“Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet”: un inno all’infanzia
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Mercoledì, 03 Giugno 2015 18:53
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Trieste - Tra montagne, campi di mais e pianure verdeggianti in un ranch sperduto del Montana, vive una famiglia bizzarra e stranamente assortita isolata dalla civiltà industrializzata.
Il protagonista è T.S. Spivet, un bambino prodigio il cui principale passatempo è disegnare modelli meccanici e costruire nuove invenzioni, figlio di una madre ansiosa e pasticciona con l’hobby dell’entomologia e di un padre cowboy vecchio stile, introverso e rude. Ha un fratello gemello vivace ed impavido, che si diverte a sparare “a tutto ciò che si muove”, e una sorella teenager annoiata la cui aspirazione è di partecipare a miss America.
Un giorno T.S. riceve una telefonata da un istituto scientifico in cui gli comunicano di ritirare un prestigioso premio per aver realizzato una macchina ingegnosa. Poco dopo accade però un terribile incidente che vede coinvolti i due fratelli e che cambierà gli strani equilibri della famiglia. Preso dal senso di colpa, il brillante bambino decide di lasciare la casa alla volta di Washington D.C., intraprendendo un viaggio che lo porterà ad attraversare gli Stati Uniti e a conoscere personaggi molto singolari.
Originalissimi i soggetti, così come il modo di raccontare le storie, sempre ricco di didascalie, di immagini, di descrizioni sonore e grafiche, marchio di fabbrica del fantasioso regista francese, conosciuto soprattutto per Amélie. Jeunet è, anche in questo film, co-sceneggiatore, col suo ormai celebre stile tra fiabesco e semiserio, dove dà sempre grande risalto alla caratterizzazione dei personaggi. La sua è una dimensione infantile che richiama esplicitamente il mondo adulto, un mondo che sottovaluta, come nella scena del professore universitario che conosce T.S. durante una lezione, o ignora (in scene diverse, con suo padre e sua madre), a torto, quello dei bambini, da cui anche gli adulti, come ci fa “vedere” il regista, possono imparare tanto.
In programmazione nelle sale di Trieste.
Daniele Benvenuti