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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Morte di Giulio Regeni, difficoltà per le indagini italiane al Cairo. Escluse attività diverse dalla ricerca

Morte di Giulio Regeni, difficoltà per le indagini italiane. Escluse attività diverse da ricerca

Roma - Le indagini della Procura di Roma sulla morte di Giulio Regeni sono rallentate dalla scarsa collaborazione da parte delle autorità egiziane. L'inchiesta affidata al pubblico ministero Sergio Colaiocco fa escludere allo stato che la morte del ricercatore sia conseguente ad un incidente stradale, ad una rapina o ad altre cause ma la responsabilità potrebbe essere attribuita ad ambienti che non rifuggono per raggiungere i loro scopi a sevizie, lesioni e percosse, ad opera cioè di "specialisti" del crimine.

Escluso anche che l'aggressione sia conseguente alla frequentazione da parte di Regeni di ambienti ambigui o che il ricercatore facesse uso di sostanze stupefacenti.

C'è il sospetto che il delitto possa ricollegarsi al suo lavoro di ricercatore e per cercare una conferma a questa ipotesi gli investigatori italiani sollecitano una completa collaborazione da parte dell'autorità egiziana attraverso la consegna di documenti, tabulati ed altre informazioni che potrebbero collimare con gli accertamenti fin qui effettuati.

Nessun elemento inoltre conferma che il ricercatore non limitasse il suo lavoro ai rapporti con l'Università di Cambridge. Agli investigatori italiani le informazioni potranno essere fornite dal computer che i genitori di Regeni tempo fa hanno consegnato. Comunque da parte della Procura di Roma è stata presentata alle aziende che gestiscono i social network di avere copia delle password per poter accedere agli account del ricercatore.

È atteso per lunedì prossimo il deposito della relazione di 300 pagine affidata al perito settore Vittorio Fineschi che ha fatto l'autopsia di Regeni una volta che la salma era stata riportata in Italia a pochi giorni dalla scoperta del delitto.

È emerso anche, dalle indicazioni dei colleghi di Regeni, che il giovane aveva manifestato dei timori dopo essere stato fotografato ad una riunione dei sindacati dissidenti, a dicembre dello scorso anno.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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