, settore in difficoltà nonostante il bonus. Ne parla il presidente Menegotto
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Venerdì, 20 Settembre 2013 12:02
- Scritto da Tiziana Melloni
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Pordenone (nostra intervista) – Mancano poco più di tre mesi alla scadenza del “bonus” collegato alle riqualificazioni edilizie, che è stato prorogato dal 1° luglio al 31 dicembre 2013.
Si tratta di una detrazione fiscale del 50% per un tetto massimo di spesa di 10.000 euro, per l’acquisto di mobili destinati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione.
Decantato come toccasana per il mercato del mobile, in realtà il decreto ha avuto ben pochi effetti, in un periodo che ha visto una drastica riduzione dei consumi specialmente nell'ambito dei beni durevoli.
Inoltre si tratta di un provvedimento complesso, dato che nel frattempo (dal 21 agosto scorso), è cambiata la definizione di “ristrutturazione edilizia”. I pochi consumatori che hanno chiesto di usufruirne si sono scontrati con una serie di lungaggini burocratiche, che hanno scoraggiato se non impedito di approfittare dell'agevolazione.
Secondo Marino Menegotto, presidente provinciale Gruppo Mobili-Elettrodomestici Ascom-Confcommercio Imprese per l’Italia di Pordenone, siamo ancora lontani dall'imboccare la strada giusta per rilanciare il settore.
“In tutto quest'anno, tra i miei clienti, solo due sono riusciti ad usufruire delle agevolazioni – spiega Menegotto. - Il problema è diverso. Da parecchi mesi a questa parte i consumatori sono molto restii a fare nuovi acquisti, nonostante gli annunci sul rientro della crisi”.
“Imposte, tasse e contributi hanno messo alle corde consumatori e produttori. I commercianti stanno nel mezzo, vedono fallire le aziende e crollare le vendite. Un circolo vizioso che ha come unica soluzione un governo più amico dell'impresa, che alleggerisca il carico fiscale. E invece tra poco assisteremo ad un altro aumento dell'IVA”.
“Nel settore commerciale i contributi che dobbiamo versare per ogni dipendente sono quasi pari agli stipendi. Il contratto poi prevede tredicesima e quattordicesima; per non parlare del fatto che siamo delegati a pagare ai dipendenti l'eventuale credito IRPEF. Quindi, oltre a pagare le tasse, allo Stato anticipiamo anche dei soldi. E non apro neppure il capitolo degli altri adempimenti: la sicurezza, la prevenzione, lo smaltimento dei rifiuti”.
Mediamente le aziende di vendita al dettaglio di mobili ed elettrodomestici impiegano quattro o cinque addetti. Nella sola provincia di Pordenone si tratta di circa 130 negozi. Un patrimonio di attività e di reddito che oggi è esposto a grossi rischi.
“Oltre al fisco – prosegue Menegotto – ci sono altre criticità che mettono a repentaglio il nostro settore. Ci sono aziende che producono e vendono direttamente al consumatore, senza passare per il dettagliante, anche in modo non esattamente trasparente. Per non parlare di non meglio identificate “vendite a catalogo”, senza alcun tipo di certezze, senza scontrino e senza certificazione”.
Il venditore al dettaglio, afferma il presidente “è garanzia di professionalità, offre assistenza e servizi post vendita. Conosce i prodotti per lunga esperienza ed è in grado di consigliare al meglio il consumatore”.
“Proprio in questo periodo di difficoltà economiche, fare acquisti di qualità è ancora più importante. Purtroppo la delocalizzazione e la necessità di ridurre i costi hanno fatto scadere la qualità dei prodotti. Chi come noi si occupa da decenni della distribuzione è in grado di orientare gli acquirenti, che magari al momento spendono qualcosa in più, ma nel corso del tempo realizzano un risparmio, grazie ad un prodotto garantito e corredato di assistenza”.
C'è ancora una nota dolente nel settore, ma non solo: la questione delle Fiere.
“Partecipare alle Fiere diventa sempre più difficoltoso e complesso – spiega Menegotto. - Non è che si può chiudere il negozio per essere allo stand: occorre fare dei turni e non sempre è possibile. Il moltiplicarsi delle fiere nella nostra area ci mette in difficoltà”
“Pordenone, Udine, Treviso, Longarone... tutte le fiere hanno eventi espositivi dedicati ai nostri settori, è impossibile partecipare a ognuno. Ci sarebbero maggiori opportunità se si operasse qualche unificazione, almeno in Regione, come avrebbe prospettato il presidente Serracchiani”.