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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Pordenonelegge, Trapattoni presenta "Non dire gatto" e si commuove

Pordenone - Le parole semplici scendono in fondo al cuore e non le dimentichi più. E' stato un sociologo a raccontare questa frase a Giovanni Trapattoni e il mister più famoso d'Italia, uno tra i più vincenti al mondo, l'ha fatta propria, rendendola uno stile di vita.

Trapattoni, si è confessato a Pordenonelegge, dove è giunto per presentare il libro "Non dire gatto", scritto a quattro mani con il giornalista e amico Bruno Longhi. L'incontro con i giornalisti ha vissuto un momento commovente quando il "Trap" (così viene chiamato in modo confidenziale) non è riuscito a trattenere le lacrime raccontando il ricordo più brutto della sua vita.

"Questo - ha detto l'ex ct della Nazionale e di Juventus e Inter, per citare le squadre più note che ha allenato, - è legato al mio esordio col Milan, che tenni nascosto a mio padre perché non volevo si emozionasse, ma quando il giorno dopo lo ha scoperto mi ha sgridato dicendomi che non aveva visto la mia prima partita. E non ne avrebbe viste altre: due giorni dopo morì".

Il mister ha precisato che il calcio gli ha dato tanto in termini economici, "ma soprattutto mi ha permesso di girare il mondo e di conoscere culture diverse che la mia condizione e le mie origini umili (è nato da una famiglia contadina) non mi avrebbero mai concesso".

Il titolo originario del libro era 'A chi vuoi che interessi". Si tratta della risposta che, per diversi anni il Trap ha dato a Longhi per giustificare il rifiuto a pubblicare una sua biografia.

La scelta, poi, è caduta su 'Non dire gatto', un detto che si usava nel cortile della casa contadina dove il Trap viveva da piccolo. Venendo ai giorni nostri, alla vigilia di Inter-Sampdoria, "Longhi mi fece tre interviste. Una buona in caso di vittoria dei nerazzurri, una per il pareggio e l'ultima per la sconfitta. Vincemmo. E Bruno, a quel punto, mi chiese: “È fatta per lo scudetto?”. Gli risposi “Non dire gatto finché non ce l’hai nel sacco”.

Anche dagli incontri di ieri, è emerso che una delle grandi qualità di Trapattoni è sempre stata la modestia. Nel 1963, riuscì a fermare il mitico Pelè e si giustificò dicendo che il campione brasiliano aveva il mal di pancia. "Non ero una stella - ha detto - ma avevo il dono dell'intuito e capivo dove gli attaccanti andavano".

Riguardo a oggi, "il più grande campione è l'argentino Messi, un ragazzo di una modestia incredibile". Quanto a Balotelli "bisognerebbe mettergli vicino un compagno di squadra, un giorno uno e un giorno un altro, e vedere cosa succede".

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