Confindustria: il punto su Trieste.
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- Categoria: Cronaca
- Pubblicato Venerdì, 04 Luglio 2014 17:25
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Trieste - Un punto sulla situazione industriale ed economica della provincia di Trieste e sullo stato dell'Associazione. Questi i temi al centro dell'intervento di Sergio Razeto, Presidente di Confindustria Trieste, all'Assemblea Interna svoltasi oggi nella sede di Palazzo Ralli.
Come già ribadito più volte da Confindustria Trieste, il territorio necessita urgentemente di un rafforzamento del settore manifatturiero, che attualmente incide solo per il 10% sul PIL locale. Servono risposte di politica industriale che rendano il territorio più competitivo, attraggano nuovi insediamenti, salvaguardino e facciano crescere le imprese attualmente presenti, tutelino le persone occupate e agevolino quelle in cerca di occupazione.
Ci sono comunque già dei segnali positivi. In primo luogo l'interesse di Arvedi per la Ferriera di Servola e il lavoro di squadra tra l'Amministrazione regionale, le Istituzioni locali e le parti sociali per arrivare al coinvolgimento dei Ministeri competenti e alla sottoscrizione di un Accordo di Programma in cui si riconosce che Trieste è afflitta da una crisi industriale complessa. Secondariamente l'intenzione della Regione FVG di semplificare e accorpare da 10 a 5 gli attuali Enti e Consorzi Industriali. Inoltre il documento regionale per lo sviluppo industriale Rilancimpresa, che recepisce numerose istanze espresse dalla nostra Associazione alla Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani nel corso delle sue due viste nella nostra sede, con interventi di sostegno alle PMI e alle specializzazioni manifatturiere, di assistenza alla nascita di start up innovative, di adozione di misure fiscali per attrarre nuovi investimenti, e di semplificazione normativa.
Nel corso degli incontri con la Presidente Serracchiani, l'Associazione ha inoltre proposto alla Regione l'avvio di due progetti di filiera: lo sviluppo di un distretto biomed/biotech per rafforzare una rete tra aziende afferenti alla Biomedicina Molecolare e la costituzione di un distretto dell'industria dell'off-shore. Due iniziative per la crescita dimensionale delle realtà già preseti sul territorio e l'attrazione di nuovi investimenti.
Il Presidente Razeto ha inoltre ricordato come per sostenere la crescita del territorio sia fondamentale definire strategie per un uso più efficiente dei fondi strutturali europei e favorire rapporti più stretti tra Imprese e Enti di Ricerca. Gli Enti sono una presenza preziosa per il territorio con cui sono già in atto molte interazioni positive. La collaborazione potrebbe essere ancora più proficua se, come recentemente dichiarato dal Vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Sergio Bolzonello, venisse individuato un unico soggetto coordinatore per mappare le eccellenze presenti, ascoltare le richieste provenienti dal sistema delle imprese e suggerire politiche di indirizzo.
Un'altra questione cruciale è quella del SIN, per cui Confindustria Trieste sta lavorando direttamente con il Ministero dell'Ambiente per superare un'interpretazione troppo restrittiva di una norma successiva all'Accordo di Programma del 2012, che produrrebbe un aggravio di costi e un allungamento dei tempi per l'effettuazione dei test sui terreni.
È stato poi ribadito che lo sviluppo dello scalo marittimo di Trieste è un asset imprescindibile per la crescita del territorio, soprattutto in un momento in cui crescono i traffici di oli minerali, ma anche di container e dei Ro-Ro. In quest'ottica è quindi fondamentale potenziare l'attuale rete ferroviaria, fare in modo che il corridoio Adriatico – Baltico abbia un collegamento ferroviario con il porto di Trieste, e proseguire nel lavoro tra Associazione, Autorità Portuale e Agenzia delle Dogane per affrontare la concorrenza dello scalo di Capodistria. Anche l'istituzione di un'unica Autorità Portuale Regionale sarebbe un passo opportuno, al contrario della creazione delle cosiddette “Autorità portuali logistiche” che invece complicherebbero ulteriormente il quadro. Nell'ipotesi di abbinare i porti di Venezia e Trieste, infatti, lo scalo giuliano ha tutte le caratteristiche per svolgere un ruolo primario data la migliore collocazione geografica, i fondali naturali più profondi, le infrastrutture già disponibili e quelle nuove previste dal PRG, i costi di ammodernamento nettamente inferiori, nonché i rapporti già consolidati con le aree più dinamiche del Centro Est Europa.
Per quanto concerne il Porto Vecchio, o si hanno investitori interessati a sviluppare attività coerenti con il regime di Punto Franco, oppure vanno fatte scelte che svincolino la zona e ne permettano la fruizione alla città e ad altre attività, in concerto tra tutte le Istituzioni locali.
Per agevolare la crescita delle imprese va poi contrastata la carenza di credito – e per questo motivo Confindustria Trieste ha recente siglato due Accordi, uno con Cassa di Risparmio FVG per il finanziamento delle esigenze legate alle scadenze di fine semestre e delle altre esigenze di liquidità a breve, il secondo con Antonveneta per il sostegno a progetti di investimento attraverso finanziamenti a lungo termine – anche con strumenti alternativi al credito bancario, come i mini-bond, il rafforzamento degli strumenti di garanzia e lo sviluppo di strumenti finanziario-assicurativi per le imprese che esportano e realizzano investimenti all'estero. Per alleviare le tensioni finanziarie, vanno inoltre riformati i rapporti con le pubbliche amministrazioni, per assicurare il rispetto dei termini di pagamento previsti dalla direttiva Late Payment.
Infine, per quanto riguarda direttamente l'Associazione, sta proseguendo il percorso per l'unificazione tra le due territoriali di Trieste e Gorizia. Un progetto che anticipa la riforma nazionale di razionalizzazione promossa dal Presidente di Confindustria Squinzi e dal Gruppo di lavoro coordinato da Pesenti e che sosteniamo con convinzione, perché permetterà di accrescere, sia in ambito regionale sia nazionale, la rappresentanza delle imprese di Trieste e di Gorizia; di rafforzare la capacità di incidere sulle scelte di sviluppo che interessano il territorio; di offrire maggiore specializzazione ed efficienza dei servizi del sistema confindustriale, valorizzando le sinergie rese possibili dall'integrazione; e di avviare economie di scala volte a contribuire a una riduzione dei costi associativi per le imprese.
Confindustria è convinta che più uniti e più forti saremo in grado di essere sempre più la casa degli imprenditori - grandi, medi e piccoli – e potremo proporre e sostenere ancora meglio la nostra visione di sviluppo e i nostri valori di operosità e imprenditorialità.