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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Triestiner" a tutta Forza

Massimiliano Forza, nasce a Trieste, contrabbassista e autore di musiche di scena per i più importanti teatri italiani. Talentuoso scrittore ha dato alla luce  “Triestiner”,  suo ultimo romanzo. Ambientato a Londra è la storia surreale e poetica di una piccola comunità di triestini che nella capitale britannica conducono una sorta di esistenza bohémien. Triestiner è quasi un inno alla triestinità nella valenza di una possibile redenzione, su quella città a confine, tra quel mondo di frontiera fatto di donne algide e di uomini fragili, incapaci di vivere senza un confine.

Abbiamo dialogato con Massimiliano Forza per avvicinarci al romanzo.

Triestiner, storie di triestini che vivono a London, rappresenta il paradigma di una Trieste che molti non conoscono. La città del "No se pol" del "Via da Trieste", ma Trieste è anche altro, e il tuo libro  ci offre una prospettiva nuova. Vuoi condividere con noi da quale urgenza personale nasce questo tuo ultimo romanzo?

Non c'è nulla di personale che voglio sottolineare, né alcuna urgenza personale. Triestiner non è soltanto legato a Trieste, è semmai un pretesto per raccontare situazioni che accadono nella vita, nella provincia, in un gruppo di migranti. Ovviamente è una mia visione. Ma è anche,Triestiner, il racconto del tramonto della giovinezza dei suoi protagonisti. La perdono in quelle strade fredde e bagnate, ridendo, scherzando, sforzandosi per quanto gli è possibili di evitare la durezza della realtà, illudendosi di poter restare eternamente uguali.  

Ironia, pietas, a volte anche, uno “sfogo caustico” investono la tua scrittura, regalando al testo un ritratto dei Triestiner, nella loro accezione meno conosciuta. Ci vuoi dire chi sono i Triestiner che tratteggi?

Triestiner è una grande allegoria sulla triestinità. Non c'è rabbia né risentimento nelle mie parole. Non ne ho motivo. London mi ha offerto la possibilità di raccontare in maniera diversa certe sfumature del vivere e della gente. I Triestiner sono dei personaggi legati alla mia immaginazione, a certi passaggi della mia vita, alle tante voci che ho ascoltato lungo il mio cammino. La realtà in una trasfigurazione artistica, letteraria ma anche pittorica, non è che la visione di chi la realizza.

La comunità Triestiner non esiste, l'ho inventata io, componendola attraverso voci e racconti ascoltati per decine d'anni e annotati sul mio taccuino. Una frase, un gesto, un volto, un incontro, hanno detonato storie e volti dei miei Triestiner. Javier Cercas, in un suo saggio sul romanzo intitolato "Una passeggiata nel lato selvaggio", afferma che gli scrittori - ma anche i pittori - tendono a riportare nelle loro opere la realtà, però in una loro visione personale. Cercas sapientemente scrive: "Perché ogni romanzo é sempre, in fondo, autobiografico, nella misura in cui il romanziere vi riversa, mascherandola sotto molteplici vesti fino a renderla irriconoscibile, la propria esperienza esistenziale".  E la mia esperienza esistenziale, è viva in ogni personaggio del libro. 

Triestiner sono degli archetipi, che rendono universale la particolarità dell'essere triestini, consentimi, forse nella loro accezione più bizzarra, ti sentiresti di dire che è una questione identiaria?

Sono delle categorie e sottocategorie umane. Sono delle maschere di ieri e di oggi. I Triestiner sono presenti in molte micro comunità sparse nel mondo. Possono essere anche di altre nazionalità: i comportamenti cambiano poco. Inutile cercarli soltanto nella triestinità, che certamente è molto particolare e unica, ma che nel libro è soprattutto l'occasione per raccontare altro, per dire e non dire, per far pensare e sorridere. 

Eccomi alle donne, alle babe, all' "ottima ragazza", che racconti nel tuo libro, avvicinando il lettore alle figure femminili, tipicamente triestine. Svela qualche passaggio delle donne, a chi non ha ancora letto il tuo romanzo.

Anche in questo caso parliamo di maschere. Le donne di questo libro sono gli specchi di un unico volto, quello che passando dall'ottima ragazza alla Triestiner Doc alla Karpentefer, citandone le più rilevanti, ritrae una sola donna che, a differenza dei Triestiner, guarda con interesse alla cultura dominante. Tutte loro non si accontentano dei sentimenti, anzi. Vogliono possedere, avere, stringere tra le mani qualcosa che si possa toccare. Non c'è tenerezza, in loro, né purezza. Ed è forse per questo che in tutte loro si percepisce una certa infelicità. Sono anche il volto delle tante donne di oggi, quelle che vediamo in film e serie tv come "Sex in The City", donne insoddisfatte e sole, ma assurdamente genuflesse ai comandamenti di questa società, ad una cultura dominante che le obbliga a vestiti firmati, profumi di marca, case nella parte buona della città, ristoranti alla moda, giovani amanti, mariti di convenienza: tutto questo nel vano tentativo di coprire un'insoddisfazione alla quale non riescono a sottrarsi, forse perché guidate - come nel caso dell'ottima ragazza del mio libro - da madri vampiro che le usano per riscattare la propria assoluta pochezza, madri che a mio avviso rappresentano una sottospecie umana.  


Parlaci di Renga, personaggio che caratterizza il tuo romanzo

Renga è un puro, un sognatore, un tipo onesto. E la Renga è l'unica donna positiva del libro, forse perché convertita ad una  vita, cioè da Triestiner, dopo essere stata una spietata donna in carriera. La Renga è l'unica donna Triestiner del libro. E Renga l'unico che guarda London con un certo interesse, cercando di trovare una sua collocazione, sforzandosi di fare qualcosa ed essere minimamente attivo. 

Il pianista Sivio Peteneo, rappresenta la Trieste dell'infanzia dei Triestiner, un po' anche la tua?

Il Pianista è il personaggio più atteso daiTriestiner. Egli rappresenta Un Uomo Libero. Silvio ce l'ha fatta ad essere un Triestiner ovunque. Non ha dovuto scappare da Trieste, né rifugiarsi in un piccolo mondo. Lui lo porta con sé, nel suo camper, forse perché a differenza degli altri Triestiner ha accettato le sfide della vita e le ha vinte, scegliendo poi una vita da Triestiner.

Cadice, l'isola felice, la tua isola felice, la tua parentesi alla normalità. Sbaglio?
Cadice è la possibile alternativa dei Triestiner. Ma come racconto nel testo, "La libertà esiste, però soltanto nell'illusione". Ed è forse per questo che i Triestiner preferiscono lasciarla lì, forse per assaporarne ogni tanto il profumo: quello della libertà.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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