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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Il 28 aprile al Centro identificazione di Gradisca due parlamentari e un consigliere regionale

Il Cie di Gradisca

Nel luglio 2011 ad entrare nel CIE di Gradisca era stato stato l’on. Monai (Idv), che aveva rilevato una situazione preoccupante. Ora è arrivato il momento della verifica: a ridosso dei cinque giorni di manifestazione della campagna nazionale "LasciateCIEntrare", sabato 28 aprile alle ore 9.00 due parlamentari e un consigliere regionale faranno ingresso al CIE di Gradisca. Anche diverse associazioni del territorio e un gruppo di giornalisti del Friuli Venezia Giulia hanno presentato alla Prefettura di Gorizia la relativa richiesta di autorizzazione. All’uscita dei politici dalla struttura è prevista, alle ore 10.30, una conferenza stampa di fronte al CIE, coordinata dall’Assostampa FVG che aderisce all’iniziativa, con un intervento da parte delle associazioni locali presenti, tra cui la Tenda per la Pace e i Diritti.

Un appello alla libertà di informazione. Questo il nocciolo della campagna nazionale “LasciateCIEntrare”, in programma in nove città italiane dal 23 al 27 aprile, per rivendicare il diritto di accesso ai CIE (Centri di identificazione ed espulsione) e ai CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo). Nonostante le disposizioni del nuovo Ministro Anna Maria Cancellieri abbiano sospeso la circolare del primo aprile 2011 dell’allora Ministro Maroni, l’ingresso in queste strutture continua infatti ad essere estremamente difficile.

L’attenzione della campagna “LasciateCIEntrare”, rivolta a politici, mondo dell’informazione e società civile, è alta in tutto il territorio nazionale. Suo fine ultimo è, attraverso l’accesso ai CIE e ai CARA del Paese, documentare una realtà ancora oggi sconosciuta, spesso anche agli stessi abitanti dei luoghi che le ospitano. “Non possono assolutamente essere chiamati ‘Centri di accoglienza’ – ribadisce Tenda per la Pace e i Diritti -. Per noi l’accoglienza è ben diversa, e ci sono molte proposte concrete più efficienti e meno dispendiose, ma soprattutto più rispettose dell’essere umano e dei diritti della persona. La detenzione senza reato, per lo più di tipo amministrativo, è un’anomalia dello stato di diritto, e rappresenta una deriva vergognosa per l’Italia e per l’Europa”.











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