Sergio Mori al Twins Club 2.0 Art & Gym di Trieste
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Giovedì, 05 Settembre 2013 21:37
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Trieste - Sabato 7 settembre 2013, a partire dalle ore 19.00, al Twins Club 2.0 Art & Gym di Trieste - via Economo 5, I piano ci sarà il vernisagge della mostra di Sergio Mori composta da una sequenza di quindici tele incentrate sul tema della “Grande madre roccia”.
Sergio Mori nasce a Brindisi, ma in seguito ho vissuto gran parte della sua vita a Trieste, Ancona e a Genova. Pratica da quarant’ anni la pittura ad olio mentre, “il disegno da un po’ di più tempo - ironicamente sussurra - da sempre. I suoi maestri sono stati: suo zio Eraldo Mori Cristiani, appartenente alla scuola romana, mentre nelle sue pensate solitarie i suoi maestri sono stati Michelangelo, Leonardo, per poi approdare a De Chirico, Savinio fino a Nathan che ha destato in lui il massimo dell’ispirazione e del turbamento. Abbiamo dialogato con l’autore per capire qualcosa di più su di lui e sui sulle sue opere.
Per te Sergio dipingere è?
Per me dipingere è usare il linguaggio espressivo più consono a rivelare quello che provo rispetto alla situazione sociale e umana contemporanea.
A che punto della tua elaborazione artistica ti senti?
Penso di essere abbastanza vicino al traguardo anche se la mia mente ricerca dentro la mia immaginazione forme più essenziali e sintetiche che colpiscano il lettore della mia produzione in maniera più incisiva.
Guardando i tuoi quadri si percepisce la dimensione metafisica ti ritrovi in questo?
Penso, in linea di massima, di sì, sia da un punto di vista filosofico che pittorico . Tendo a una ricerca, però più ampia , che stimoli chi guarda a confrontare la situazione attuale con il passato, ciò che conteneva e abbiamo perduto strada facendo, in nome di un qualcosa in più e inutile alla nostra dimensione spirituale.
Vidali, curatore della mostra, sottolinea dicendo che “Il tema conduttore di questa tua mostra è quello di una narrazione minima. Fatta per lacerti di immagini, per appunti scritti, quasi fossimo in presenza di un diario, di una memoria privata” raccontaci una pagina, illustraci un quadro di quelli che sono qui presenti.
Sì è vero, il mio lavoro è una specie di diario dove appunto quello che via via vedo di negativo, ed associo immagini reali e inventate cercando di ricreare il mio disagio. Ad esempio nel quadro Rocce aggressive c’è la situazione attuale, quella che stiamo vivendo, del “ tutti contro tutti”, di chi a ragione o a torto si scaglia con violenza contro il suo prossimo. Che sia una costante anche in natura? Una cosa da cui non possiamo prescindere? O che sia la volontà di predominio a tutti i costi?
I bui, i neri dei tuoi quadri, appartenenti al ciclo della “Grande madre roccia” rappresentano il colore che hai scelto per raffigurare, azzardo, il non senso?
Il nero è un non colore che però include tutti i colori ed è quello di maggiore impatto perché cattura la tua attenzione, è questo il momento in cui cominci a pensare e a guardarti intorno. Altre cromie ti trascinano dove vogliono, sollecitando immagini e situazioni forse legate a cose già viste. Vorrei che chi guarda il mio lavoro prendesse le distanze dai falsi valori che la società ci impone e che nulla hanno a che fare con le necessità della nostra sfera interiore, se vogliamo costruire un mondo migliore.
Nella scelta del tuo ciclo domina la forma rispetto al colore, perché?
E’ vero che nel mio lavoro la forma è prioritaria rispetto al colore perché ritengo che nel mio lavoro il colore potrebbe essere un elemento fuorviante.
Cosa vuoi che resti a chi si ferma a guardare i tuoi quadri?
Mi piacerebbe favorire in chi guarda i miei quadri un maggior interesse verso valori autentici e universali, stimolando allo stesso tempo una visione critica.
Ricorda Vidali, curatore della mostra, che “Il tema conduttore di questa mostra è quello di una narrazione minima, fatta per lacerti di immagini, per appunti scritti, quasi fossimo in presenza di un diario, di una memoria privata, costruita sull’osservazione frammentata e poi riportata a galla dopo molti mesi di silenzio. Il “corpo” della natura ci fissa con la sua fisicità, stravolgendo così l’opaco ordine dei moralisti e dei benpensanti”, il resto lo lasciamo allo sguardo dello spettatore.
La chiusura della mostra, organizzata dall’Associazione Juliet con il concorso di Sara residence, è prevista per il 30 novembre. Apertura da lunerdì a venerdì, dalle ore 9.00 alle 22.00, sabato dalle 9.00 alle 18.00.
Per ulteriori info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o 040 300241.