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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Pordenone: la Finanza scopre centro benessere cinese che nascondeva un giro di prostituzione

Pordenone: la Finanza scopre centro benessere cinese che nascondeva un giro di prostituzione

Pordenone - I finanzieri del Nucleo Mobile della Compagnia della Guardia di Finanza di Pordenone hanno indagato sulle attività illecite di due centri benessere, gestiti da cittadini di origine cinese, sospettati di essere delle vere e proprie “case di appuntamento”. Lo rende noto lo stesso Comando con un comunicato diffuso il 5 aprile.

Le Fiamme Gialle hanno facilmente appurato quali fossero le reali attività nascoste dietro le facciate dei due centri benessere, dato che sul web e su alcuni giornali locali di annunci vi erano le fotografie delle giovani donne orientali che vi lavoravano, riprese in vesti decisamente succinte e accompagnate da espliciti riferimenti sessuali, nonché i numeri telefonici per contattarle.

Investigando sui numeri telefonici delle inserzioni pubblicitarie i finanzieri sono giunti non solo a individuare con precisione i due centri benessere ma anche ad identificarne buona parte della clientela che, come quella fermata nel corso degli appostamenti effettuati nelle vicinanze degli stessi, ha confermato lo svolgimento delle attività di prostituzione e contribuito a identificarne i reali responsabili.

I due centri benessere, infatti, erano formalmente intestati a prestanome, anch’essi cinesi, che cambiavano in continuazione per aggirare eventuali controlli.

Proprio al fine di eludere gli accertamenti sulla regolarità fiscale, i passaggi di gestione dei due centri benessere venivano formalizzati in ritardo continuando il gestore subentrante ad utilizzare, ad oltranza, la partita iva e i documenti fiscali del predecessore.

Dalle indagini della Finanza è emerso che l’attività di prostituzione era svolta da due o tre donne con turni della durata giornaliera di 16 ore, durante i quali le stesse mangiavano nei locali dove si prostituivano e dai quali si assentavano solamente per raggiungere gli attigui appartamenti dove riposavano, senza avere mai contatti con l’esterno.

La GDF ha anche accertato che l’attività di prostituzione, offerta in concomitanza o direttamente in sostituzione dei massaggi, aveva un costo oscillante tra i 50 e i 120 euro per prestazione.

A prostituirsi erano giovani donne cinesi, di norma provenienti da “centri benessere” di altre città italiane, che apparivano e svanivano secondo turn over mensili/bimestrali.

Accanto alle “professioniste” del mestiere c’erano anche ex operaie che avendo perso il posto di lavoro erano state inghiottite dal mondo della prostituzione.

Ultimate le indagini, la Guardia di Finanza ha denunciato quattro cittadini cinesi, due donne e due uomini tra loro legati da vincoli di parentela, ritenuti i titolari effettivi dei due centri benessere, per i reati di sfruttamento della prostituzione e sequestrato, su disposizione del GIP di Pordenone, come richiesto della Procura della Repubblica, i locali ove tali attività venivano svolte.

Saranno anche quantificati e tassati gli ingenti profitti illeciti derivanti dall’attività di sfruttamento della prostituzione ricorrendo, se del caso, al sequestro dei patrimoni dei responsabili.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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