Udine, il delitto del 66enne. Le 2 quindicenni "lo abbiamo ammazzato insieme". Ma il giallo resta
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- Categoria: Udine
- Pubblicato Martedì, 09 Aprile 2013 09:42
- Scritto da redazione fvgnotizie
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Udine - ''Abbiamo reagito a un tentativo di violenza. Ci siamo difese''. Cosi' due quindicenni udinesi hanno confessato di aver strangolato ieri pomeriggio, 8 aprile, un pensionato di 66 anni, Mirco Sacher.
Lo hanno fatto davanti ai carabinieri di Pordenone, dove si sono presentate spontaneamente la notte scorsa, tra il 7 e l'8 aprile. Ieri mattina, e' scattato il fermo e le due ragazze sono state trasferite in una struttura per minori a Trieste. Infine, l'interrogatorio davanti al pm dei minori Chiara Degrassi, proseguito fino a sera tardi. Le dichiarazioni spontanee rese nel cuore della notte dalle due giovani hanno cominciato a delineare i contorni del giallo, che si era aperto domenica pomeriggio, intorno alle 15.30, con il rinvenimento del cadavere di un uomo, privo di documenti, in un campo alla periferia est della citta' di Udine.
A trovarlo era stato un residente che passava con il suo cane e che un'ora prima aveva notato in quello stesso campo la vittima insieme con due donne e una utilitaria di colore chiaro. Da qui sono partite le indagini della Squadra Mobile, nonostante il primo responso del medico-legale parlasse di un decesso per cause naturali. Nella notte la svolta. Le due minorenni hanno raccontato di aver chiesto un passaggio al pensionato, un amico di famiglia di una di loro che gia' in passato si era offerto di accompagnarle in caso di bisogno. Volevano raggiungere il centro citta', distante poco piu' di un chilometro dalla loro abitazione. L'uomo le avrebbe pero' accompagnate in un campo e le avrebbe molestate.
Per difendersi, le due giovani lo avrebbero strangolato prima di scappare con la sua auto, terrorizzate, e cominciare un viaggio tra Friuli Venezia Giulia e il vicino Veneto degno di 'Thelma e Louise'. La notte e' avventurosa: strangolano - sempre secondo la loro versione - Mirco Sacher, lo lasciano cadavere in un campo e si impossessano della sua auto. Trascorre un'ora e mezzo in cui non e' chiaro cosa sia accaduto, poi le ragazze imboccano l'autostrada e giungono fino all'area di servizio di Limenella, in provincia di Padova. Qui, finita la benzina, chiudono a chiave la vettura e fanno l'autostop.
Un uomo da' loro un passaggio fino a Vicenza, da dove prendono il treno fino a Venezia Mestre, dove giungono a notte fonda. Qui hanno riferito di aver incontrato una coppia di ragazzi di Pordenone di cui conoscevano uno di vista e aver raccontato loro la vicenda. Sono stati loro a convincerle a denunciare il fatto ai carabinieri; sempre loro le hanno accompagnate, al Comando di Pordenone. Qui hanno reso dichiarazioni spontanee confessando l'omicidio e precisando, piu' volte, di ''aver agito insieme''.
Ma sono molti gli aspetti che gli investigatori vogliono ancora chiarire nel racconto delle due ragazzine, a cominciare dall'eventuale presenza di complici. ''Bisogna valutare ancora tutti gli elementi della vicenda. Nulla esclude che vi siano coinvolgimenti di maggiorenni, quindi prima di spogliarci degli atti faremo ulteriori accertamenti'', ha detto il Procuratore Capo di Udine, Antonio Biancardi. In serata si e' appreso che una delle due ragazze avrebbe su un seno segni compatibili con una colluttazione e questo potrebbe confermare il loro racconto. Ma il giallo resta.
Intanto, ci sono ancora troppi pochi elementi e troppe incongruenze per esprimere un giudizio" sull'uccisione a Udine, da parte delle due ragazzine, di un uomo di 66 anni che avrebbe tentato di stuprarle". Così Anna Oliverio Ferraris, psicologa dello sviluppo, analizza il delitto. "Al momento è aperta ogni ipotesi - dice - anche se è strano che due ragazzine, a mani nude, siano riuscite a strangolare un uomo di 60 anni, più forte di loro fisicamente. Significa che dovrebbero essersi coordinate, ma per dare un giudizio preciso bisognerebbe avere qualche elemento in più". E casi del genere, di adolescenti che hanno compiuto omicidi simili, ce ne sono stati, ma non molti.
Francesco De Filippo e Elena Viotto (Ansa)