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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Sdemanializzazione del Porto Vecchio di Trieste, il testo dell'emendamento ed i commenti

Sdemanializzazione del Porto Vecchio di Trieste, il testo dell'emendamento ed i commenti

Trieste - È stato approvato al Senato il 20 dicembre un emendamento alla Legge di Stabilità, presentato dal senatore Francesco Russo che postula la sdemanializzazione della quasi totalità dell’area del Porto Vecchio di Trieste (esclusi l’Adriaterminal, le banchine e l’immediata fascia di costa) e la sua assegnazione al patrimonio del Comune di Trieste con il contestuale spostamento del Punto Franco.

Questo il testo dell'emendamento: "Il Commissario di Governo previa intesa con il presidente della Regione e con il sindaco di Trieste, adotta, d'intesa con le istituzioni competenti, i provvedimenti necessari per spostare il regime giuridico internazionale di Punto Franco dal Porto Vecchio ad altre zone opportunamente individuate, funzionalmente e logisticamente legate alle attività portuali".

"In conseguenza dei sopracitati provvedimenti, le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al Demanio marittimo compresi nel confine della circoscrizione portuale, escluse le banchine, l'Adriaterminal e la fascia costiera del Porto Vecchio, sono sdemanializzate e assegnate al patrimonio disponibile del Comune di Trieste per essere destinate alle finalità previste dagli strumenti urbanistici".

"Il Comune di Trieste aliena, nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia, le aree e gli immobili sdemanializzati e i relativi introiti sono trasferiti all'Autorità portuale per gli interventi di infrastrutturazione del Porto Nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di Punto Franco".

"Sono fatti salvi i diritti e gli obblighi derivanti dai contratti di concessione di durata superiore a quattro anni in vigore, che sono convertiti, per la porzione di aree relative, in diritto di uso in favore del concessionario per la durata residua della concessione. Il presidente dell'Autorità portuale, d'intesa con il presidente della Regione e con il sindaco delimita le aree che restano vincolate al Demanio marittimo".

La Legge di Stabilità passa ora all'esame della Camera. La commissione Bilancio ha dato l'ok alla legge, dopo le modifiche apportate al Senato. Domenica 21 gli emendamenti depositati in commissione Bilancio della Camera erano poco più di 130. Il testo approderà di nuovo in Aula a Palazzo Madama per la discussione generale. L'approvazione definitiva è prevista per lunedì alle 18.

Il Comune di Trieste ha convocato il 20 dicembre una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche gli Assessori alla Pianificazione Urbana Elena Marchigiani e al Demanio, Patrimonio e Lavori Pubblici Andrea Dapretto.

Il Sindaco ha spiegato di aver ritenuto opportuno sviluppare un primo commento generale su quello che sarà un percorso "ancora certamente lungo e complesso che necessiterà di affrontare e armonizzare aspetti urbanistici, finanziari, di ricerca di investitori, ma anche di integrare reti, funzioni e servizi con il resto del "sistema città"".

"Motivo per cui la prima cosa da fare – ha osservato Cosolini - sarà di avviare quanto prima un indispensabile "tavolo tecnico" con tutte le istituzioni competenti, a cominciare dal prossimo nuovo presidente dell’Autorità Portuale".

"Il grosso lavoro che sarà necessario e il grande impegno che dovremo profondere vedrà certamente il Comune in testa ma – ha sottolineato il Sindaco – avrà la necessità di un forte gioco di squadra in quanto si tratterà di definire il futuro di un’area di 600 mila metri quadrati (pari a 60 ettari) e nel contempo svolgere un inevitabile “ridisegno” del quadro stesso della città e della sua funzione complessiva".

Numerose le reazioni al provvedimento. Il Movimento Trieste Libera ha contestato il senatore Russo nel corso della sua conferenza stampa al caffè San Marco. Per Trieste Libera si tratta di "un emendamento sconsiderato... perché toglie spazi e potenzialità al Punto Franco Internazionale, dove si possono insediare attività produttive extradoganali di cui questa città in agonia ha bisogno per risollevarsi e insensato perché vìola le leggi internazionali che regolamentano lo stesso Porto di Trieste".

Il deputato triestino del Movimento 5 Stelle Aris Prodani, segretario della commissione Attività produttive di Montecitorio, in un comunicato fa sapere che "L’approvazione del maxiemendamento del governo al disegno di legge di Stabilità da parte dell’Aula del Senato ha messo in scena una farsa a danno della città di Trieste con l’inserimento di disposizioni relative alla desmanializzazione del Porto vecchio e lo spostamento del relativo Punto Franco".

Prodani sottolinea "il paradosso vissuto nell’Aula di Palazzo Madama, visto che l’esecutivo ha inserito nel maxiemendamento le disposizioni sul porto di Trieste contenute nella proposta emendativa 2.1726 del senatore del Pd Francesco Russo, dichiarata inammissibile dalla commissione di merito".

"Non bisogna dimenticare - continua il deputato triestino - che l’attuale piano regolatore prevede una portualità allargata e che sottrarre all’area desmanializzata il punto franco la rende meno appetibile ad eventuali investitori privati. Quest’ultimo, ulteriore paradosso, verrebbe spostato con provvedimenti del Commissario di Governo, previa intesa con il Presidente della Regione e con il Sindaco di Trieste, senza il chiaro ed esplicito coinvolgimento dell’Autorità portuale, tagliata fuori anche dall'individuazione della nuova area dove trasferirlo".

Il consigliere comunale Paolo Rovis, capogruppo del PDL, scrive così nel suo blog: "L'emendamento sul Porto Vecchio di Trieste, infilato nella Legge di Stabilità dal senatore triestino del PD Francesco Russo, coglie di sorpresa e divide l'opinione pubblica triestina".

"Da una parte, viene salutato - poco sobriamente - come "svolta epocale" in grado di proiettare il capoluogo giuliano verso uno splendido e ricco avvenire".

"Dall'altra lo si addita come il colpo di grazia al nostro già asfittico tessuto economico e come manovra tesa a svendere beni pubblici a vantaggio di avidi speculatori. Che sarebbero, inevitabilmente e secondo l'ovvio luogo comune, gli amici degli amici".

"Sono entrambe posizioni esagerate. Decenni di soluzioni annunciate e poi miseramente naufragate inducono a cautela e realismo. Così come non si può agitare lo spettro di oscure e banditesche manovre immobiliari non appena qualcosa si muove".

Rovis pone quindi alcune criticità ed alcune proposte.

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