Cimitero israelitico di Ragogna, un "lago" di silenzio fuori dal tempo
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- Categoria: Viaggi
- Pubblicato Giovedì, 09 Ottobre 2014 16:00
- Scritto da Timothy Dissegna
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Ragogna (Ud) - Ci sono luoghi dove il tempo si cristallizza, trasformandosi in frammento di sé stesso. Piccoli fazzoletti di terra dove la Storia, quella vera che parla delle persone di tutti i giorni che la fanno andare avanti, diventa un silenzioso venticello confuso nelle chiome degli alberi.
Al cimitero israelitico di Ragogna ci arrivi a piedi, percorrendo i vari sentieri che circondano il lago omonimo. L'odore d'acqua dolce ti segue dovunque, unito allo scricciolo delle ghiaia sotto i piedi rende veramente l'idea di una desolazione assoluta.
Le uniche forme di vita le incontri per caso, perlopiù qualche amante dell'attività fisica che sfrutta le lunghe strade tra cielo e bosco per andare a correre o portare a spasso il cane. Tutti gli altri ormai non possono più sentire la fresca brezza che muove le foglie, sotto terra da secoli. Sono dietro un pesante cancello di ferro, chiuso sistematicamente da un lucchetto che proibisce a chiunque di entrare.
Su di esso c'è una targa con indicata la data a cui risale il triste luogo: 1735 é l'anno di fondazione, un'epoca che parla un'altra lingua, un mondo diversissimo da oggi. Il XVII secolo era l'età della Ragione, l'Illuminismo di Voltaire e Beccaria, lo scoppio della Rivoluzione Francese. Un fiume di eventi che oggi tutti noi studiamo sui libri di scuola, che hanno lasciato sul proprio letto piccole e grandi testimonianze di quei tempi lontani.
Che cos'è quindi la Storia? Un insieme di battaglie e nomi trionfanti, fatti e imprese che si tramutano in polvere nei secoli? E dove finiscono poi i vari Cesare, Napoleone, i grandi nomi del passato? "Polvere alla polvere, cenere alla cenere" é scritto nella Bibbia, e il cimitero ne é la testimonianza più concreta.
La sotto, dietro una lapide di pietra sbiadita dai secoli, dormono per sempre anime di cui non conosceremo mai i nomi. A meno che non si entri da quel cancello, calpestando quell'erba pluricentenaria, ascoltando l'eco del bosco attorno. Il vento si intreccia tra i capelli, mentre il silenzioso dormire degli natura cela per sempre antichi nomi dal tempo.
Il scricchiolio della ghiaia annuncia l'arrivo di qualcuno. Una bici sfreccia sulla stradina bianca mentre il ciclista guarda verso il luogo strappato dal tempo. Continua il suo percorso, lo sguardo fisso davanti, e il silenzio ripiomba sull'antico cimitero israelitico.