• Home
  • Attualità
  • Cronaca
  • Spettacoli
  • Cultura
  • Benessere
  • Magazine
  • Video
  • EN_blog

Dom11242024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Si spengono i riflettori su Pordenonelegge, resta nell'aria il profumo dei libri

Si spengono i riflettori su Pordenonelegge, resta nell'aria il profumo dei libri

Pordenone - Quando ancora si stanno spegnendo i motori e si stanno smontando gli ultimi stand di questa edizione 2013 di "Pordenonelegge - Festa del Libro con gli Autori", il bilancio sembra essere andato ben oltre le migliori previsioni.

Superate le presenze dell’edizione precedente, stimate intorno alle 120mila. Ha debuttato anche la nuova formula di “azionariato diffuso”, che ha registratato oltre 800 “amici” della rassegna. Versando un contributo ci si garantiva la prenotazione dei biglietti per gli incontri, snellendo le lunghe attese generate dalle file, che non sono mancate ma sono state gestite al meglio.

Tutto esaurito sabato sera per Roberto Saviano e Stefano Piedimonte, quasi una certezza, anche se lo schermo posto al di fuori del Teatro Verdi ha soddisfatto il pubblico rimasto escluso. Non è mancata nemmeno la diretta streaming.

Non c’era che l’imbarazzo della scelta, anche per la giornata di domenica 22 settembre, a partire da Silvia Avallone con il suo “Marina Bellezza” – ed. Rizzoli - in anteprima nazionale, che parla del futuro dei giovani riuscendo con la vivacità che le è propria a regalare ai presenti l’esatta chiave di lettura del tema, oltre a spiegare con quali intenti abbia steso il ultimo romanzo.

Non da meno l’appuntamento con il poeta friulano Pierluigi Cappello, al suo primo romanzo “Questa libertà”, sempre Rizzoli, dove si intrecciano  ricordi e immagini folgoranti innervate fra la dimensione personale e il contesto storico in cui è narrata.Un itinerario della memoria che si snoda attraverso incontri, avvenimenti, luoghi e persone, che Cappello con il dono della sintesi e non solo ha saputo tradurre regalando liricità al testo e al pubblico che commosso ha risposto con una “standing ovation”. Appuntamento moderato da Stas' Gawronski ed interpretato dalle letture dell’attore Giuseppe Battiston,  che ne hanno arricchito l'intensità.

Oppure la presenza imperdibile dell’autore cinese Yan Lianke, finalista al Man Booker Prize 2013, censurato in patria per “Servire il popolo”: invettiva contro i precetti maoisti e la sua denuncia dell’epidemia dell’Aids nelle campagne del suo paese in “Il sogno del Villaggio dei Ding”, che ha presentato il suo ultimo libro “Pensando a mio padre” - ed. Nottetempo - già considerato un caso letterario.Un romanzo non solo autobiografico, non solo un omaggio al padre tanto amato e poco onorato nel giusto modo, ma un testo che racchiude una “sostanza meditativa e zen sul senso più profondo degli affetti”.
Ed anche John Banville, l’autore irlandese in corsa per il Nobel, vincitore del Book Prize 2005 considerato erede di Nabokov e Joyce, con il nuovo romanzo “Un’educazione amorosa” - ed. Guanda - intervistato da Masolino D’Amico.

Grande attesa anche per Daniel Pennac ed il suo “Storia di un corpo” – ed. Feltrinelli - che lo ha portato per la prima volta a Pordenone. “Non so nulla della maggior parte dei festival francesi e italiani. Solitamente chiedo che specialità si mangi nel posto in cui arrivo, e so che qui si mangia il frico, e lo voglio assaggiare”.
Questa volta la famiglia Maulassène si fa da parte e lascia spazio al racconto di un padre che narra di sé alla figlia e lo fa in un modo del tutto originale.
“Qui non c’è la stessa energia fisica che c’è negli altri miei romanzi, procedo per piccoli articoli un passo alla volta, questo era il tempo giusto per scrivere questo romanzo. La maturità letteraria che cercavo, anche se la maturità letteraria è un vero enigma e lo dimostra il caso letterario di Silvia Avallone con “Acciaio”: poco più che ventenne ha scritto un romanzo che racchiude contenuti che sembrano visti da vicino con una forza e precisione impensabile per una ragazza della sua età”.
Un manifesto del corpo nella sua interezza, ecco cos’è “Storia di un corpo”: non prende in considerazione il corpo nella sua bellezza, di cui tutti fanno bandiera e ostentano le doti, ma è un libro che racconta di un corpo, anche quello che è più intimo e insolito.
Forse per questo Pennac lo considera il romanzo della maturità, perché c’è tutto quello che uno scrive “perché ha il coraggio di scriverlo”. Del resto non fa mistero di aver scritto “Diario di scuola” dopo che andò in pensione (Pennac era insegnante di lettere alle superiori ndr).

E quando gli chiedono come si possa trasmettere la passione per la scrittura anche a chi non ha tempo di leggere, cosa dice? Risponde “Provate a chiedere a uno se non ha tempo per fare l’amore? Provatelo. Si può non aver voglia di leggere, ma è idiota dire di non aver tempo. Non aver tempo per leggere è come dire di non aver tempo per fare l’amore. Non so dire se è un atto che si possa trasmettere, il desiderio di lettura, io posso trasmetterlo nella misura in cui lo faccio e sono d’esempio. Si tende a considerare la lettura e la scrittura solo come valore culturale, invece sono la nostra presenza nel mondo”.
E non dimentichiamoci che “i nostri corpi ci stupiscono di continuo con uno sbadiglio o con uno starnuto.” Insomma una nuova veste di Pennac si tratteggia nel testo, che solo la lettura può dissodare.

Chiudiamo segnalando Mauro Corona al lavoro ad un nuovo romanzo, “Gli uomini freddi”, dedicato alla tragedia del Vajont, che domenica mattina al Teatro Verdi, ha dato i suoi consigli per vivere bene: “Ritornare ad apprezzare le cose semplici che abbiamo, rallentare i ritmi che sono alienanti, non farsi travolgere dall’invidia e dall’insano desiderio di apparire”.
Non si risparmia Corona che manda a dire al ministro Zanonato che anche in montagna si può creare occupazione, “con tutto il legno che abbiamo possiamo fare tante cose. Ma a chi interessa veramente?”

Un’invettiva al vivere contemporaneo a lui estraneo: “Per riempire una tanica da 30 litri d’acqua ci vuole un’ora e mezza e il panino più semplice lassù sembra un piatto da re”.

Da pochissimo Corona si è ritagliato un posto ai “confini del bosco” per ritrovare le voci della Natura. A riprova che solo se l’uomo ritornerà a creare quel silenzio che gli è necessario per ascoltarsi potrà operare scelte in linea con la sopravvivenza della specie.

Serenella Dorigo






 

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

Pubblicità

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Privacy e cookies

Privacy policy e cookies

Questo sito è impostato per consentire l'utilizzo di tutti i cookie al fine di garantire una migliore navigazione. Se si continua a navigare si acconsente automaticamente all'utilizzo. Per comprendere altro sui cookie e scoprire come cancellarli clicca qui.

Accetto i cookie da questo sito.