Laguna di Grado e Marano, prosegue l'indagine su truffa e peculato nella gestione del sito inquinato
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Mercoledì, 09 Gennaio 2013 10:58
- Scritto da Tiziana Melloni
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Udine - Sempre più complessa la situazione del Sito inquinato della Laguna di Grado e Marano. Una convocazione per l'11 gennaio è stata inviata dalla Procura ai tecnici dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), chiamati a Udine insieme con i professori universitari i cui studi sono stati citati nelle relazioni (Stefano Covelli, Antonio Brambati, Paolo Centola e Guido Perin), per chiarire l'effettiva entità dell'inquinamento.
All'incontro, che si svolgerà nella sede dell’ex questura, parteciperà anche il pm della Procura di Roma Alberto Galanti, su incarico del procuratore Giuseppe Pignatone, che ha aperto un'inchiesta parallela sul caso. Nel pomeriggio il tavolo si sposterà in Regione a Udine, per un incontro con il nuovo commissario ad acta Giovanni Petris, incaricato dal Presidente del Consiglio dei Ministri di curare il subentro della Regione Autonoma Fvg nella gestione della criticità socio-ambientale in Laguna.
La vicenda si protrae ormai da diversi mesi. Il 26 luglio del 2012 furono resi noti i risultati di una lunga indagine coordinata dal sostituto procuratore udinese Viviana Del Tedesco. Secondo l'inchiesta, l'area inquinata, individuata nel 2001, negli anni successivi venne ampliata in modo indiscriminato, senza neppure interpellare i comuni interessati.
Vi fu un enorme sperpero di denaro pubblico per piani, progetti, esperti e personale di vario genere, aziende incaricate di rilievi. Il tutto senza risolvere nessun problema e con la concessione di nove proroghe, in totale assenza di controlli. Secondo gli inquirenti di Udine, solo una piccola parte del sito sarebbe realmente da bonificare, quella cioè più prossima alla zona industriale. I reati di peculato e truffa ammonterebbero, secondo la procura, a decine di milioni di euro.
Il caso della Laguna è del resto molto simile a quello di altri siti inquinati, tanto che è stata nominata in Senato una Commissione d'inchiesta, giunta a conclusioni sconcertanti. Nel documento consegnato all'assemblea il 17 dicembre scorso si legge che "in molti casi l'emergenza non avrebbe rappresentato altro che la necessaria premessa per lo sperpero di denaro pubblico da parte di soggetti che hanno inteso l'emergenza stessa esclusivamente come uno strumento di arricchimento a scapito della collettività".
"Paradossali sono i casi di commissariamenti protratti anche per decenni, caratterizzati dal sistematico ricorso a procedure di affidamento diretto dei servizi, dall'utilizzo di ingenti risorse pubbliche senza che sia stato parallelamente avviato in maniera efficace il procedimento di bonifica".
Alla Laguna di Grado e Marano la Commissione d'inchiesta ha dedicato alcune decine di pagine, in cui si legge, tra l'altro: "le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Udine hanno messo in discussione non solo la struttura commissariale creata per la gestione del Sito inquinato, ma anche le attività di caratterizzazione effettuate e la loro utilizzabilità ai fini della programmazione della bonifica".
Vale a dire che anche i dati relativi alla concentrazione di sostanze inquinanti non sarebbero affidabili. Nel documento del Senato sono riportate alcune osservazioni del procuratore Del Tedesco riguardanti la difficoltà di individuare analisi di laboratorio false: "Nell'articolo 483 del Codice penale è prevista la sanzione del falso ideologico nel caso in cui si effettui un'analisi falsa, ma c'è un vuoto di tutela perché è impossibile dimostrarlo". "Io non potrò dimostrare che è stata svolta un'analisi falsa - prosegue Del Tedesco - se non c'è la norma che prescrive alla società di raccogliere il campione, di raccoglierlo in maniera rappresentativa e di assumersi la responsabilità di ciò che è stato portato via".
Una matassa intricata, che gli inquirenti stanno tentando di sciogliere da mesi. Tra i soggetti coinvolti in regione, gli ex commissari Paolo Ciani, Gianfranco Moretton e Gianni Menchini; gli istituti incaricati di verificare l'inquinamento, tra cui l'Arpa; le società Caffaro, Nautilus e Sogesid.