Economia
Report Ires FVG su lavoro dipendente nel privato: dal 2008 al 2014 26mila posti in meno
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Domenica, 29 Novembre 2015 16:57
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Il rapporto iReport IRES Fvg su dati INPS, grazie alle informazioni degli archivi amministrativi delle denunce retributive che le imprese devono presentare mensilmente agli enti previdenziali, evidenzia l’andamento del lavoro dipendente nel settore privato (ad esclusione del settore agricolo e domestico) della regione.
Il contenuto dell’ultimo rapporto è stato illustrato la scorsa settimana. Secondo quanto emerge, in Friuli Venezia Giulia, dall’inizio della crisi, si sono persi 26 mila posti di lavoro dipendente privato: il peggior risultato del Nord Est. Dal 2008 al 2014, i lavoratori subordinati sono passati da 297 mila a 271 mila, l'8,8% in meno rispetto al -6,5% del Veneto, il -5,1% dell’Emilia Romagna, il -5,6% nordestino (con il Trentino Alto Adige unica regione italiana in positivo, +0,5%) e il -5,8% italiano.
A livello locale è Pordenone a segnare le perdite maggiori (-12,5%), seguita da Udine e Gorizia (-8,9%); Trieste, per la minore vocazione manifatturiera, ha una riduzione contenuta (-2,4%).
I settori più critici sono l'industria (-15,2%) e le costruzioni (-32,2%). Tra i più colpiti dalla crisi il legno-arredo (occupazione diminuita di un terzo negli ultimi sette anni), l’industria meccanica, le attività di produzione e lavorazione di materiali per l’edilizia, apparecchi medicali, strumenti di precisione e ottici.
Il commercio regionale (-9,3%) denota inoltre il secondo risultato peggiore a livello nazionale. Solo nel terziario si rileva una crescita complessiva dell’occupazione dipendente, in particolare nella sanità e nell’assistenza sociale, nell’informatica e nelle telecomunicazioni, nei servizi alle famiglie (lavanderie, parrucchieri, centri benessere).
La perdita occupazionale si concentra tra gli operai (-13%, pari a -21.610 unità), mentre tra gli impiegati la diminuzione è più contenuta (-1%). Il numero di quadri e dirigenti è invece in crescita del 10,3%. L’altra qualifica su cui si è concentrato il calo dell’occupazione è quella degli apprendisti (-33%). L’impatto negativo della crisi sulle generazioni più giovani si riscontra infatti nella forte diminuzione dei dipendenti under 25 (-45,7% tra 2008 e 2014) e tra 25 e 35 anni (-32,4%).
Le posizioni a tempo pieno sono diminuite di 34mila unità (-14%), mentre si sono diffusi i tempi parziali, in particolare il part-time misto (+81%).
La crisi ha colpito soprattutto i rapporti di lavoro a tempo determinato (-13%), i primi a non essere rinnovati dalle imprese, anche se in termini assoluti pesa di più il saldo negativo dei tempi indeterminati (-20.120 unità, pari a -8%).
L’analisi ha permesso anche di evidenziare come stanno cambiando i rapporti di lavoro dipendente nel tempo. I lavoratori a tempo indeterminato con meno di 25 anni sono oggi pari al 50-60% del totale degli occupati di quella fascia di età.
Tra i 50-65enni, la percentuale di dipendenti a tempo indeterminato è invece pari al 90% degli occupati in tale intervallo.