“I mille Occhi” apre con Nostra Signora dei Turchi, capolavoro di Bene alla presenza di Lydia Mancinelli
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Lunedì, 12 Settembre 2016 22:27
- Scritto da serenella dorigo
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Trieste - Si apre con il capolavoro di Carmelo Bene Nostra Signora dei Turchi, alla presenza della protagonista Lydia Mancinelli la quindicesima edizione del festival I Mille Occhi. L'evento è in collaborazione con CSC-Cineteca Nazionale che ne ha curato il restauro nella sua versione integrale.Sette giorni d'intense visioni tra anteprime e riscoperte assolute, senza confini né limiti all'amore per le infinite forme del cinema, con tutte le proiezioni e gli incontri a ingresso libero.
Diretto e messo in scena da Sergio M. Grmek Germani, I Mille Occhi – Festival internazionale del cinema e delle arti festeggia quest'anno i suoi primi 15 anni, riaffermando l'inconfondibile poetica - critica e curatoriale – che ne ha contraddistinto tutte le precedenti edizioni:l'esplorazione libera e trasversale del cinema d'ogni tempo, senza apriorismi né discriminazioni geografiche, storiografiche, tematiche o di genere;il dialogo con le altre arti (teatro, letteratura, poesia, musica, arti visive...) in eclettici intrecci culturali che trovano origini e sponde nel cinema senza mai esaurirvisi; l'attenzione per i formati del cinema, ritenendo essenziale riproporre i film girati in pellicola nel loro formato originario e ricorrendo al digitale solo in caso di accertata irreperibilità delle copie; non ultima, la vocazione a esplorare i margini e le zone d'ombra del cinema, in modo particolare italiano, senza per questo abbandonare i grandi autori che non cessano di essere rivelatori della vera identità del festival come del cinema tutto (di ieri e di oggi).
A partire da Roberto Rossellini, che con il suo controverso film biografico su Alcide De Gasperi dà il nome all'associazione che indice il festival e allo stesso Premio Anno Uno, il riconoscimento con il quale ogni anno I Mille Occhi omaggiano la grandezza di un cineasta contemporaneo, che con particolare forza emerge da un'ultima opera ancora troppo poco valorizzata dall'establishment festivaliero o dalla critica del nostro tempo.
L'edizione di quest'anno – dal 16 al 22 settembre al Teatro Miela di Trieste, con anteprima a Roma il 13 e 14 settembre, al Cinema Trevi – Cineteca Nazionale - sceglie di premiare un regista vicino al festival triestino non solo geograficamente, lo sloveno Vlado Škafar, proponendone la personale completa, affiancandovi la mostra della pittrice e musa Joni Zakonjšek. L'omaggio al giovane cineasta, noto per essere anche il cofondatore della Cineteca Slovena e del festival Kino Otok di Izola, conferma l'interesse dei Mille Occhi per il cinema più vitale del cuore d'Europa: curato dalla drammaturga Mila Lazić, co-fondatrice del festival insieme a Sergio Germani, culminerà nella serata di chiusura con l'assegnazione del Premio Anno Uno per il suo ultimo film, la coproduzione italiana Mama, proiettato in anteprima nazionale.
A conferma del fatto che I Mille Occhi intendono smentire anche quest'anno “l'idea che solo il cinema appena realizzato sia rivolto all'oggi” come ricorda Germani, un'ampia parte del programma 2016, curata da Olaf Möllerad ampliamento della retrospettiva del festival di Locarno, si concentra sul tema più che mai urgente ed attuale dei migranti e degli esuli visto attraverso una selezione di film tedeschi dell'era Adenauer in significativo confronto con le attuali politiche dell'Europa comunitaria, proponendo film da riscoprire di autori come Harald Braun (Herz der Welt e Solange Du da Bist) eG.W. Pabst (A Modern Hero), e tornando con due ulteriori film sull'oscura grandezza diFrank Wysbar, a cui Möller aveva già dedicato una prima personale nella scorsa edizione del festival.
Con la consueta attenzione ai punti d'incontro tra distinte autorialità del cinema, vi saranno alcune anteprime di film che legano diverse generazioni di cineasti, artisti e presenze femminili: la storica ospite e collaboratrice del festival Jackie Raynal presenta i sue due ritratti filmati del cineasta sperimentale Jonas Mekas, Notes on Jonas Mekas e Reminiscences of Jonas Mekas (realizzato su invito di André S. Labarthe per la serie Cinéastes de notre temps); mentrel'attrice icona di Walerian Borowczyk Marina Pierro sarà ospite del festival e al centro del suo trittico registico realizzato in collaborazione con il figlio pittore Alessio Pierro, proposto al festival da Cecilia Ermini: si tratta della serie di cortometraggi Floaters, In versi e Himorogi, i cui due primi tasselli video vengono presentati in anteprima assoluta in una versione appositamente rimontata per quest'edizione dei Mille Occhi.
Lo sconfinamento verso le altre arti continua e si approfondisce con gli omaggi a due grandi personalità letterarie del secondo '900, il friulano Siro Angeli e il palermitano Franco Scaldati, quest'ultimo in un ricordo curato da Fulvio Baglivi attraverso il cinema di Franco Maresco.
