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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

“Io odio gli italiani” debutta al Miela: intervista alla regista Valentina Paiano

“Io odio gli italiani” debutta al Miela: intervista alla regista Valentina Paiano

Trieste -  Debutta al  Teatro Miela per la serie “altri percorsi”, domani giovedì 16 e venerdì 17 aprile alle ore 21 “Io odio gli italiani” – Gonars” regia di Valentina Paiano, con Chiara Di Marco e Paolo Miloro.

Zofia è una bambina debole e arrabbiata: i patimenti nel campo di Rab, il dolore d’aver visto fucilare il padre e morire di stenti la mamma l’hanno segnata. Vlado è un artista, la guerra gli ha portato lutti e prigionia: ma ogni giorno cerca la bellezza che conosceva “prima” e insegnava ai suoi studenti. I due sono uniti dalla comune terra d’origine, l’ex Jugoslavia, dalla solitudine e da una reciprocità delicata che nasce durante la loro dolorosa permanenza nel campo di concentramento fascista di Gonars.

Abbiamo chiesto alla regista di parlarci dello spettacolo.

Cosa ti portata a scrivere un testo come "Io odio gli Italiani" ?

Lo stupore di scoprire un pezzo della storia italiana ai più sconosciuta.

Un giorno entro in ufficio e trovo sulla mia scrivania un fumetto con un post-it di un amico con scritto: “leggilo, così poi lo mettiamo in scena…”

E così attraverso il fumetto di Davide Toffolo “Il Freddo d’Italia”, vengo a contatto con la storia di due bambini rinchiusi in un campo di concentramento in Italia. È bastato poco perché io e Paolo Miloro ci ritrovassimo a scrivere lo spettacolo “Io odio gli italiani”. Abbiamo iniziato a studiare le poche testimonianze che con difficoltà riusciamo a trovare, scegliendo di scrivere un testo che utilizzasse solo parole storicamente documentabili, come per esempio l’intervista a Herman Yanez, con la voce del quale si chiude lo spettacolo. Il fumetto ci ha dato l’ispirazione per lo stile teatrale da utilizzare: poche parole, lunghi silenzi e la noia del far nulla contro cui i deportati dovevano combattere.

Grazie a questo spettacolo abbiamo la possibilità di far emergere quella parte di storia che gli italiani sono stati capaci di seppellire. Attraverso lo strumento “teatro”, abbiamo la fortuna di parlare con le persone e quindi di raccontare quello che abbiamo scoperto. E sentiamo il dovere di farlo per dire, contestare e nel nostro piccolo togliere la benda che purtroppo, senza nemmeno saperlo, abbiamo indosso.

Zofia, una bambina che vive la tragedia della guerra, emblema di tante storie come la sua, ci racconti?

La storia di Zofia e Vlado è la storia di una figlia e di un padre, di una bambina e di un uomo, che sono stati travolti dalle conseguenza di una guerra. Tutte queste storie sono inevitabilmente un emblema di una realtà che noi non possiamo far altro che leggere e studiare. Credo però che la cosa più importante per noi, da italiani, sia prendere consapevolezza di essere stati anche dei carnefici, che il fascismo porta con sé delle verità che abbiamo il dovere di conoscere e che questa storia ci riguarda un po’ più da vicino. Per questo non diventa più o meno importante di tutte le tragiche storie che abbiamo la possibilità di conoscere, ma ci dovrebbe insegnare a cercare sempre un po’ più là nelle pagine della storia quelle che sono state le azioni degli uomini. Forse parlando del nostro Paese, riusciamo a sentirla più vicina.
 

Questo spettacolo andrà in scena, anche, per gli studenti che conosceranno attraverso questo episodio, l'esperienza del sentire, vedere e quasi toccare la guerra, quale messaggio vorresti si portassero a casa?

Il desiderio di documentarsi, di pretendere di conoscere, di essere attivi e consapevoli nelle scelte, di dubitare, di prendere posizione, di essere curiosi. Spero che loro possano un giorno riconoscersi in un paese che sia all’altezza delle proprie azioni come oggi (parere personale) l’Italia non è. Vorrei che riflettessero sul significato dei concetti razzismo e superiorità, pensare e agire, e su cosa ci rende nel mondo davvero “brava gente”.

 

 

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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