Bandiere verdi e nere di Legambiente nelle montagne del Friuli Venezia Giulia
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Giovedì, 31 Luglio 2014 14:42
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - A qualche irresponsabile bastano pochi minuti per scaricare da un ponte vecchi elettrodomestici e rifiuti di ogni genere; ci vogliono due intere giornate di lavoro - come hanno fatto i volontari di Mountain Wilderness in Val d'Arzino - per ripulire il sito.
Legambiente con quest'esempio vuole ricordare che tutti hanno il compito di proteggere la montagna da azioni sconsiderate. Ripulire costa più che prevenire.
Tale lo spirito dell'azione "Carovana delle Alpi 2014" promossa dall'associazione ambientalista che, come la Goletta Verde per i mari ed i laghi italiani, dà valutazioni positive o negative alle diverse località delle nostre montagne.
Il "check up" dello stato di salute dell’ambiente alpino assegna le bandiere verdi alle buone pratiche di gestione del territorio e quelle nere a quelle cattive.
Il 30 luglio Legambiente ha segnalato due località virtuose e due pessime nelle montagne del Friuli Venezia Giulia. Nel dettaglio, per le bandiere verdi:
- nella Valle del But, APE e Secab e Comuni della Valle del But ricevono la bandiera verde per aver avviato un piano di azione orientato all’autosufficienza energetica;
- in Val d'Arzino, Damiano Nonis ed i volontari di Mountain Wilderness ricevono la bandiera verde per la complessa e spettacolare pulizia dell’Alta Valle dell’Arzino.
Bandiere nere: Carnia Welcome, per aver sostenuto che le manifestazioni motoristiche in alta quota fanno bene all’ambiente; Edipower: segnalazione per una possibile prossima bandiera nera per il progetto di sfangamento del Lago di Verzegnis, che rischia di far riversare 35.000 metri cubi di fango nel torrente Ambiesta distruggendo l'ecosistema locale.
"I “pirati” delle Alpi - sottolinea il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza - hanno in comune una visione distorta della valorizzazione turistica del territorio, favorendo così una selvaggia speculazione"
Cogliati evidenzia che "L’attenzione che si sta affermando per le aree interne, anche nella nuova programmazione dei fondi comunitari, ci conferma che oggi c’è una domanda nuova di sviluppo per le aree montane".
Per Legambiente "La crisi ambientale, sociale ed economica esplosa intorno ai grandi centri urbani crea una diversa attrattività sociale per queste aree e può indurre un ritorno al protagonismo della montagna".
"Per il rispetto degli equilibri ecologici e sociali dell’intero territorio è ormai urgente abbracciare un diverso modello, dove le smart city possono intrecciarsi e sostenersi vicendevolmente con le smart mountain".
"Ecco che allora appaiono fuori tempo e fuori luogo tutti quei progetti che non hanno ancora incorporato il concetto di limite di sfruttamento per risorse naturali come acqua, suolo e biodiversità, tanto da rischiare di condannare sé stessi e il territorio al suicidio nel giro di poco tempo".
"Non capire che oggi le aree montane devono inventare un proprio modello di sviluppo e non imitare quello della pianura è una grande sfida culturale che ha in gioco il benessere di intere popolazioni".