Al primo dei due poeti, anche drammaturgo e sceneggiatore per il cinema, è dedicato l'evento speciale di presentazione del Fondo a lui intitolato e curato da Germani presso la Cineteca del Friuli, alla presenza diAntonutti, Dorigo, Jacob e Zanetti, in ricordo del 40° anniversario del terremoto in Friuli e con un omaggio al giornalista e storico Guido Botteri, direttore della sede RAI del Friuli Venezia Giulia. Se di opere che conversano con la figura di Angeli, si proporranno in particolare quattro titoli tra film, documentari e addirittura programmi radiofonici (55'' come secoli), del drammaturgo siciliano Franco Scaldati si vedrà un trittico di opere su di lui centrate e tutte realizzate dal grande Franco Maresco, regista Premio Anno Uno 2013, del quale saranno proiettati a Trieste il film biografico Gli uomini di questa città io non li conosco, presentato nel 2015 fuori concorso al festival di Venezia, il programma televisivo realizzato con Daniele Ciprì, e infine un montaggio inedito realizzato appositamente per I Mille Occhi, a partire da materiali inediti del lungometraggio di Maresco.
Il capolavoro muto di Elvira Giallanella Umanità sarà proiettato con accompagnamento musicale di Francesca Bergamasco alla voce e Alessandro Fogar al live electronics. In collaborazione con la Cineteca del Friuli anche per l'omaggio a Luca Comerio organizzato con Le Giornate del Cinema muto (e un prosieguo della già avviata rassegna sulla Grande Guerra, con il preziosissimo recupero del film televisivo Gli ultimi giorni dell'umanità di Luca Ronconi, da Karl Kraus), I Mille Occhi ribadiscono di voler ricordare i più grandi registi del cinema italiano anche dal primo giorno di proiezioni, con l'anteprima assoluta di un film di Mario Camerini che si riteneva perduto da decenni, Il documento (1939), ritrovato e restaurato dalla Cineteca del Friuli nella collezione del veneto Gian Maria Buffatti, presente alla proiezione con il figlio Michaël, il direttore della Cineteca Livio Jacob e la figlia del regista Manitta Camerini, da quest'anno entrata a far parte anche del direttivo del festival.
A seguire, sempre durante la giornata inaugurale e a ricordare l'ultimo passaggio al cinema di quello stesso Ruggero Ruggeri che svetta dal cast dell'importante recupero cameriniano, si terrà un evento altrettanto speciale realizzato in collaborazione con CSC-Cineteca Nazionale, con la proiezione della versione integrale inedita del primo lungometraggio di Carmelo Bene Nostra Signora dei Turchi (1968), restaurata dalla stessa Cineteca (la quale, sempre in fatto di capolavori ritrovati, permetterà ai Mille Occhi di proporre anche la rara versione estesa di Paisà di Roberto Rossellini), in contemporanea nella stessa giornata alla videoproiezione del girato integrale del film, e proiettata all'attesissima presenza dell'attrice feticcio di Bene Lydia Mancinelli.
Ma i percorsi dei Mille Occhi tra le infinite storie del cinema italiano non si fermano certo alle pietre miliari già conclamate: dal secondo appuntamento con I figli di nessuno del collezionista e collaboratore del festival Simone Starace, con rarissimi film italiani fortunosamente recuperati in pellicola dopo decenni d'oblio (tra i titoli più sorprendenti, Teheran, co-diretto dal triestino Giacomo Gentilomo e introdotto al festival dal critico e giornalista de Il giornale Maurizio Cabona) alla prima parte di un percorso di riscoperta pluriennale di cineasti veneti ingiustamente dimenticati da ogni storia del cinema, involontari propugnatori di un'idea di cinema “lontana da Roma” e oggi pienamente meritevoli di essere riscoperti e restituiti al nostro presente (dal rodigino Renato Dall'Ara, avventuroso ed emarginato cineasta degli anni '60,al padovano Walter Santesso, noto solo come interprete del Paparazzo ne La dolce vita di Fellini eppure autore rigoroso di originali e personalissimi film per ragazzi).In stretta relazione con la discussa centralità cinematografica di Roma, infine, nonché di ulteriore rimando allo stesso Carmelo Bene e ai fermenti non solo cinematografici del '68, non sono da dimenticare le meraviglie scelte dalla collezione di pellicole dell'Officina Film Club, in una selezione di film curata dai suoi animatori Paolo Luciani e Cristina Torelli, con l'epocale film manifesto di quasi 4 ore Anna di Grifi e Sarchielli, l'apolide Claro di Glauber Rocha con Bene e il Tony Scott già filmografato con commozione da Franco Maresco, Ciao Renato! sul leggendario assessore alla cultura di Roma Renato Nicolini, e le due versioni italiano/francese di Bella di notte, suggestiva visita guidata da Luciano Emmer tra le bellezze di Villa Borghese.
Il festival è finanziato da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Fondazione Kathleen Foreman Casali, con la collaborazione dei Civici Musei del Comune di Trieste, la main partnership di Cineteca del Friuli e CSC-Cineteca Nazionale, la quale offre gentilmente anche lo spazio al Cinema Trevi e numerose copie rare per i giorni di programmazione a Trieste. Il festival vanta inoltre la collaborazione della Cineteca di Bologna e di altri archivi italiani ed europei.