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Pesca in FVG: il settore è in crisi, CIG per un lavoratore su 5, flotta datata. Va meglio l'allevamento
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Mercoledì, 18 Febbraio 2015 12:24
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - Si è svolto a Marano Lagunare il 17 febbraio il convegno Pesca e acquacoltura nell'Alto Adriatico, indetto dalla CGIL e dall'Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (IRES) del Veneto.
Era presente l'assessore regionale al Coordinamento delle Riforme e alle Risorse ittiche Paolo Panontin. Dopo il saluto del sindaco di Marano Devis Formentin e l'intervento di Daniele Vinci, comandante dell'Ufficio circondariale marittimo di San Giorgio di Nogaro, sono intervenuti tra gli altri i consiglieri regionali Alessio Gratton e Pietro Paviotti.
L'incontro ha consentito di presentare gli esiti di una ricerca inerente le attività di pesca dell'Emilia-Romagna, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, regioni che costituiscono il Distretto della Pesca dell'Alto Adriatico e rappresentano in Italia un quarto delle attività del settore.
Al centro del convegno soprattutto le dinamiche di un comparto sottoposto a una profonda trasformazione, accelerata dalla crisi, come evidenziato dalla ricerca presentata da Michela Mason e Luca Gos, del dipartimento Scienze economiche e statistiche dell’università di Udine.
È emersa l’esigenza di rafforzare gli investimenti sull’ammodernamento della flotta (il 90% delle imbarcazioni oggi conta più di 15 anni di età), sulle aggregazioni aziendali, su tutte quelle politiche industriali e commerciali capaci di incrementare il valore aggiunto del prodotto, dalla valorizzazione delle produzioni locali fino alla commercializzazione diretta del pescato, anche dando impulso alla ristorazione autogestita, oggi quasi del tutto assente in regione.
Nel settore della pesca marittima operano 299 imprese, con 387 pescherecci, una produzione di 4.040 tonnellate e un valore di 20.4 milioni di euro.
Nel settore dell'allevamento, la mitilicoltura viene praticata nelle acque del demanio marittimo da 16 imprese, che operano su 46 impianti, producendo 3.360 tonnellate l'anno, con un ricavato di quasi 2 milioni di euro.
La piscicoltura, sempre nelle acque del demanio marittimo, è volta alla produzione di avannotti e all'allevamento di branzini e su una superficie di 7 ettari opera un solo impianto, che produce 240 tonnellate l'anno, per un valore di 1.660.000,00 euro. Sulle acque del demanio regionale sono invece praticate la molluschicoltura e la vallicoltura: la molluschicoltura, su 790 ettari, a opera di tre imprese che producono complessivamente 1.638 tonnellate, per un valore di oltre 7 milioni di euro; la vallicoltura, dedicata all'allevamento di branzini e orate, si sviluppa su 1.600 ettari, dei quali soltanto 780 destinati alla produzione, in 14 impianti di proprietà di 14 imprese, con una produzione complessiva di 156 tonnellate e un valore di 1.560.000,00 euro.
A testimonianza della crisi del settore, la Cgil regionale ha portato i dati della Cassa integrazione: essa costituisce circa il 40% della retribuzione dei pescatori. Unica buona notizia per il comparto la lieve riduzione nella richiesta di ammortizzatori registrata lo scorso anno: nel 2013 il ricorso alla cassa riguardava circa 100 delle 400 imbarcazioni attive in regione, mentre nel 2014 il calo delle richieste ha registrato una flessione del 20%. Resta comunque elevata la quota di lavoratori, circa 1 su 5, sostenuti attraverso gli ammortizzatori.
A sostegno del settore, l'assessore Panontin ha confermato il ruolo della Regione Friuli Venezia Giulia nel coordinamento degli interventi possibili attraverso i fondi della Programmazione comunitaria 2014-2020, e in particolare il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), per favorire la ripresa e lo sviluppo delle attività di pesca e acquacoltura.