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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Porto di Trieste, logistica e Punto Franco si presentano a Roma

Porto di Trieste, logistica e Punto Franco si presentano a Roma

Porto di Trieste protagonista mercoledì 9 maggio a Roma, nell'ambito della presentazione del progetto di sviluppo. Erano presenti banchieri, finanzieri, politici, operatori economici del settore. Trieste si propone come il primo porto italiano a lanciare un grande progetto di sviluppo potenzialmente in grado di produrre sviluppo economico - pur in tempo di crisi - in una zona vasta come quella adriatica.
La presentazione è stata aperta dal Commissione Trasporti del Senato, Luigi Grilli, del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini e la chiusura del presidente della Commissione Trasporti della Camera dei deputati, Mario Valducci. Numerosi gli esponenti di enti ed istituzioni dell'area triestina, dal presidente dell'Autorità portuale Marina Monassi al sindaco di Trieste Roberto Cosolini.

Il presidente Monassi ed il presidente della Camera di Commercio di Trieste Antonio Paoletti hanno subito presentato le linee guida di un piano che punta sull’utilizzo intensivo e innovativo di uno strumento unico: una zona franca potenzialmente in grado di attirare capitali e investitori internazionali, collocando in aree portuali attività commerciali, turistiche, industriali, tecnologiche, servizi e finanza, in un contesto che è unico in Europa.

«Il finanziamento del Cipe della Piattaforma Logistica di appena alcuni giorni fa – ha esordito Marina Monassi, presidente del Porto di Trieste -  è in ordine di tempo solo l’ultimo, ma decisamente il più importante tassello di un percorso che nell’ultimo anno ha portato notevoli soddisfazioni: dal +50,12 % di tonnellate movimentate in contenitori che diventano ora 4,7 milioni, alla riconferma di Trieste quale hub crocieristico con 40 scali nel 2012 e una previsione 2013 di 70 scali, alla ridefinizione della logistica interna dello scalo a vantaggio dell’operatività, a una promozione internazionale con gli operatori, a un piano industriale che ricomprende e attua queste azioni. Un disegno strategico che pone ora lo sviluppo del Punti Franchi come ulteriore tessera vincente per creare volano economico e produttivo sul territorio».

Trieste è l’unica città portuale europea a possedere uno strumento giuridico inusuale in tema di aree franche. Uno strumento sovra-comunitario in quanto garantito da un Trattato internazionale di pace, quello del 1947, che riconosce allo scalo giuliano una libertà di azione molto ampia in materia doganale, fiscale e commerciale, una libertà ben più estesa anche rispetto alle zone franche di diritto comunitario sviluppate con successo ad esempio in Irlanda.

L’Autorità portuale, in collaborazione con gli Enti locali ha messo a punto un percorso, anche normativo, potenzialmente in grado di generare effetti positivi nel settore del commercio internazionale, favorendo al tempo stesso l’insediamento di attività diverse da quelle tipicamente portuali, in particolare nell’area del Porto Vecchio, che con il suo fronte mare unico in Europa e lo stato di abbandono che la caratterizza da oltre trent’anni, rappresenta una risorsa inutilizzata sorprendente per estensione, caratteristiche architettoniche e storiche nel panorama degli scali marittimi europei.

La zona franca di Trieste significa in primo luogo libertà di esercizio dei trasporti marittimi, stradali e ferroviari; ma significa anche possibilità di esercitare in un regime franco, attività e servizi collocati all’interno del territorio portuale e quindi “consumati” in regime franco. Secondo l’Autorità portuale di Trieste, interventi legislativi anche su base regionale potrebbero consentire di massimizzare i benefici del regime franco. Il fatto che Trieste disponga della più grande area da riqualificare e riutilizzare rappresenta in questa ottica un vero e proprio asso nella manica, facendo di Trieste l’unico polo logistico in regime di zona franca comparabile ai grandi hub internazionali, come Dubai o Hong Kong.

