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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Francesco Gusmitta in scena con il monologo “Yossl Rakover si rivolge a Dio” al Teatro Rossetti.

Francesco Gusmitta in scena con il monologo “Yossl Rakover si rivolge a Dio” al Teatro Rossetti.

Trieste - Intenso e suggestivo ed a tratti di una violenta dolcezza il monologo che Francesco Gusmitta, attore triestino, ha messo in scena alla Sala Bartoli del Teatro Stabile di Trieste il 28 aprile e che si ripeterà  stasera 29 aprile sempre alle ore 21.

“Yossl Rakover si rivolge a Dio” di Kolitz Zvi, questo il titolo del monologo, è l'ultimo racconto di Yossl, un uomo di quarantatre anni, combattente-resistente nel ghetto di Varsavia sotto l'assedio delle truppe naziste.

Yossl ha già perso tutto, una moglie, sei figli, una numero infinito di amici, il suo mondo non esiste più, eppure la sua fede in Dio è ancora accesa, incrollabile.

Ed è su questa incrollabile fede che il protagonista centra tutto il suo dialogo con Dio, un dialogo in cui oramai egli si sente spogliato di tutto ciò che nella vita lo rendeva un uomo, amore, famiglia, affetti, ma che allo stesso tempo, nella sofferenza dell'essere stato spogliato da se stesso, gli permette la lucidità estrema; mettere all'angolo l'entità Dio e chiedergli: “Bene, ora che mi hai tolto tutto... cosa avrò io, che ancora credo in te?”

La risposta naturalmente non c'è, i dubbi espressi da Yossl, a suo stesso dire, con sofferenza e dignità senza mai usare urla e strepiti come solo un vero ebreo sa fare, lo portano a sintetizzare i grandi interrogativi esistenziali che sono peraltro il centro cosciente di qualsiasi essere umano a prescindere dalla sua fede e cioè: “Dove ci porta il dolore quando sembra non finire mai?”

Yossl trova la sua risposta nell'atto della morte, già all'inizio del monologo comunica che delle tre bottiglie incendiarie che ha davanti a se, una sarà per se stesso, e per la sua liberazione da una vita che ormai non gli lascia scampo.

Un'altra la userà contro i nemici, come già ha fatto, dice. E spera di trarne ancora un’intensa gioia perché è talmente infinita la ferocia con cui gli ebrei vengono perseguitati e uccisi, racconta Yossl, da fargli trovare gioia nella morte di esseri umani “nemici” come non avrebbe mai creduto possibile.

L’ultima bottiglia, Yossl Rakover, la userà per lasciarci dentro la lettera che sta scrivendo, e che sta raccontando alla platea sotto il rumore delle bombe, qualcuno potrebbe trovarla, pensa, e capire il suo lancinante dolore di uomo e di ebreo leggendo quello che in fondo è il suo testamento esistenziale.

Di grande impatto la presenza scenica di Francesco Gusmitta, che in questo monologo da prova della sua ormai trentennale esperienza scenica.

Coadiuvato dalla musica del Maestro Massimiliano Doninelli e per la regia di Mariasandra Calacione “Yossl Rakover si rivolge a Dio” è una di quelle rappresentazioni teatrali che varrebbero diverse repliche da presentare anche e soprattutto ai giovani perché come sempre si afferma, ma non è mai abbastanza, comprendere e ricordare serve a non perpetrare gli errori.

 

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