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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

All'asta (con ribasso) il castello delle fiabe

All'asta (con ribasso) il castello delle fiabe

Firenze - Il paese di Leccio, nel comune di Reggello in Toscana, a circa 30 km da Firenze, è sovrastato dal castello di Sammezzano. Si tratta di un luogo circondato da un alone di mistero e magia, immerso in un vasto parco su una collina. Data la sua particolare posizione, è sconosciuto ai più, pur essendo una delle meraviglie della Toscana.

A contribuire a dare voce alla sua scarsa popolarità, è stato il film ''Il racconto dei racconti'', diretto da Matteo Garrone nel 2015, di cui è stato il set per diverse scene e proprio per la sua misticità e segreta bellezza.

L'edificio principale fu costruito nel 1605 dalla famiglia Ximenes d'Aragona, anche se la storia del luogo viene fatta risalire all'epoca romana. A renderlo così speciale e unico nel suo genere fu il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona, che lo riprogettò tra il 1853 e il 1889. Costui, poco rinomato come il suo castello, fu ingegnere, architetto, politico, scienziato, bibliofilo e botanico, ed ebbe un ruolo rilevante nella vita fiorentina di quei tempi.

Nel dopoguerra fu trasformato in un hotel di lusso, con ristorante e camere in cui poter soggiornare. Nel 1990 cessò la sua attività e nel 1999 venne venduto ad una società italo-inglese. Da allora non è più visitabile liberamente e versa in un totale stato di abbandono, subendo furti e atti di vandalismo. Recentemente, a maggio 2015, è stato messo all'asta per un valore di 20 milioni di euro, che si è abbassato ad ottobre a 15 milioni viste le poche richieste di acquisto e il crollo del mercato immobiliare. 

Nel 2012 è stato istituito il comitato FPXA (acronimo del marchese) formato da volontari che, pur non avendo il diretto controllo sulla proprietà, si preoccupa di accordarsi con la ditta che ne è proprietaria per organizzare delle visite guidate al castello 3/4 volte all'anno, promuovendo la conoscenza della vita, dello studio e delle idee del marchese Ferdinando Panciatichi e del suo castello.

Visitare questo luogo misterioso e fiabesco risulta dunque molto complicato ed è un privilegio riservato a pochi fortunati, in quanto ogni anno pervengono circa 11mila richieste anche dal di fuori dell'Italia e ne vengono accettate solo 800 per volta.

Qui sotto la galleria fotografica

Il castello è ben lontano dal riprodurre uno stile medievale, quanto, invece, rappresenta un esempio di architettura moresca. I suoi interni sono stati realizzati traendo ispirazione dall'Oriente, da paesi come l'India e la Persia. Se la facciata esterna sembra riprendere il mausoleo indiano del Taj Mahal, gli interni ereditano i tratti dell'Alhambra di Granada. Questo gusto artistico eclettico, visionario e ricco di simbolismi proietta l'osservatore in un'atmosfera da ''Mille e una Notte''.

All'interno del castello vi sono circa 365 stanze, una per ogni giorno dell'anno e ognuna è diversa dall'altra, nessuna si ripete e tutte possiedono particolarità e forme uniche nel loro genere. A ciascuna sono stati assegnati nomi e funzioni differenti. Difatti, ad esempio, vi sono l'ampia Sala da Ballo, la rilucente Sala degli Specchi e la sfarzosa Sala dei Pavoni. Attraversandole, pare di ritrovarsi in Oriente e di percorrere un sentiero dall'India alla Spagna, tra scritte in sanscrito e in latino, vetrate colorate, testimonianze di vita e simboli. Talmente è vasta la ricchezza artistica del palazzo, che, camminando al suo interno, si è incapaci di concentrarsi su una singola peculiarità, dal momento che si rimane abbagliati dalla quantità di dettagli, colori e frasi.

Dunque, l'esterno dell'edificio, che potrebbe sembrare un vecchio e comune maniero, trae in inganno i visitatori. Una volta entrati, vengono infatti investiti da un arcobaleno di colori e da un'esplosione di fantasmagorici particolari, di fronte ai quali non si può restare se non a bocca aperta.

Gli interni e le decorazioni sono stati eseguiti in gesso e, insieme ai mattoni, le piastrelle e gli stucchi, sono stati realizzati  in loco da manodopera locale sotto l'attenta guida di Ferdinando Panciatichi.

Costui, oltre a realizzare quest'opera unica e inimitabile, si è dedicato anche alla cura del parco in cui è immerso il castello. Esso, con i suoi 8 ettari, è il 5° parco più esteso della Toscana. Il marchese vi piantò sia specie arboree locali che indigene (circa 134, di cui ne sopravvissero solo 37). Ad oggi sono presenti esemplari di araucaria, tuja, yucca, querce, palme, aceri e così via. Al suo interno si trovano diversi alberi secolari, tra i quali una sequoia (detta ''sequoia gemella'') di oltre 50 metri, l'albero più alto della Toscana e il 5° in Italia.

Dunque, oltre a rappresentare un importante pezzo del patrimonio artistico italiano, possiede anche un importante valore per i botanici.

Tullia Calogiuri

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