Il ministero dell’Ambiente italiano da parte sua ha attivato un apposito accordo quadro con il Porto di Trieste, per attuarvi uno sviluppo coerente a quanto previsto dal decreto per la crescita del Governo Monti. Il porto di Trieste viene visto come un nodo di sviluppo strategico per la crescita dell’Italia e come una esperienza anche per gli altri Porti, nella linea dell'economia sostenibile. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, non ha dubbi nell’affermare che «nel rispetto della strategia di sviluppo del Governo e della road map sulla riduzione delle emissioni di carbonio della UE, il Porto di Trieste costituisce un esempio di sviluppo in fatto di logistica portuale, anche alla luce del recente finanziamento da parte del CIPE della piattaforma logistica, ma non solo. L’investimento sulla logistica, ben si abbina all’investimento per la crescita come possono essere i punti franchi, utilizzando competenze esperienze e risorse alla messa a punto di produzioni innovative nei settori dell’innovazione in materia di materiali, emergie, medicina. Il ministero dell’Ambiente – ha proseguito Clini – lavora con l’Autorità Portuale per creare in questa area incubatori di innovazione tecnologica che possano creare sviluppo economico». L’attenzione verso Trieste da parte del ministero si esprime anche con la presentazione al consiglio dei ministri del 26 maggio prossimo della ridefinizione del Sito inquinato con la riduzione del perimetro e la semplificazione delle procedure per il recupero dell’area a favore di nuovi insediamenti produttivi. «Su Monfalcone – conclude Clini – stiamo lavorando per farlo divenire sempre di più piattaforma intermodale per le merci con utilizzo crescente della ferrovia».

«La grande crisi economica e sociale– ha dichiarato il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini  - rende necessario accelerare tutto ciò che crea economia e lavoro. Per quanto riguarda il Porto di Trieste le principali opportunità sono quelle di attirare i traffici del Far East e di portare avanti un'operazione di rilievo europeo di recupero e di trasformazione in città del Porto Vecchio. Per fare questo servono soprattutto punti fermi: infrastrutture, alleanze strategiche e per quanto riguarda il Porto Vecchio, che si vada avanti più speditamente possibile. Invece, per ciò che concerne l'utilità dei Punti Franchi, credo che per una buona volta ci si debba ispirare, da un lato, alla certezza delle norme, e dall'altro alle regole di mercato: toglierli, dove si può, quando non servono e sono di ostacolo, lasciarli dove servono».

Il senatore Luigi Grillo, presidente della commissione del Senato sui Trasporti, ha voluto sottolineare in apertura del convegno «l’apprezzamento e il sostegno al lavoro del presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, Marina Monassi – per far crescere lo scalo giuliano sui cui si sposteranno in maniera crescente anche i traffici del Tirreno. Trieste – ha affermato Grillo – nel diventare sempre più centro della movimentazione delle merci, ha anche l’opportunità di utilizzo di un Punto Franco mondiale, facendo ben sperare la portualità del Nord Adriatico». Sulla stessa linea il presidente della Commissione Trasporti della Camera dei deputali, Mario Valducci, a sostegno di attività a favore dello sviluppo dello scalo giuliano.

Il presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti, a fianco dell’Autorità Portuale nella definizione dei progetti di sviluppo dello scalo giuliano, ha evidenziato come nell’ambito dello sviluppo dei Punti Franchi «l’ente camerale vede la collocazione del World Trade Centre, di cui ha la licenza e della Borsa merci a termine, con l’apertura di uffici e magazzini per attrarre le economie asiatiche, le uniche che hanno i PIL in crescente aumento».

Infine gli imprenditori: a sostegno del Porto di Trieste della sua logistica, della opportunità di sviluppo attraverso l’utilizzo dei punti franchi in chiave economica e produttiva, si sono espressi operatori economici come Fabrizio Pallenzona (vice presidente di Unicredit), Pier Luigi Maneschi (Italia Marittima Spa), Enrico Samer (Samer & Co. Shipping Ltd), Cosmas Cosmidis (amministratore di Cosnav Ship Managment), Franco Napp (amministratore di Depositi costieri Trieste Spa), ma anche Vittorio Sgarbi che rileva «come a pochi passi del Parlamento, Trieste è venuta a chiedere e a farsi ascoltare per investire su questa opportunità unica che è il Porto Vecchio. Una opportunità di crescita per tutta l’Italia». Sgarbi ha ricordato il vincolo da lui posto sul Porto Vecchio, da sottosegretario del ministero per i Beni e le Attività culturali, definendolo «un vincolo dinamico che consente un riuso che rispetta il valore storico, ma che consente un riadeguamento interno delle strutture per creare opportunità residenziali, culturali, commerciali e innovazione».

Sue Wake, rappresentante della World Free Zone Convention (Convenzione internazionale delle zone franche) ha annunciato che il 2 e 3 luglio prossimi a Trieste si terrà la conferenza annuale. «I tempi sono maturi – ha dichiarato – per parlare a Trieste di zone franche e delle opportinità che offrono ai capitali investiti: gli esempi recenti della Cina, del medio Oriente, ma anche degli Stati Uniti, vanno seguiti anche dall’Europa. L’Europa – ha concluso – sta guardando alla crescita come non aveva mai fatto in passato e il bacino del Mediterraneo è una chiave strategica dello sviluppo di questi porti e dell’innovazione nel business europeo in tal senso parleremo proprio a Trieste a inizio luglio».

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