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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Max Fabiani e l'anima del mondo”: magnifica opera di Giulio Costa e Diana Höbel.

Max Fabiani e l'anima del mondo”, magnifica opera di Giulio Costa e Diana Höbel.

Trieste - Il pubblico stretto sui sedili dell’aula gremita, molti gli spettatori rimasti in piedi, appoggiati alle pareti, ma  tutti col fiato sospeso, rapiti, commossi da uno spettacolo che definire ben riuscito sarebbe riduttivo.

Un Giulio Costa e una Diana Höbel in splendida forma hanno dato vita al loro brillante testo teatrale portandolo in scena con un tempismo impeccabile e con l’inaspettata e godibilissima partecipazione anche drammaturgica dei musicisti, Paolo Cervi Kervischer e i Baby Gelido.

Certo, si è trattato di un'anteprima e per di più in un'aula universitaria. Gli autori ci tengono a specificarlo. Una rappresentazione concepita per il teatro è stata presentata al pubblico in uno spazio affatto ideale per un evento scenico. Eppure il dover adattare la drammaturgia a degli spazi poco adeguati ha forse, paradossalmente, contribuito a dare al pubblico un'idea di vicinanza e di partecipazione agli eventi privati dei personaggi.

I ruoli si scambiano, gli attori sono ora protagonisti, ora narratori, ora spettatori; il testo teatrale si snoda in un flusso che è ora riflessione, ora dialogo, ora racconto.

Sul fondo della scena compaiono le immagini degli edifici, dei ponti e dei giardini realizzati da Fabiani, aprendo le porte di una dimensione quasi onirica guidata dalle voci degli attori. La figura dell'artista Paolo Cervi Kervischer – poi impegnato al sassofono –, che all'inizio della rappresentazione modella un busto in creta, si sovrappone a quella di Max Fabiani immortalato nel ritrarre la madre.

Lo spettacolo si articola in un continuo dialogo degli attori con lo schermo e con il pubblico, fra le immagini e la musica, fra narrazione e sogno.

Coinvolgente, divertente, sul finale toccante, il testo scritto da Costa e dalla Höbel è, oltre che una celebrazione del grande architetto, un invito a riflettere sulle potenzialità dell'essere umano, sulla capacità di ricostruire e di ricostruirsi, sulla volontà di creare ponti di comunicazione, sul sapersi reinventare quando si è perso tutto.

Una speciale menzione di merito per i Baby Gelido, che entrano in scena nelle vesti inedite di attori, letteralmente piombando nello spazio della rappresentazione impersonando gli architetti Wagner – l'impetuoso e moderno – e König – il contemplativo ed esteta – che intavolano un dibattito sull'architettura sorprendentemente comico. La tendenza moderna razionalista di Wagner si traduce poi nei suoni elettronici dei sintetizzatori di Daniele Mastronuzzi, mentre il gusto classico e decorativo di König viene interpretato dalla chitarra di Stefano Mastronuzzi. Le diverse sonorità si combinano in un connubio di armonie che descrivono quell'accordo di funzionalità e bellezza rappresentato dall'architettura di Fabiani. Il lungo lavoro dei musicisti ha portato alla creazione di brani originali altamente evocativi che guidano le scene più toccanti accrescendo l’emotività della rappresentazione, e che si inseriscono nella drammaturgia non solo accompagnando i personaggi ma narrandone il sogno, la memoria, le suggestioni.

L'atmosfera di un passato ancora recente e tangibile aleggiava nell'aula della Scuola Superiore di Lingue Moderne, ex hotel Balkan, edificio progettato da Fabiani come centro polivalente e multiculturale, sintesi della sua identità tanto italiana quanto austriaca e slovena. Un tema ancora attuale e percepibile sul nostro territorio, crocevia di storia e di culture diverse.

Una rappresentazione da rivedere, riascoltare,  riguardare, che merita certamente delle repliche e un palcoscenico per Max Fabiani e l'anima del mondo.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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