Politica
50° del Vajont, il presidente del Senato Pietro Grasso: lo Stato deve inchinarsi, scusarsi e riparare
- Dettagli
- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Martedì, 08 Ottobre 2013 19:37
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
- Visite: 1034
Pordenone - Il 9 ottobre ricorre il 50° anniversario della tragedia del Vajont. In questi giorni, per commemorare l'evento, si sono susseguiti diversi appuntamenti scientifici, artistici e culturali, tra cui l'esecuzione del Requiem di Verdi in memoria delle vittime. Nel giorno dell'anniversario è atteso sulla diga il presidente del Senato, Pietro Grasso.
Lo stesso Grasso alla vigilia della ricorrenza ha ricordato nell’aula di Palazzo Madama i cinquanta anni dalla tragica frana.
“Di fronte alla vita spezzata, al deserto di persone, paesi, territori che quel giorno furono schiacciati dal silenzio quasi surreale della devastazione, lo Stato deve inchinarsi – ha detto tra l'altro il presidente nel suo intervento -. Eppure non basta: lo Stato deve anche scusarsi".
"Ma ancora una volta non è sufficiente - ha proseguito Grasso. - lo Stato deve innanzitutto riparare. Nulla basterà per rimediare all’onda di morte che travolse una terra salda e fiera della propria storia e del proprio lavoro, ma almeno lo Stato capace di scusarsi e riparare potrà dare giustizia a quanti – bambini, donne, uomini – hanno subìto l’abuso e il tradimento da parte di tanti, che avrebbero potuto e dovuto evitare la tragedia e non lo hanno fatto. Avrebbero potuto e dovuto denunciare le responsabilità e sono invece fuggiti di fronte alla storia”.
"Sono le 22.39 del 9 ottobre 1963 - ricorda l'agenzia di stampa Ansa. - È in questo istante che un'enorme frana di roccia di circa due chilometri quadrati di superficie e 260 milioni di metri cubi di volume, si stacca dalle pendici del Monte Toc, dietro la diga del Vajont, tra il Friuli e il Veneto. L'enorme massa, un corpo unico, piomba nel sottostante lago artificiale".
"Lo schianto solleva un'onda di 230 metri d'altezza e ben 50 milioni di metri cubi di materiale solido e liquido in sospensione si alzano. La metà della massa d'acqua scavalca la diga, abbattendosi nella sottostante valle del Piave, provocando la distruzione di sette paesi (Longarone, Pirago, Maè, Rivalta, Villanova, Faè, Codissago, Castellavazzo). L'altra parte dell'onda sale la valle e va a colpire i paesini friulani di Erto e Casso e una miriade di borghi".
Molti i fotoreporter che si recarono immediatamente sui luoghi del disastro e che oggi ripropongono gli scatti fatti all'indomani della catastrofe.
A Trieste Fulvio Bronzi, che a quei tempi era un giovanissimo fotografo de "Il Piccolo", rispolvera alcune delle foto fatte 50 anni fa. "È successo qualcosa di molto grave, vada a vedere" gli fu ordinato.
Appena pochi mesi prima Bronzi aveva aperto il suo negozio "Attualfoto", inaugurato nell'aprile del 1963 nel popolare quartiere di San Giacomo, dove ora sono esposte le foto.
La mostra contiene una ventina di fotografie (non sono state esposte quelle che raffigurano le vittime), accompagnate da un video che si sovrappone alle immagini, ricco di testimonianze dei sopravissuti alla tragedia.
La mostra sarà visitabile fino al 26 ottobre con orario 09-13 e 16-19 nel negozio di Attualfoto in via dell'Istria.
Nella fotogallery di Stefano Savini proponiamo alcune immagini della mostra
Credits: Stefano Savini. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte.