Volontari e studenti goriziani a Zara per un europrogetto sull'acqua
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Mercoledì, 18 Maggio 2016 11:53
- Scritto da Timothy Dissegna
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Zara (HR) - Ricopre il 71% della superificie terrestre, in percentuale analoga compone il corpoumano ed è l'elemento naturale più essenziale per la nostra esistenza: l'acqua è uno dei grandi temi che da anni monopolizza i discorsi ambientalisti, poiché il suo consumo sempre più grande in tutto il mondo sta presentando ripecursioni notevoli. Dalla bolletta fino alle politiche dei governi.
Su questo fronte l'Unione Europea si è già mossa da tempo, mettendolo tra i punti della Strategia Europea 2020, ossia il progetto per un'economia sostenibile e solidale, attraverso cinque obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e, appunto, clima ed energia. Su quest'ultimo si è concentrata una rete di Comuni ed enti di tutto il Continente che ha trovato l'apice nel progetto “Bluewin”, svoltosi dal 12 al 17 maggio a Zara e co-finanziato dal Programma “Europe for Citizens”.
Capofila dell'iniziativa è stato proprio la località croata, con il sostegno di altre cinque città: Inverness (UK- Scozia), Dubrovnik (HR), Kotor (MNE), Nova Gorica (SLO) e Gorizia. A sostenere il progetto sono state anche le università di Dubrovnik, Zara e la University of Highlands and Islands, insieme al Consiglio d'Europa e all'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (ISIG). Un bel mix europeo, insomma, che anche ha visto la partecipazione di nove volontari italiani e 48 studenti dell'Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore “D’Annunzio-Fabiani” del capoluogo isontino.
A guidare la parte italiana c'era il gruppo degli “esperti”, ossia i primi quattro ragazzi presenti fin dal primo giorno di lavori (il resto si è unito soltanto domenica 15): rappresentati delle istituzioni, enti, università e studenti si sono dati così appuntamento sulla costa adriatica per dibattere su sfide e opportunità legate al futuro dell'acqua. E ognuno ha portato l'esperienza della propria terra: per quamto riguarda Gorizia, infatti, sono stati raccontati i progetti tranfrontalieri per tutelare il fiume Isonzo e l'ecosistema che vi ruota attorno.
Dopo una mattinata di “tavola rotonda” con i patner del progetto, il resto dei giorni è stato dedicato a escursioni e scoperte delle meraviglie naturalistiche locali: in primis con la visita del Parco Naturale di Telaščica sull'isola di Dugi otok (in croato “isola lunga”), dove i volontari hanno unito l'utile al dilettevole, raccogliendo i rifiuti lasciati dal mare e da turisti poco civili sull'incredibile costa rocciosa. Trovado così un messaggio in bottiglia, lanciato da una signora canadese che ha lasciato anche i suoi recapiti, solleticando la fantasia di chi ha scoperto questo “tesoro”: una risposta le arriverà sicuramente a breve.
Spazio poi a lezioni e workshop, presso il Campus universitario locale (un complesso fatiscente, bisogna dire, la cui architettura riporta la mente al regime titino) dove docenti e ricercatori croati e scozzesi hanno esposto il proprio lavoro sul “tema blu”: n'è uscito un quadro piuttosto tragico, dovuto soprattutto al folle inquinamento di mari e oceani. Sono 8 milioni, infatti, le tonnellate di plastica che ogni anno entrano in acqua e, nel 2050, vi sarà più plastica che pesci nel mondo marino. E l'inquinamento non si limita agli isolotti che si possono vedere a galla, ma arriva fino a 3mila metri sott'acqua, diventando “cibo” per gli animali che vivono a quelle altezze.
Lavori di gruppo e conferenza finale sono stati gli ultimi capitoli dell'esperienza internazionale per volontari e studenti, che dopo tre giorni di pioggia hanno finalmente ritrovato il sole tra lunedì e martedì. Giusto in tempo per ammirare la città storica e socializzare con altri coetanei, provenienti dai Paesi patner dell'iniziativa. Forse il target di età degli studenti era troppo giovane, in quanto erano presenti le classi terze e quarte di diversi istituti, ma questa è stato solo l'inizio di “Bluewin”: nei prossimi anni c'è la volontà di continuare su questo binario, probabilmente facendo anche di Gorizia la prossima tappa del progetto.
Risultati immediati quando si parla di un tema così importante non possono esserci, ma si può comunque coltivare la speranza che i giovani (o quantomento alcuni) che vi hanno partecipato possano muoversi verso un mondo che tratta l'acqua con maggior parsimonia. Perché non si parla solo di spreco, ma anche dell'esigenza di accedere a questa preziosissima risorsa: un qualcosa che fin dall'antichità ha portato l'umanità a combattere e non è da escludere che ciò possa ricapitare. Noi “l'oro blu” ce l'abbiamo in abbondanza, ma pensare che durerà per sempre è uno sbaglio che il futuro non ci perdonerà.
(Nella foto: il gruppo degli "esperti" italiani)