Economia
Le nostre piccole imprese pagano l’energia elettrica il 68% in più della media UE
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Sabato, 20 Luglio 2013 12:25
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Mestre (Ve) - In Italia le piccole imprese pagano l’energia elettrica il 68,2% in più della media europea. Solo Cipro registra una situazione peggiore della nostra.
Lo rende noto una ricerca dell'Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, pubblicata il 20 luglio, che ha comparato i costi dell’energia elettrica praticati in Ue alle piccole imprese.
Il costo praticato nel nostro Paese è pari a 198,8 € ogni 1.000 Kwh consumati. Solo Cipro ha una tariffa più elevata della nostra: 234,2 euro.
Ogni 1.000 kwh consumati, una piccola impresa italiana paga 55 euro di tasse: nessuno in Europa è più tartassato di noi. Se, invece, analizziamo l’incidenza percentuale delle tasse sul costo totale (27,7%) ci piazziamo al secondo posto: solo la Germania (32,3%) presenta un’incidenza superiore alla nostra.
Le piccole imprese italiane pagano il 61% in più delle grandi imprese: solo in Grecia (82,4%) si registra un differenziale più elevato del nostro.
“Grazie soprattutto alle piccole imprese – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – siamo, dopo la Germania, il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Nonostante la crisi, le difficoltà e i problemi economici che ci assillano continuiamo a mantenere questa posizione e a rafforzarci sui mercati internazionali nonostante i costi energetici siano i più elevati d’Europa. Ma per quanto tempo possiamo ancora resistere?”
L'Associazione ricorda che le piccole imprese, indicativamente intese con quelle con meno di 50 addetti, danno lavoro al 67% degli addetti italiani occupati nel settore privato e costituiscono il 99,5% del totale delle imprese presenti nel nostro Paese.
"Come fa la Commissione europea - si chiede Bortolussi - ad accettare che in Europa la piccola impresa paghi l’energia elettrica mediamente il 40% in più delle grandi aziende se, tra il 2002 ed il 2010, l’85% dei nuovi posti di lavoro in Ue sono stati creati dalle Pmi?”
La Cgia ha indagato sulle cause che costringono le nostre piccole imprese a subire le tariffe elettriche più alte d’Europa.
Sono gli "oneri generali di sistema" a pesare sul conto energetico. Si tratta di una componente "parafiscale" che comprende, principalmente, l’incentivazione delle fonti rinnovabili (componente A3); tra il III° trimestre del 2011 e il III° trimestre del 2013, ad esempio, il prezzo dell’energia elettrica per un utente domestico medio è salito del 16,4%, mentre la componente degli oneri generali di sistema è cresciuto del 67,7%.
Dal 2009 al 2012 il gettito degli oneri generali di sistema è passato da 4,7 miliardi di euro a 11,2 miliardi di euro. Si tratta di un incremento pari al +137% spiegabile interamente con l’esplosione della componente A3 per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti elettriche rinnovabili, il cui gettito è salito del 233% in 4 anni passando da 3,1 miliardi di euro nel 2009 a 10,4 miliardi di euro nel 2012.
Le previsioni dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas stimano che nel 2013 il gettito si attesterà attorno ai 14 miliardi di euro.
L’impatto degli oneri generali di sistema sui clienti non è uguale per tutti. Il decreto legislativo n. 79/99 prevede che per le attività ad alto consumo di energia, il carico degli oneri debba essere definito in misura inversamente proporzionale in rapporto ai maggiori consumi.
Quindi le grandi imprese o le imprese a forte consumo energetico contribuiscono in misura minore delle altre imprese o utenze.
Nel 2011, ad esempio, le utenze in alta tensione (AT) o in altissima tensione (AAT) hanno “assorbito” il 14,8% dei consumi complessivi, ma hanno contribuito solamente per il 7,4% al gettito totale degli oneri di sistema.
Inoltre, il nostro Paese è importatore netto di energia elettrica: ogni anno deve acquistare dall’estero circa il 13,7% dei consumi totali. Tutto ciò va ad appesantire i costi di approvvigionamento: ricordiamo che questi ultimi incidono sul costo totale di una utenza domestica per oltre il 53%.
In tutto questo, le liberalizzazioni non hanno portato a risparmi significativi.