Economia
Stop a benzina agevolata, allarme dei gestori. Prezzo italiano troppo alto rispetto a Stati vicini
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Giovedì, 26 Marzo 2015 17:24
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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FVG - Tra Iva e accise, la perdita fiscale che deriverebbe dall'approvvigionamento presso gli Stati vicini (Austria e Slovenia) sarebbe pari a 240 milioni di euro per l’erario statale, di cui 42 per la Regione Fvg. Lo fa sapere la Federazione italiana gestori impianti stradali carburante (Figisc), aderente a Confcommercio.
"Partendo dall'attuale differenza dei prezzi con i Paesi confinanti - afferma il presidente regionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi, nel commentare le stime - vale a dire 28 centesimi in più della Slovenia, di cui il 75% dovuto alle maggiori imposte italiane, e da 33 a 38 dell'Austria, di cui l'84% ancora a causa delle maggiori imposte italiane, l'area in cui diventerebbe conveniente approvvigionarsi fuori dai confini nazionali si estenderebbe fino a circa 50 chilometri dai valichi. Di fatto tenderebbero a zero i volumi delle vendite nelle aree territoriali prossime al confine, che già hanno avuto emorragie di erogati del 60-70% rispetto ai tempi della zona franca".
Sulla procedura d'infrazione comunitaria, per Bearzi "se l'Europa casserà la norma, sarebbe una scelta che urta col minimo buon senso: il provvedimento è in onorato servizio da vent'anni con risultati positivi per tutti, non lesivo di alcun principio, e verrebbe stoppato per l'ostinazione a fraintendere i termini del problema da un lato e, dall'altro, per la poca determinazione a difendere il territorio".
A monte del problema, il prezzo dei carburanti praticato a livello nazionale, che risulta troppo elevato per colpa del fisco.
Sempre la Figisc, infatti, nel report pubblicato annualmente sui prezzi dei carburanti, indica come le sole imposte aggiuntive - fattore esclusivamente nazionale - hanno pesato sugli aumenti di prezzo in misura assolutamente maggioritaria e progressivamente totalizzante: se nel 2013 il loro contributo all’aumento del prezzo variava dal 70,3 al 72,4 % a seconda dei prodotti, nel 2013 tale contributo è salito tra il 90,6 ed il 97,7, sempre a seconda dei prodotti.
Nel 2014 poi il peso del fisco equivale al 100% della variazione in aumento del prezzo al consumo, anzi lo eccede, dal momento che a calmierare il prezzo sono solo in parte marginale intervenuti fattori sia internazionali, come il miglioramento del cambio e l’abbassamento delle quotazioni dei prodotti finiti, sia prettamente nazionali, come la riduzione del margine industriale.