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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Finest: il made in Italy in Russia è molto più che moda e buon cibo

Finest: il made in Italy in Russia è molto più che moda e buon cibo

Fvg - Erano circa 350 le aziende che si sono presentate in Russia al seguito della delegazione italiana che si è recata a Nizhnyj Novgorod (regione 400 km a sud-est di Mosca) nei giorni scorsi per la XXII Sessione della Task force italo-russa.

L’appuntamento ha visto riuniti i principali operatori istituzionali dell’internazionalizzazione ma è stata soprattutto l’occasione per tante aziende di presentare i loro progetti di investimento e cercare partner extraconfine. Oltre un centinaio i progetti presentati sui temi più diversi: apparecchi medicali, automotive, biotecnologie per agricoltura, impianti biologici per la depurazione dell’acqua, bioedilizia, veicoli elettrici, etc. Anche il turismo, con la costruzione di centri alberghieri o la ristrutturazione di vecchi complessi, offre ampie possibilità per le aziende italiane.

Soddisfatto il presidente di Finest Renato Pujatti, di ritorno da una missione che ha visto Finest svolgere un ruolo guida importante: alla Finanziaria è stata affidata la presidenza del tavolo di lavoro dedicato agli strumenti Finanziari, a cui hanno partecipato cinque banche italiane, tre russe ma soprattutto le aziende alla ricerca di una guida per districarsi nella burocrazia russa, che non rende facile la penetrazione nel mercato per i nostri imprenditori.

La Russia conta storicamente una rete di relazioni particolarmente strette con l’Italia – dichiara Pujatti. - Legami che si rivelano fondamentali per poter fare affari in questo Paese più che in altri. Il motivo è legato alla particolare situazione del tessuto economico russo, che non è fatto di PMI, ma di grandi aziende statali, magari ora privatizzate, che hanno un forte legame con il governo centrale.

In questa situazione riuscire a instaurare un rapporto diretto con i protagonisti della vita economica e politica del Paese è indispensabile. E’ proprio quanto ci promettiamo di fare con questo tipo di missioni: avviare subito contatti produttivi per le aziende, che da sole rischierebbero invece di girare a vuoto.

E’ significativo l’esempio di un produttore di pellet italiano, venuto in Russia alla ricerca di un partner: in due giorni lo abbiamo messo in contatto con un potenziale partner e hanno siglato un accordo per la costruzione di una centrale a pellet in Russia di oltre 10 milioni di euro.”  

Le possibilità di crescere in Russia per le aziende italiane sono enormi, spesso sottovalutate. Il saldo commerciale tra Italia e Russia è ancora decisamente a favore di quest’ultima, soprattutto per merito delle materie prime che il nostro Paese importa.  Secondo dati di fonte russa riportati dal Ministero degli Affari Esteri, nei primi dieci mesi del 2012 l’interscambio tra Italia e Federazione Russa è stato pari a 36,8 miliardi di USD, di cui 26,1 di importazioni e 10,7 di nostre esportazioni verso la Russia.

“Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo il secondo partner commerciale russo a livello europeo dopo la Germania, il quinto a livello mondiale.  In Russia c’è una grande attenzione a ciò che è made in Italy, non solo per quanto riguarda la moda, il design o il buon cibo: macchinari e beni strumentali rappresentano la principale voce delle nostre esportazioni. Qui c’è una predisposizione ad accogliere le produzioni italiane e i prodotti italiani, perché sono sinonimo di qualità, competenza ma anche affidabilità.”

Il mercato russo si conferma quindi uno dei punti di riferimento imprescindibili per le aziende nei prossimi decenni, ancora di più dopo l’ingresso della Russia nel WTO. Il momento più critico rimane la fase di ingresso: favorire l’accesso al credito e alla consulenza di alto livello per le aziende si rivela quindi cruciale, attraverso strumenti come Finest, che partecipa al capitale sociale fino al 49%.

“Nel corso della task force abbiamo cercato di far conoscere al meglio questi strumenti e di comprendere come andrebbero modulati per essere ancora più utili per gli imprenditori –conclude Pujatti.

Tra gli elementi critici emersi a questo proposito, c’è ad esempio la difficoltà per le aziende a rifondere i finanziamenti ricevuti 8 o 10 anni fa, a causa della congiuntura economica attuale. Per non vanificare gli sforzi degli imprenditori, oltre a soluzioni come quelle studiate da Finest per la rimodulazione del debito, è interessante la proposta della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che ha sollecitato la creazione di un fondo per il sostegno delle joint venture in fase di uscita.

 

 

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