Processo stamina, la procura rifiuta il patteggiamento del pediatra Marino Andolina
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- Categoria: Salute
- Pubblicato Martedì, 03 Febbraio 2015 12:28
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Torino - La procura ha rifiutato il patteggiamento di Marino Andolina, il pediatra triestino considerato il braccio destro di Davide Vannoni e imputato ne procedimento sul metodo Stamina in corso a Torino.
La mattina del 3 febbraio, nel corso dell'udienza preliminare, il pm Raffaele Guariniello ha dato parere negativo alla proposta di patteggiare avanzata dai legali di Andolina. Il pm aveva invece già dato parere favorevole al patteggiamento proposto da Vannoni e altri imputati.
Il rifiuto, secondo quanto appreso, sarebbe legato a un post su Facebook in cui Andolina si dichiara ancora sostenitore del metodo Stamina.
Il 27 gennaio scorso, sul social network, Andolina scriveva questa dichiarazione: "Patteggio. Avevo scritto e concordato con i miei valenti avvocati, Piacentino e Pizzo, che avrei resistito se almeno uno degli imputati di Stamina avesse resistito. Io speravo che il dott. Merizzi intendesse resistere, ma mi ha comunicato che i suoi avvocati gli hanno previsto un costo del processo superiore al milione di euro, tra spese legali, periti (nominati anche dal giudice a nostre spese) e parti civili. Troppo anche per lui, e certo per me".
"Ho letto della disponibilità di molti amici a sostenermi nei prossimi anni, ma per quanto ogni click su "mi piace" mi scaldi il cuore, questo non basterebbe a salvare la mia famiglia dalla bancarotta".
"So che alcune famiglie avrebbero voluto sostenermi anche economicamente, ma in tutta la mia vita professionale non ho mai accettato un euro da un paziente. Le famiglie ora devono affrontare problemi economici rilevanti anche per tenere in vita i propri figli, magari per cure all'estero".
"Continuo a considerare un grave errore rinunciare al ricorso al TAR, ma è stato chiaro anche agli avvocati che io non sono il legale rappresentante di Stamina e quindi non posso sostenere il ricorso. Non posso che augurare alle famiglie di riuscire a portare avanti il ricorso da sole".
"Alla fine devo ammettere che "giustizia non è fatta". Nessuno pagherà per i miei bambini morti e per quelli che moriranno".