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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Eletto il Capo dello Stato: si scrive Sergio Mattarella, si legge Matteo Renzi

Capolavoro politico di Matteo Renzi sull’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica.  Coraggioso, cinico, spregiudicato. Ha fatto scendere in campo un democristiano "doc" e ha sbaragliato la concorrenza. In un colpo solo, ha “fatto fuori” la minoranza del Pd, un “suonato” Berlusconi, un impalpabile Alfano (costretto alla penosa retromarcia dell’ultimo minuto) e gli inconsistenti 5 Stelle condannati, una volta di più, alla completa inutilità politica.

Quello del Presidente della Repubblica si presentava come un passaggio tutt’altro che facile, ricco di numerose insidie per il Premier, memore della “carica dei 101” che un anno e mezzo fa ha silurato la candidatura Prodi.

Le ragioni erano tante: il possibile sfarinamento del Pd, con la minoranza del partito pronta a uscire per formare un raggruppamento di sinistra; il patto con Berlusconi, l’ormai famoso “Nazareno” che imponeva un accordo stretto con il Cavaliere; la tenuta della compagine di governo, alfaniani in primis. Più di qualcuno pensava che sarebbe stato impossibile tenere insieme questi elementi e arrivare in pochi giorni a eleggere il nuovo Capo dello Stato.

E qui sta il capolavoro politico di Renzi: aver superato questo percorso a ostacoli, dando prova di essere un consumato slalomista, portando a compimento una serie di risultati che stanno sotto gli occhi di tutti. Il ricompattamento del suo partito, con la minoranza Pd costretta, al momento, a un rientro nei ranghi; la riduzione a comparsa del suo principale competitor Berlusconi, rimasto nell’angolo a votare scheda bianca, non prima di aver minacciato la fuga sull’Aventino; il ripescaggio dell’alleato di governo Alfano, richiamato all’ordine e, praticamente, costretto a un’autentica giravolta, con il voto favorevole a Mattarella deciso nelle ultime ore.

Da questa analisi emergono un paio di fattori: della grande vittoria politica del Premier abbiamo già detto. Non si può, però, non evidenziare l’attuale pochezza politica del centrodestra, incapace di trovare una valida alternativa, una persona di rango capace di sfidare Renzi alle prossime elezioni politiche, vicine o lontane che siano.

La democrazia dell’alternanza, che ormai ha preso piede anche in Italia dopo decenni votati al consociativismo (a prevalere era sempre la Democrazia Cristiana, abilissima ad accontentare gli amici e, in diversi casi, anche i nemici) non prevede “un uomo solo al comando, ora e sempre”, ma due schieramenti che si fronteggiano, ad armi pari.

Una volta vince uno; se non farà quanto promesso potrà essere “punito” dal popolo che farà prevalere, alla prossima tornata, l’altro. In estrema sintesi, è quanto succede quasi sempre nelle maggiori democrazie occidentali. Ora, un competitor c’è. A quando l’avversario?    

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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